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Intermittenze d'autore al liceo classico
15 settembre 2007

È giunta già al terzo anno consecutivo la rivista di cultura classica “Intermittenze d'autore”, realizzata, a cura della prof.ssa Natalizia Ciannamea, dagli studenti del Liceo Classico di Molfetta nell'ambito del Progetto “Interpretare i classici”. Se, come sosteneva Italo Calvino, «un classico è un libro che non ha mai fi nito di dire quel che ha da dire», l'obiettivo del volume diviene, come sottolinea la prof.ssa Ciannamea nella prefazione, quello «di interrogare il sapere costituito», perché, grazie alle infi nite sollecitazioni prodotte dal dialogo con gli antichi, i giovani possano procedere con sicurezza nel loro percorso di acquisizione di un costruttivo «atteggiamento critico ». Così il porre domande al passato assurge a imperativo categorico e il maggior pericolo, che l'uomo corre nell'itinerario cognitivo, appare, come lascia intuire l'epigrafe wildiana, il presumere d'aver dato risposta a tutti i propri interrogativi. I giovani articolisti (C. Maldese, E. del Rosso, L. Amato, A. Amato, G. Giagnotti, I. Sciancalepore, A. Claudio, S. Schiraldi, N. Corrieri, I. Picca, F. Spagnoletta, M.L. Battagliero, A.Y. Spagnoletta, S. De Candia, N. Abbattista, E. Capursi, E. Sciancalepore, F. de Pinto, M. Lavolpicella, S. Baltieri, N. Mezzina, S. Palombella, C. Mancini, A. de Gennaro, F. Ardito, N. Galantino, F. Natalicchio, M. Furio, M. Marino, A. Sciancalepore, A. Diamante, M. Uva, G. Valente, D. Mataj, R. Pascarella), ai quali si aggiunge la Prof.ssa Ciannamea, rispettano così la consegna di approfondire tematiche ricorrenti nella civiltà greca e in quella latina e, districandosi tra “intermittenze d'autore”, scandagliare eventuali persistenze di archetipi della cultura classica in età moderna. Le problematiche prescelte sono variegate e tutte di notevole interesse. Ci capita così d'essere introdotti in un romano triclinio e d'essere edotti sulle abitudini alimentari nell'antica Roma o magari di comparare i “giochi da tavola” dei Greci a quelli dei Romani e di scoprire nei primi un che di formativo, oltre che ludico, e nei secondi una più spiccata “materialità”. Alcuni giochi, poi, ci appariranno vagamente familiari, come l'akine tinda, che potrebbe far pensare alle nostre “belle statuine”. Prevalgono gli excursus, sia che si parli di rapporti tra cultura classica e cristianesimo dalla ambrosiana risemantizzazione dei ciceroniani offi cia al confl itto interiore di San Girolamo, che si traduce nell'onirico tribunale di Dio (e il sogno è uno degli altri temi affrontati dalla pubblicazione), sia che si affronti il problema dell'«oscuro impeto che spinge gli uomini» al male, nell'esame di una «concorrenza del peggio» che muove dagli inumani spettacoli circensi romani per pervenire alle indagini del sociologo americano Phillis. Da Sofocle a Leopardi, da Epicuro ad Aristotele, passando per le congressiones di Schopenauer e delicati versi di Montale, rivive il tema di una felicità- conquista, di cui gli ingredienti sono la virtù e, paradossalmente, il dolore stesso, strumento di fortifi cazione per l'uomo. Del resto, come parrebbe suggerire Eraclito, la consapevolezza della felicità nasce spesso dalla sperimentazione della sua privazione: il nostro pensiero corre alla Grizabella di Webber ed Eliot, che viene scelta da Old Deuteronomy per ascendere all'Heaviside Layer (una sorta di paradiso dei gatti) e rinascere a nuova vita, perché la disperazione e il rifugiarsi in un Eden di ricordi (“Memories”) le hanno fatto intendere cosa sia davvero felicità. La rifl essione si sofferma su fi gure di eroi o sull'Elettra dei tragediografi greci per poi virare sulla Lavinia di O' Neill e sulla sua trilogia, che pare priva di qualsiasi luce salvifi ca. C'introduce nelle pieghe di un classico scandaloso e dal fascino ambiguo come il Satyricon, col senso di morte che aleggia sull'ipertrofi ca decadenza sfondo delle paradossali avventure di Encolpio. Disegna delicati ritratti di cortigiane, da Abrotono e Bacchide sino alla Margherita/ Violetta di Dumas/Verdi, a cui aggiungeremmo quella Gasparina Stampa che “scrisse ardendo” e morì, forse, suicida... E poi si discute dell'inesauribile dibattito intorno alla superiorità degli antichi o dei moderni, delle risorse che la digitalizzazione del sapere schiude al mondo della fi lologia, dell'amicizia, di follia, medicina, Sosia e sosia, viaggi oltremondani con corollario di delitti 'danteschi', battaglie epocali, comunicazioni, danza, probità e improbità matronale, bellezza, educazione. Mentre lo sguardo volge al passato, inevitabilmente il pensiero corre al presente. Rimarca distanze come quando è bacchettata la pruderie di Oliver Stone, con la sua insistenza sul rapporto Alessandro Magno-Efestione, per la mentalità dell'epoca “normale”. Scopre analogie, magari istituendo raffronti tra il romano matrimonio senza manus e l'odierno “senza comunione di beni”. In questo mosaico di culture a confronto molti tasselli ci paiono estremamente utili a comprendere la società contemporanea. Una società che a tratti sembra volersi scrollare di dosso le sue “memorie”, forse perché teme, navigando nel passato, di riscoprirsi, alla fi ne del viaggio, meno moderna e meno progredita di quanto presuma.
Autore: Gianni Antonio Palumbo
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