Inchino della Madonna dei Martiri davanti alla chiesa di S. Gennaro il comitato: atto di pura devozione
Nel numero di “Quindici” di ottobre avevamo pubblicato la notizia (con la sequenza delle foto) di un fatto sconcertante e senza precedenti: l’inchino della statua della Madonna dei Martiri davanti alla chiesa di S. Gennaro. Uno scandalo che ha suscitato molto rumore in citta e imbarazzo nelle autorità ecclesiastiche. Ora ci scrive il presidente pro tempore del Comitato Feste Patronali, Francesco Angione per esprimere alcune considerazioni in merito all’episodio del quale ripubblichiamo la sequenza fotografica ingrandita (la volta scorsa la mancanza di spazio ce lo ha impedito) e arricchita da una nuova foto, pervenutaci successivamente, in cui si vede anche un componente del Comitato che dirige le operazioni. Ecco il testo della lettera di Angione: «Egr. Direttore, vorrei farLe alcune considerazioni in merito all’articolo pubblicato alla pagina 31 del periodico “Quindici” del mese di ottobre. Scrivere in copertina “Lo scandalo dell’inchino della Madonna dei Martiri” sembra uno scoop giornalistico per creare inopportune polemiche ed inasprire gli animi senza avere notizie certe riguardo gli eventi realmente accaduti. La parola “scandalo”, a mio avviso, è molto esagerata per definire, invece, un atto di pura devozione verso le icone dei Santi Medici che si venerano nella chiesa di San Gennaro a Molfetta. Quello che l’articolista (per giunta anonimo) ha chiamato “inchino”, non è stato fatto per portare onore a qualche componente del comitato che sarebbe ben più lieto di fregiarsi di ben altre onorificenze rispetto a quelle da voi citate. Inoltre, lo aggiungo per chi è poco informato sui fatti, davanti al sagrato della chiesa di San Gennaro avviene il cambio delle quadriglie dei portatori del simulacro della nostra Compatrona: il soffermarsi della statua in-quel luogo è- anche-derivato-da tale evento. Pertanto nessun “inchino” e quindi nessuno scandalo. Desidero ricordare che anche in altre processioni cittadine e non, i simulacri sostano davanti ai sagrati di alcune chiese o si omaggiano i malati fermando le statue in processione davanti a strutture ospedaliere. Come erroneamente citato nell’articolo pubblicato riguardo il disappunto di don Sergio Vitulano, ho appurato che lo stesso non ha mai dichiarato di non condividere l’atto devozionale sopracitato. Ulteriore nota di ignoranza sugli eventi, venuta fuori dall’articolo al quale rispondo, riguarda i fatti accaduti sul Viale dei Crociati: da anni, per gratificare i componenti del Comitato Feste Patronali, viene concesso agli stessi di poter portare sulle spalle l’immagine della Madonna dei Martiri in quel tratto. Pertanto non è un’innovazione pensata dalla nuova amministrazione del Comitato come è scritto sull’articolo comparso sul Vostro giornale, ma avviene per ringraziarli per il lavoro che, con devozione e dedizione, compiono nell’arco di tutto l’anno in forma di puro volontariato, per permettere alla nostra Cittadinanza di vivere al meglio i festeggiamenti in onore della nostra Santa Patrona. A questo punto Le confesso che ciò che mi rammarica di più leggendo le parole dell’articolo pubblicato sul suo giornale, è quell’intrinseca giustificazione verso il comportamento poco edificante, poco civile e poco cattolico della persona che ha inveito fisicamente nei confronti di un componente del Comitato Feste Patronali, quasi a voler giustificare tale atto per un diritto che al singolo non era mai stato promesso né concesso. In ultimo vorrei informarLa che il Comitato Feste Patronali non organizza, e pertanto non ha responsabilità, riguardo i fuochi pirotecnici accesi lungo durante la processione della ritirata, in quanto sono stati frutto di iniziative di privati proprietari degli immobili che si affacciano lungo il percorso processionale. Concludo dicendo che è poco edificante per una testata giornalistica seria gridare allo scandalo su fatti che di scandaloso hanno ben poco e soprattutto per eventi sui quali chi scrive è male informato che servono solo a fare pettegolezzi, creare sterili polemiche e provocare rancori e risentimenti che stridono con la bellezza che accompagna la nostra festa patronale. Per onestà intellettuale e di divulgazione delle notizie gradirei che questa lettera venga pubblicata sul vostro giornale per spiegare la realtà sugli eventi. Cordiali saluti». Alla lettera di Angione non possiamo non replicare per mettere in evidenza alcune incongruenze e affermazioni fuori luogo. Non c’è nessuna voglia da parte nostra di fare uno scoop giornalistico, né tantomeno di fare polemiche o pettegolezzi (non fanno parte del nostro costume e le lasciamo volentieri ad altri che fanno giornalismo spazzatura o da “gabinetto” fino a farne un simbolo della loro cultura, anche sulla pelle della gente).Il nostro è solo diritto-dovere di informare e raccontare i fatti, esprimendo una opinione sull’opportunità di un gesto dalla sgradevole simbologia. In quanto alla certezza delle notizie, non crediamo ce ne possano essere, soprattutto perché sono confermate dalle foto: non voci, ma fatti realmente accaduti (del resto lo ammette anche lei, anche se propone motivazioni diverse). Ci dispiace per lei! Se, poi, vuol negare perfino l’evidenza… deve avere un bel coraggio: i nostri lettori potranno vedere meglio la situazione dalle foto ingrandite. Ancora un’annotazione: lei legge male o vuole leggere ciò che più le aggrada. Confonde la cronaca (aggressione al componente del Comitato) con un’inesistente giustificazione dell’atto, comunque da condannare, ma indicativo dello stato d’animo di alcuni portatori per lo sgarbo subìto. Faccia bene il suo lavoro, e ci lasci fare il nostro (parlando di pettegolezzi, lei, forse, ci confonde con altri, dai quali, ci consenta, siamo lontani anni luce: non mischiamo il grano col loglio), nella speranza che questo episodio resti un isolato incidente di percorso. Ecco alcune annotazioni specifiche su tutta la vicenda, che potranno aiutarla a fare un po’ di autocritica: INCHINO Il termine “inchino” viene usato nelle cronache giornalistiche e televisive per indicare un particolare tipo di “omaggio” che appartenenti a cosche e famiglie mafiose usano fare al “padrino” di turno fermando e girando la statua verso la sua abitazione. Inequivocabili sequenze fotografiche dimostrano che la statua non è stata semplicemente fermata dinnanzi alla chiesa di S. Gennaro onde consentire il cambio dei portatori ma girata verso il portale, episodio mai accaduto prima. Quando si sostiene che è stato fatto “un atto di pura devozione verso le icone dei Santi Medici” (testualmente), si è ai limiti della blasfemia poiché non è la Santa Madre del Dio vivente che omaggia due Santi (che la stessa Chiesa non è certa della loro esistenza almeno nella forma iconografica con cui usualmente si rappresentano) ma semmai è vero l’esatto contrario. SOSTE DAVANTI A CHIESE Non risulta agli atti che le processioni cittadine sostino davanti alle chiese o includano, nei loro itinerari, passaggi “davanti a strutture ospedaliere”. DISAPPUNTO DI DON SERGIO Non si condivide tale affermazione poiché il parroco in questione ha pubblicamente dichiarato di essere stato completamente all’oscuro di tale iniziativa, tant’è vero che al momento del verificarsi dell’evento citato era intento a celebrare la S. Messa. CESSIONE DELLA STATUA Il tratto in cui la statua viene ceduta ai componenti del Comitato Feste Patronali, come verificato da un documento in possesso della Curia molfettese elaborato dal precedente Comitato, ha inizio all’altezza del bar Manhattan e non prima, come è accaduto nel corso della processione di cui si discute e non c’è alcuno da ringraziare poiché i componenti del Comitato compiono “…il lavoro con devozione e dedizione nell’arco di tutto l’anno in forma di puro volontariato…). E’ evidente una contraddizione “in terminis” poiché il volontariato non si attende ringraziamenti di alcun genere e sopratutto viene svolto senza pretendere alcuna remunerazione, a differenza dei portatori che hanno versato una certa cifra per essere tali. FUOCHI D’ARTIFICIO le responsabilità delle processioni ricade “in toto” sull’Autorità ecclesiastica e poiché il Presidente del Comitato Feste Patronali viene nominato dall’Ordinario Diocesano che si avvale della di lui persona e del suo staff per l’organizzazione pratica della festa, processione compresa, è del tutto evidente che non ci si può gloriare delle cose positive ed incolpare gli altri per le cose negative. In questo caso è evidente una “culpa in vigilando” da parte di chi si fregia di titoli ed onorificenze. Un po’ più di modestia e di attenzione alle azioni di cui si diventa comunque protagonisti, non guasterebbe !!!