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Inchiesta sullo scandalo edilizio “Mani sulla città”: chiesti 31 rinvii a giudizio L'udienza preliminare fissata per martedì 28 aprile. Rischio prescrizione
15 aprile 2015

Con quello del porto, quello dei presunti illeciti edilizi con ben 9 arresti, è stato lo scandalo più clamoroso scoppiato negli ultimi anni. Entrambi avvenuti durante la gestione amministrativa del centrodestra e per entrambi sono stati necessari anni di indagini fino all’attuale richiesta di rinvio a giudizio, che lascia molti cittadini perplessi perché temono che, grazie alle prescrizioni, finisca tutto in una bolla di sapone. E giustizia, quale che sia, con una sentenza di colpevolezza o di innocenza, non sarà fatta, come è avvenuto per altri grandi processi, uno per tutti quello dell’assassinio di Annamaria Bufi, dove può anche accadere che le prescrizioni per alcuni possano essere più lunghe che per altri. Sono questi i mali della giustizia italiana, ancora troppo imperfetta per rispondere alla domanda di giustizia dei cittadini, soprattutto di coloro che non possono permettersi costosi avvocati, capaci di far assolvere anche un reo confesso. Ora siamo arrivati alla conclusione delle indagini con la richiesta di 31 rinvii a giudizio da parte del Pm del Tribunale di Trani, Antonio Savasta, per l’inchiesta “Mani sulla città” che portò, il 23 giugno 2011, all’arresto di 9 persone, fra cui il dirigente dell’ufficio territorio del Comune di Molfetta, ing. Rocco Altomare (62 anni) per presunti illeciti edilizi, uomo di fiducia dell’allora sindaco sen. Antonio Azzollini. L’udienza preliminare è stata fissata per il 28 aprile prossimo per decidere se rinviare a giudizio o prosciogliere le persone coinvolte nell’inchiesta. Oltre all’ing. Altomare, la richiesta di rinvio a giudizio è stata avanzata anche per suo figlio, ing. Corrado e suo fratello ing. Donato; l’arch. Giambattista Del Rosso; il geom. Nicolò De Simine; l’arch. Gaetano Di Mola; il geom. Alessandro De Robertis, soci dello studio “A&D” che vedrebbe coinvolto come socio occulto lo stesso Rocco Altomare. Accanto a questi imputati ci sono altre figure professionali, imprenditori proprietari e committenti interessati a progetti e lavori edilizi che l’accusa ritiene illeciti: Mauro Spadavecchia, imprenditore edile e Nicolò Altomare, Pantaleo Guastadisegno, Michele Guastadisegno, Felice Ayroldi, Saverio Lucivero, Rosa Caputo, Rosa Spagnoletta, Vito Alba, Martino Ayroldi, Giovanni Innominato, Cesarea De Cesare, Valerio Modugno, Cosmo Gadaleta, Giovanni Angelo D’Elia, Adriano Andriani, Donato Brillante, Mariangela Germinario, Corrado De Nichilo, Onofrio Favuzzi, Giuseppe Petruzzella, Alessio Marasciuolo, Maria Gemma Breglia, Ignazio De Candia. «Avevano messo le mani sulla città, gestendo a fini privati l’attività dell’Ufficio Tecnico del Comune di Molfetta, in stretto rapporto con uno studio professionale privato dello stesso Comune», così dichiarò il Procuratore della Repubblica, dott. Carlo Maria Capristo, precisando che «dopo mesi d’indagini a cura della Procura della Repubblica di Trani, gli uomini del Corpo Forestale dello Stato, con l’ausilio della Polizia Municipale di Molfetta, hanno ricostruito la fitta rete d’interessi e di illegalità che ha praticamente paralizzato l’attività edilizia della città di Molfetta». Dalle indagini del Corpo Forestale dello Stato, emerse uno spaccato molto grave ed inquietante di distorsione e gestione a fini privati dell’attività amministrativa dell’Ufficio Tecnico del Comune di Molfetta, soprattutto ad opera del dirigente ing. Rocco Altomare, in stretto rapporto con uno studio professionale privato, tale da potersi affermare che l’UTC di Molfetta, grazie al predetto, «da ufficio pubblico deputato alla cura della legalità della progettazione edilizia nel territorio – come confermato dal Procuratore della Repubblica – era stato geneticamente modificato in una sorta di appendice del predetto studio di progettazione». Il Dirigente Rocco Altomare, ex socio occulto del predetto studio professionale (i cui soci sono riconducibili in gran parte alla famiglia del dirigente stesso), secondo la tesi accusatoria, divenuto dirigente dell’UTC, avrebbe mantenuto un forte legame con lo studio professionale di origine, i cui soci sono stati tutti arrestati insieme al dirigente stesso, favorendo i progetti edilizi confezionati dallo studio privato e osteggiando i professionisti estranei Avrebbe addirittura minacciato anche il personale della Polizia Municipale di Molfetta, reo nell’adempimento del proprio dovere istituzionale, di segnalare abusi e illegittimità “scomode” per l’assetto del dirigente in riferimento a pratiche curate da professionisti inseriti in quello studio e assentite dallo stesso dirigente. I reati ipotizzati dalla Procura della Repubblica di Trani sono associazione a delinquere finalizzata a corruzione e concussione, oltre ai reati connessi in danno all’ambiente, consistenti in vere e proprie lottizzazioni abusive nel territorio di Molfetta, con gravissimi rischi idrogeologici.

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