Inchiesta porto di Molfetta, il tribunale del riesame reinstaura l'interdizione per 12 mesi a Binetti e Loliva
MOLFETTA - Il Tribunale del Riesame di Bari ha reinstaurato l'interdittiva di 12 mesi per il dirigente comunale di Molfetta, Alessandro Binetti, nella sua veste di Rup, e per il direttore operativo dei lavori di messa in sicurezza del porto, Gianluca Loliva. Gli inquirenti, i procuratori Francesco Tosto e Giuseppe Aiello, hanno ottenuto l'appello contro la revoca della misura precedentemente adottata. I reati contestati includono truffa aggravata, frode nelle forniture pubbliche e gestione illecita dei rifiuti. Si era ordinato un carico di 106 tonnellate di materiali lapidei da una cava, ma nei carichi sarebbero finiti anche rifiuti speciali.
Per quanto riguarda Binetti, il collegio giudicante ritiene che il Rup avesse piena capacità di intervenire per segnalare le criticità nella gestione del materiale da parte della direzione dei lavori. Si evidenzia la leggerezza estrema con cui Binetti ha affrontato la situazione, nonostante le ripetute segnalazioni da parte del supporto al Rup. I giudici criticano la sua condotta omissiva riguardo alle comunicazioni della Commissione di Collaudo, che aveva sollecitato interventi tempestivi dopo gli esiti negativi delle prove di laboratorio sul tout-venant utilizzato.
Per quanto concerne Loliva, il Tribunale afferma che le attività di verifica e controllo delle forniture e dei lavori in cantiere non sono state eseguite in modo adeguato e con la frequenza necessaria. Durante l'interrogatorio di garanzia, Loliva non avrebbe rivelato nulla riguardo alle osservazioni della Commissione di Collaudo, mentre è emerso che era pienamente consapevole degli esiti delle analisi di laboratorio effettuate nel maggio 2022, che avevano rilevato la presenza di limo e argille.
Infine, si attende l'udienza in Cassazione per il ricorso presentato dall'imprenditore Giuseppe Dell'Erba, attualmente ai domiciliari con l'accusa di aver fornito materiale non conforme alle specifiche del capitolato. Il difensore di Dell'Erba, l'avv. Vincenzo Operamolla, sostiene che la fornitura del materiale lapideo era in conformità con il capitolato e il contratto, in quanto non prevedeva il lavaggio del materiale proveniente dalle cave e il materiale stesso era denominato "Toutvenant", indicando che doveva contenere residui organici e terrosi. Contratto e capitolato stabilivano chiaramente le dimensioni del materiale lapideo e richiedevano che le forniture fossero mescolate per garantire omogeneità alle opere del Porto.