Inchiesta della magistratura sulle rivelazioni di un affossatore del cimitero di Molfetta: ho messo più cadaveri nello stesso loculo
MOLFETTA - E' stata aperta un'inchiesta della magistratura sulle rivelazioni di Raffaele Petruzzella, detto “Sgal”, ex affossatore del cimitero di Molfetta dal 1987 al 1992.
L'uomo, dopo 17 anni, ha raccontato al sostituto procuratore della Repubblica del Tribunale di Trani, Bruna Manganelli, di aver messo più cadaveri nello stesso loculo, per esigenza di spazio. In un caso sarebbe stato perfino sepolto con il padrone anche il cane, mentre per far entrare i corpi nel loculo, questi sarebbero stati tagliati a colpi di accetta e sistemati alla men peggio in buste di plastica, prima di essere chiusi nel cassettone. Tutto ciò, naturalmente, all'insaputa dei parenti e, sempre secondo il racconto dell'uomo, su richiesta di coloro che sovraintendevano al suo lavoro.
Per liberare loculi, si sarebbe arrivati anche a gettare resti umani in una discarica vicina al cimitero.
Un racconto allucinante, ma molto vago, perché frutto di rivelazioni di Petruzzella non accompagnate da nomi e cognomi di presunti responsabili. Perché l'uomo avrebbe deciso dopo tanti anni di rivelare questi particolari sconcertanti? A suo dire solo perché gravemente ammalato: avrebbe avuto una sorta di rimorso per ciò che aveva fatto e non voleva rischiare di tenersi sulla coscienza questo segreto e magari portarselo nella tomba.
Forse l'uomo quando ha raccontato ai giornalisti questi episodi non avrebbe avuto coscienza di quello che andava diceva (ha sostenuto anche di essere in grado di indicare quali loculi conterrebbero più cadaveri) e soprattutto delle reazioni che avrebbe suscitato e delle possibili conseguenze penali anche nei suoi confronti, soprattutto se i fatti raccontati risulteranno veri dalle indagini in corso da parte della magistratura.
C'è chi dice che Petruzzella abbia deciso di parlare perché si sentirebbe defraudato di una pensione che il Comune non gli avrebbe riconosciuto per i suoi pochi anni di lavoro come collaboratore necroforo.
Una storia così vaga - che non andrebbe nemmeno raccontata se non fosse per l'apertura di un'inchiesta giudiziaria - lascia veramente perplessi. Come si fa a sparare nel mucchio senza fare nomi: si tratta di messaggi inviati a qualcuno? Oppure solo del racconto di un mitomane in cerca di qualche minuto di pubblicità in una società fondata sulla tv? Cosa non si farebbe oggi per apparire sul piccolo schermo!
Un episodio destinato a svolte clamorose, se le rivelazioni di Petruzzella si riveleranno fondate, oppure una grossa bufala destinata ad essere presto dimenticata e archiviata? Saranno i magistrati a dire la parola finale su questa strana vicenda.