Impianto di compostaggio: questo fantasma
Mazzitelli diffidato dal Comune di Molfetta, anzi no
La lunga e tormentata storia dell’impianto di compostaggio di Molfetta inizia undici anni fa. Da allora è stato un continuo susseguirsi di ordinanze disattese, diffide mai evase e richieste ad oggi rimaste inadempiute.
A luglio del 1990 il Comune di Molfetta affidò la progettazione, la realizzazione e la gestione dell’impianto alle due imprese “Ing. Orfeo Mazzitelli Spa” (impresa capogruppo) e “Newell Dunford Div. Tollemache”.
La convenzione stipulata tra il Comune e le due imprese concessionarie, venne confermata quattro anni dopo, quando a suggellarla fu il ministero dell’Ambiente che tra l’altro fissò il termine (aprile 2000) entro cui l’impresa Mazzitelli avrebbe dovuto consegnare l’impianto di compostaggio all’ente proprietario (il Comune di Molfetta).
Ancora, ripetutamente dal 1998 è stato chiesto al concessionario di depositare copia del certificato di iscrizione all’albo nazionale delle imprese che possono effettuare attività di gestione dei rifiuti. Mai fatto, nonostante la richiesta, sostenuta anche da diffide, sia stata reiterata più volte.
Sta di fatto che il 10 agosto 1999 l’impianto di compostaggio viene attivato e, nel rispetto delle disposizioni regionali, entra in regime di esercizio provvisorio per un periodo che sarebbe durato sei mesi, durante il quale tariffe e modalità di gestione sarebbero state sottoposte a verifica.
Al direttore dell’Asm il Comune dava facoltà sin dal 1999 di effettuare gli opportuni accertamenti sull’attività dell’impianto. Né mai nelle ordinanze sindacali o regionali è stata in discussione la legittima appartenenza dell’impianto stesso al Comune di Molfetta, ente proprietario.
E anzi, prima ancora della sua attivazione, il sindaco ordinava al concessionario Mazzitelli di fornire all’Asm, al Comune, alla Provincia e alla Regione, i dati quindicinali relativi alla quantità e alla qualità della frazione organica proveniente dalla raccolta dei rifiuti affluiti all’impianto: questo era quanto ordinato anche dal commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Puglia (Di Staso) con l’ordinanza 18/’98.
Nulla di tutto quanto detto sopra è mai accaduto. Tutti gli obblighi più volte ricordati all’impresa Mazzitelli sono rimasti lettera morta, eccetto quello di attivare l’impianto entro il 10 agosto 1999.
L’ultimo atto risale al 4 settembre 2000; l’allora sindaco Guglielmo Minervini, venti giorni prima di essere sfiduciato, diffidò l’impresa Mazzitelli a consegnare formalmente l’impianto di compostaggio al legittimo proprietario, entro quindici giorni dalla notifica della diffida stessa.
Inoltre sollecitò Mazzitelli a dimostrare l’avvenuta iscrizione al registro delle imprese abilitate alla gestione dei rifiuti, precisando che, in caso di ennesima inadempienza, si sarebbe proceduto con ogni azione opportuna a immettere il Comune di Molfetta nel possesso dell’impianto di sua proprietà.
Responsabile del procedimento fu nominato, nel testo della stessa diffida, l’ing. Giuseppe Parisi.
Quanto è accaduto dopo è ancora poco chiaro: l’impresa Mazzitelli non ha mai adempiuto agli obblighi contenuti nella diffida sottoscritti dal sindaco Guglielmo Minervini, né pare che ne abbia mai ricevuto notifica.
Il direttore dell’Asm, ing. Silvio Binetti, si dice sconcertato per tutta la vicenda ancora in corso: “L’impianto funziona, ma nessuno sa in che modo, né tanto meno si conosce che fine faccia il compost prodotto. Ad oggi vengono trattate circa 40 tonnellate al giorno di rifiuti organici altamente selezionati, che equivalgono a 15 tonnellate di compost”.
E allora? Ci chiediamo se a quasi due anni dall’attivazione di un impianto di interesse e proprietà pubblica sia legittimo o per lo meno ragionevole che nessuno tra gli enti locali preposti al controllo della gestione dei rifiuti sia stato in grado di entrare in quell’impianto. Per verificarne la funzionalità e renderne conto a tutti i cittadini.
Tiziana Ragno