Il Tribunale del malato sostiene la Medicina Territoriale (cura a casa del paziente)
Se da qualche mese si dibatte giustamente del Piano di Riordino e della sorte del nostro ospedale, non va dimenticato che accanto a decisioni di smantellamento o accorpamento, il Piano specifica che i presidi sacrificati dovranno essere trasformati in poliambulatori attrezzati. La medicina territoriale è una branca che non dev’essere trascurata in alcun modo e che ha lo stesso valore, se non maggiore, della ospedalizzazione. L’invecchiamento della popolazione e la prevalenza di malattie croniche rendono obsoleto un sistema sanitario ospedalocentrico. Occorre una nuova medicina del territorio incentrata sul paziente, sul lavoro in team e in grado di assicurare, attraverso una struttura adatta, la presa in carico, la continuità delle cure e l’integrazione sociosanitaria. Indagini statistiche hanno dimostrato che c’è un’inversione di rapporto tra malattie acute, da curare tramite ospedalizzazione, e malattie cronico-degenerative poiché sono prevalenti queste (diabete, scompenso cardiaco, pneumobroncopatie, malattie oncologiche) il cui impatto si avverte maggiormente nella popolazione anziana. Il 39,1% sono i cittadini che soffrono di almeno una malattia cronica, il 20,7% quelli con due o più patologie croniche, frequenti per il 53% nella fascia tra i 55-59 anni, per l’85,3% per quelli oltre i 65 anni. Occorre quindi pensare ad una medicina integrata, centrata sui bisogni dei cittadini e non solo sulle singole malattie. Il Piano Nazionale ha già previsto un percorso ad hoc denominato Pdta (percorsi diagnostico terapeutici assistenziali)”: un pacchetto “chiavi in mano” per patologie croniche senza dover sbattere la testa da un ambulatorio all’altro con un’unica prenotazione. La medicina territoriale, così com’è strutturata, non funziona: è carente di specializzazioni, non è supportata da strumentazione diagnostica adeguata, ha tempi di attesa inaccettabili. Occorre avviare una programmazione perché i Pdta non rimangano sulla carta ma diventino operativi. Altro punto critico è la carenza di informazioni che dovrebbe essere in primis appannaggio dei medici di base. Se il paziente viene lasciato solo, si troverà ad usufruire di assistenza ospedaliera anche ove non fosse strettamente necessaria. Noi del T.D.M. nel tempo abbiamo avanzato proposte tendenti a migliorare i servizi. Da due anni giace sul tavolo degli organi competenti il progetto di un ambulatorio di urologia, auspicato da medici e pazienti, ma mai reso operativo. Cosa accadrà agli anziani quando sarà smantellato il reparto di urologia del nostro ospedale? Ora stiamo lavorando per l’ampliamento del servizio ambulatoriale di ginecologia sia come numero di prestazioni che di esami diagnostici, progetto condiviso dalla Consulta Femminile. Allo scopo era già stato designato un ginecologo proveniente dall’ospedale “S.Paolo”, ma fonti ben informate ci hanno comunicato che la nomina è stata congelata per tutto il 2017. E allora? Siamo sempre fermi agli annunci che promettono e non mantengono. Ma il T.D.M. continuerà a vigilare sulle decisioni che impattano fortemente sulla salute e sui diritti dei cittadini.