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“Il sindaco ha fallito colpe solo sue” L’INTERVISTA. Pietro Mastropasqua dell’opposizione di centrodestra: una città allo sbando
15 febbraio 2024

Le fibrillazioni nella maggioranza delle liste della coalizione che governa la città stanno indebolendo il sindaco Tommaso Minervini, ma si stanno creando anche altri contrasti soprattutto per le dimissioni richieste dalle opposizioni di centrodestra e centrosinistra della consigliera Francesca De Palma per motivi di opportunità politica, dopo che il marito ha ricevuto un appalto di 3,5 milioni di euro per il restauro della scuola Cozzoli. Abbiamo pensato di intervistare l’avv. Pietro Mastropasqua, già candidato sindaco del centrodestra e attuale consigliere comunale di minoranza, allargando il colloqui anche ad altri temi importanti sul tappeto che influiscono sul futuro di Molfetta. Avv. Mastropasqua, c’è una sorta di terremoto politico nella maggioranza di Tommaso Minervini? Il sindaco sembra molto nervoso e accusa gli altri di sciacallaggio, non accetta le critiche e minaccia querele? Che dire dell’attacco sessiste alla consigliera Gagliardi? Che sta succedendo? Quali sarebbero i messaggi trasversali di Minervini (“richieste insoddisfatte”) che parla di danno all’immagine sua e della città? «Non amo commentare quanto avviene negli altri “campi” politici anche perché è necessario conoscere approfonditamente tutte le vicende interne per poterle in qualche modo “giudicare”. Poi, in ogni schieramento politico ci sono divergenze, polemiche e problemi da risolvere. Certo, la situazione diventa grave quando i problemi coinvolgono la maggioranza politica della Città, che ha il compito di amministrare e dare risposte adeguate ai cittadini, e quindi diventa opportuno guardare agli sviluppi politici di alcune situazioni interne e connessi “smottamenti”. Certo, quando le problematiche vengono palesate in pubblica piazza diventa difficile ignorarle. Allo stato, come cittadini, registriamo una frizione tra il “gruppo Amato”, che conta due consiglieri comunali, e la restante parte della maggioranza cittadina che governa Molfetta. Tutti noi abbiamo letto una sorta di mea culpa degli “Amato” sulla questione sicurezza e sulle vicende del 31.12.2023, che non mi sento di non condividere, e dall’altra una “difesa a spada tratta” dell’operato dell’amministrazione da parte delle altre forza di maggioranza, che negano ogni responsabilità di Minervini per la devastazione del centro cittadino in occasione del Capodanno. Poi, in queste settimane, abbiamo letto sui giornali on line un intervento degli “Amato”, molto moderato nei termini, che criticavano alcuni atteggiamenti e scelte della maggioranza chiedendo maggiore condivisione nelle azioni amministrative e palesavano una certa distanza dal primo cittadino. Per ultimo, nell’ultimo Consiglio Comunale, abbiamo assistito ad un attacco frontale del sindaco al presidente Robert Amato e a un aggressione dell’intera maggioranza allo stesso presidente, accusandolo di faziosità. Insomma, direi che la maggioranza perde pezzi e credibilità ogni giorno che passa; poi, le vie della politica “tomassiana” sono infinite e non so cosa possa succedere nel prossimo futuro. Non escludo niente. Il 2024 non è iniziato bene per Minervini in soli due mesi ha dovuto fronteggiare: le durissime critiche della Città sulla questione sicurezza e sui gravi fatti di Capodanno; la questione dell’appalto della Cozzoli di 3,5 milioni, sul quale stiamo facendo verifiche al di là delle questioni di opportunità lamentate nella massima assise cittadina; la grave crisi politica interna con il gruppo “Amato”, con il “Nuovo Psi” e “Molfetta che vogliamo”; lo scontro con Leonardo Siragusa, che ha annunciato le sue dimissioni dalla Multiservizi e ha sollevato il polverone della Cozzoli. Il sindaco è molto nervoso! Accusa tutte le opposizioni, non fa nessun mea culpa e minaccia querele vero chi lo critica. Una brutta situazione per Molfetta. Minervini è stato molto sgarbato verso la consigliera Gagliardi e avrebbe dovuto chiederle scusa per le brutte parole rivolte ad una donna e ad una mamma, che è seriamente impegnata in politica e porta avanti le sue battaglie con determinazione. Non è la prima volta che attacca una donna in quel modo, già nel primo consiglio comunale usò parole sgarbate verso la consigliera Azzollini. Minervini mi ha molto deluso con questi atteggiamenti “machisti” e non mi sarei mai aspettato da lui un tale comportamento verso una donna. Ero convinto che Minervini avrebbe chiamato la consigliera Gagliardi il giorno dopo il “fattaccio”, come qualunque galantuomo avrebbe fatto, e chiarito l’episodio, pur nella diversità di posizioni politiche e chiedere scusa. Su questo ammetto di aver perso una scommessa con un mio amico! Sono ancora una volta molto deluso dal primo cittadino». Il sindaco dice di non occuparsi di appalti. Scarico di responsabilità? Ma c’è un appalto che riguarda il compagno della consigliera Francesca De Palma o un’assegnazione diretta? La ditta prescelta per lavori alla scuola “Cozzoli” per 3,5 milioni di euro, è in grado di affrontare questo compito avendo un capitale sociale di appena 17.500 euro? «Mi preoccupo quando il sindaco dice di non occuparsi di appalti! Un sindaco si deve occupare di appalti, ovviamente nel limiti delle proprie competenze. I cittadini vogliono un primo cittadino che affronti di petto tutti i problemi della città ivi compresa la questione appalti. Sulla questione del lavori alla Cozzoli. Chiariamo subito: non vi è stato un affidamento diretto, ma una procedura negoziata senza bando. Quindi vi è stata una procedura competitiva da parte dell’Ente, che stiamo verificando attentamente “carta” per “carta”. Ciò detto, è emersa, secondo tutte le opposizioni, una situazione di grande inopportunità politica e di cui abbiamo tadino e alla sua maggioranza politica. Uno dei più grossi appalti dati in città, con l’utilizzo dei fondi PNRR per l’edilizia scolastica, è stato aggiudicato ad una società amministrata dal coniuge di una consigliera di maggioranza. È evidente l’inopportunità politica di questa scelta che il Sindaco non può liquidare assumendo la postura della vittima e attaccando le opposizioni. Il sindaco è il responsabile politico del procedimento e dovrebbe dare delle risposte, dovrebbe assumersi la responsabilità di rassicurare non solo le opposizioni ma la città tutta, che nonostante quanto emerso, i cittadini possono stare tranquilli e che la situazione denunciata pubblicamente, palesemente inopportuna, non inficia in alcun modo l’operato dell’amministrazione. Minervini dovrebbe assicurare i cittadini di poter garantire imparzialità e terzietà della amministrazione rispetto alle scelte operate. Nessuno vuole infangare Minervini, ma esprimiamo dei dubbi politici sulla vicenda e sulla opportunità di una presenza, allo stato, in Consiglio Comunale. Conosciamo tutti la cronaca giudiziaria di questa città e proprio sugli appalti non possiamo dire che sia andato tutto liscio sino ad ora. Noi rimaniamo garantisti e confidiamo che tutto si risolva nel migliore dei modi, per indagati e imputati. Ma come possiamo non porre domande sulla vicenda Cozzoli alla luce di quanto successo? Questa amministrazione avrebbe dovuto dare forti segnali di trasparenza ai cittadini. Secondo noi sarebbero bastate le dimissioni, necessarie e opportune, della consigliera per non alzare il polverone. Minervini invoca l’art. 63 del Tuel; ebbene, interpretando la norma, il Sindaco può garantire che l’amministratore Unico della società aggiudicataria, per il rapporto di parentela, e gli altri soggetti che gravitano nella società, siano del tutto estranei dalle dinamiche di questa amministrazione? Aggiungo che il primo cittadino è il commissario straordinario per gli interventi di edilizia scolastica da realizzarsi con i fondi PNRR. Minervini, invece, di rispondere ha preferito sferrare un attacco infondato e inefficace nei confronti delle opposizioni, minacciando querele. Il Sindaco si è sentito addirittura offeso e diffamato, ma noi abbiamo solo fatto il nostro dovere come forze di opposizione. Non è di nostra competenza verificare gli illeciti ma abbiamo evidenziato solo la verità sulla questione dell’inopportunità politica di una presenza in Consiglio Comunale. Ovviamente non temiamo le querele, se Minervini vorrà spostare l’attenzione e la questione in altre sedi, siamo pronti anche noi a farlo con carte alla mano». La maggioranza è traballante nonostante l’assemblamento dei consiglieri di “Insieme per la città”. Perché avviene questa operazione sotto la regia di Tammacco, guarda caso con la nomina di vice capogruppo della stessa consigliera De Palma che avrebbe dovuto dimettersi? Abbiamo definito “ciambotto” la maggioranza, ma la situazione sembra essere peggiorata con questa operazione “tutti i pesci in padella”? Ma il gruppo Tammacco non aveva lanciato segnali critici verso il sindaco in consiglio comunale attraverso la consigliera Petruzzelli, che oggi sembra aver cambiato linea, facendo la difensora di ufficio di Minervini? «La maggioranza traballa e appare sempre meno solida. È un dato di fatto. Se alcune forze decidono di allontanarsi è indubbio che vi sia un problema di numeri per chi governa. Ma sappiamo che Minervini è capace di nuotare anche nelle acque più torbide della politica. Per questi motivi, escluderei qualunque ipotesi di crisi irreversibile della amministrazione, che credo durerà sino a fine mandato. Poi, siamo “sotto il cielo” e tutto può avvenire. In realtà la consigliera di maggioranza Petruzzelli, tempo fa, è stata molto chiara nell’esprimere le perplessità di un intero gruppo politico, oggi formalmente costituito (quello di Tammacco), su alcune questioni amministrative e senza paventare alcuna crisi. La sua fu una riflessione molto dura e composta a nome di quello che è l’asse portante della maggioranza consiliare all’interno del massimo consesso cittadino, che resta il luogo deputato per discutere delle scelte e dei problemi della Città. La collega di maggioranza sosteneva – avendo ragione – che alcune questioni non possano essere discusse nelle “segrete stanze”, ma occorre discuterne nei luoghi deputati per una questione di trasparenza. Credo che da quell’intervento sia importante cogliere le problematiche amministrative che la consigliera Petruzzelli abbia voluto evidenziare all’evidente fine di tentare di individuare soluzioni adeguate e pronte. Se un gruppo politico di maggioranza ha sentito la necessità di chiedere pubblicamente alcuni interventi evidentemente ne ravvedeva l’urgenza e l’importanza. Insomma, ritengo che se vi siano problemi politico-amministrativi all’interno della amministrazione molfettese, abbia fatto bene, un gruppo di maggioranza, a denunciare pubblicamente ciò che non va e a chiedere soluzioni immediate. Evidentemente, dopo questo intervento, il “gruppone” ha trovato la quadra politico -amministrava con il primo cittadino. Mi sembra che rientri il tutto nella normale dialettica politica. Sul resto, è sicuramente una scelta ben ponderata quella di esporre la consigliera “vice capogruppo” De Palma in quel ruolo così evidente, che non mi sento di giudicare in alcun modo; al massimo posso ribadire l’inopportunità per i motivi già detti e legati all’appalto Cozzoli. Sulla costituzione di un nuovo gruppo consiliare ho poco da dire, trattandosi di una scelta politica dei colleghi di maggioranza e degli assessori che vi hanno aderito. Avranno degli obiettivi da raggiungere assieme e come tale hanno deciso di unire le forze. Intendiamo rispettare tutte le scelte, come gli altri rispettano le nostre». Voi contestate la competenza amministrativa del sindaco, ma gli altri sono peggio e si nascondono dietro l’esperienza di Minervini per nascondere incompetenza e inconsistenza politica e culturale. Ma forse parlare di politica in un gruppo ciambotto, dove c’è di tutto, sarebbe quasi bestemmiare. «La crisi della politica investe l’intero Paese e non riguarda solo Molfetta. Il superamento del sistema partitico ha favorito l’emergere di una classe dirigente, nel nostro Paese, non sempre all’altezza delle sfide. Detto questo, io ho massimo rispetto per chi è stato eletto ad amministrare la città. I cittadini hanno scelto! Nell’attuale maggioranza vi sono persone perbene che hanno la necessità di crescere politicamente e amministrativamente; è sbagliato fare di “tutta l’erba un fascio” e parlare solo di “ciambotti” quasi con disprezzo. Minervini è un vecchio politico proveniente della prima Repubblica ed è abituato al compromesso politico più spinto per mantenere il governo della città amministrazione. È spregiudicato nell’esercizio della forza politica e ritiene di amministrare Molfetta come se fossimo negli anni ’80. Questo modo di fare politica non mi convince e ho deciso di contestarlo. Molfetta ha la necessità di unire le migliori forze per dare un futuro alla Città. Questo sì». Che dire, ad esempio, dell’infimo livello delle iniziative culturali raffazzonate e senza un progetto? E dire che Molfetta un tempo era conosciuta come città promotrice di cultura. Come vengono spesi i soldi pubblici per un risultato così scarso? «L’attuale scenario culturale a Molfetta sconta una palpabile assenza di visione politica, che si traduce in una progressiva marginalizzazione delle arti, delle tradizioni e delle espressioni creative che erano un tempo il cuore pulsante della nostra comunità. Questa mancanza di direzione strategica non solo mina il ricco patrimonio culturale di Molfetta, ma limita anche le potenzialità di sviluppo economico, sociale e turistico che una politica culturale ben articolata potrebbe invece garantire. Le associazioni locali, nonostante le difficoltà poste dal mancato indirizzo politico, stanno compiendo sforzi lodevoli per colmare il gap, organizzando iniziative che cercano di mantenere viva l’attenzione sulla ricchezza culturale, artistica e storica della città. Questo modus operandi dell’amministrazione comunale rende il programma culturale proposto spesso frammentato e privo di un coordinamento che ne potenzi l’efficacia e l’impatto sulla comunità. La mancanza di un piano culturale a lungo termine, che tenga conto delle molteplici anime artistiche e storiche della città, è un’occasione mancata per Molfetta, che vede così sfumare la possibilità di affermarsi come polo culturale di rilievo nel contesto regionale e nazionale. Infine, è fondamentale che le istituzioni locali adottino un approccio più meritocratico, controllando la spesa pubblica e definendo strategie culturali che siano frutto di un’ampia consultazione con gli operatori del settore e la comunità. La cultura deve essere vista come un investimento e non come un costo: un investimento nella bellezza, nell’identità e nelle potenzialità della nostra città». Altro tema dolente: la sporcizia della città (in alcune zone si pulisce una volta la settimana, se va bene) e i cittadini si lamentano, ma l’Asm vanta risultati positivi? «Le dichiarazioni della maggioranza e della amministrazione sull’Asm mi lasciano sempre profondamente sconcertato per i toni utilizzati e per le bugie riportate. Sul bilancio della ASM, abbiamo espresso le nostre forti preoccupazioni in particolare su una liquidità pressoché inesistente, di appena 100mila euro, a fronte di oltre 8 milioni di debiti verso i fornitori, tributari, previdenziali ed altro. La società pare abbia recentemente trovato un supporto su linee di credito bancarie; questa è una buona notizia e speriamo che gli amministratori non sprechino “una lira”. Infine, grande perplessità e timori abbiamo espresso in Consiglio Comunale relativamente al rapporto di ASM con un’ex appaltatrice, la TRA.SMA.R, dichiarata fallita da alcuni mesi, il cui curatore intende recuperare dalla ASM ben 2,6 milioni di euro, e oltre, per soddisfare i numerosi creditori. La ASM afferma di vantare un controcredito di 2,3 milioni di euro e che, quindi, non c’è da nulla da temere per i suoi conti, poiché le due partite si potranno compensare, ignorando la difficoltà di operare compensazioni in sede fallimentare. Il sindaco sulla questione ci tranquillizza, noi speriamo che abbia ragione e che l’Asm recuperi più denaro possibile. La situazione economico-finanziaria della ASM appare comunque molto delicata. In Consiglio Comunale abbiamo appreso, poi, che ASM ha subìto, proprio per la questione TRA.SMA.R, un “sequestro/pignoramento” di circa €. 200.000 e, poi, pare, per i medesimi fatti, un accesso della Guardia di Finanza per acquisire la documentazione afferente ai rapporti di lavoro 2018-2022. Attualmente stiamo monitorando alcune vicende legate al personale ASM e ci impegniamo a raccontare alla Città alcune importanti novità sul tema “promozioni” e “livelli”. Anche qui ne vedremo delle belle». Veniamo all’emergenza sicurezza, i cittadini hanno paura. Gli interventi di prevenzione non esistono, forse per timore di perdere consenso, col rischio però di illegalità diffusa e di un’idea di impunità. Non basta arrestare quattro balordi per i vandalismi di Capodanno, occorre avviare iniziative sociali sul territorio, invece si pensa solo a costruire opere pubbliche. E in tema di sicurezza, il sindaco dice di non avere responsabilità, preferendo scaricare tutto sulle forze dell’ordine. «La notte del 31 dicembre ha segnato un momento di svolta per la comunità di Molfetta, esponendo drammaticamente le lacune nella politica di sicurezza della nostra città. Gli eventi preoccupanti che si sono verificati hanno messo in luce non solo la necessità urgente di un ripensamento delle strategie di sicurezza pubblica, ma hanno anche sollevato interrogativi sulla responsabilità e sull’approccio della nostra amministrazione comunale nei confronti di tale questione cruciale. La reazione del sindaco, che ha – di fatto – prontamente attribuito la colpa esclusivamente alle forze dell’ordine, segue un modus operandi purtroppo già noto, che non contribuisce alla soluzione dei problemi, ma tende piuttosto a creare ulteriori divisioni all’interno della comunità e delle istituzioni. È imperativo che la sicurezza dei cittadini di Molfetta diventi una priorità assoluta per l’amministrazione, che deve assumersi la responsabilità di guidare e coordinare gli sforzi per garantire l’ordine pubblico. La sicurezza pubblica non può e non deve essere vista come un onere esclusivo delle forze dell’ordine. Piuttosto, richiede un approccio integrato che coinvolga tutte le parti interessate, comprese le istituzioni locali, le associazioni di cittadini, le imprese e le stesse forze dell’ordine, in un dialogo costruttivo e in azioni concrete e condivise. La mancanza di una chiara politica di sicurezza e la tendenza a scaricare le responsabilità non fanno che aggravare la situazione, lasciando i cittadini in uno stato di incertezza e di insicurezza. In questo momento critico è essenziale che si sviluppi una strategia comprensiva che preveda non solo misure immediate ma anche piani a lungo termine per affrontare le cause profonde dell’insicurezza e migliorare la qualità della vita a Molfetta. Più volte come opposizione abbiamo chiesto al sindaco un’immediata convocazione di un tavolo di sicurezza, aperto alla partecipazione di tutti gli attori sociali, per elaborare un piano d’azione efficace e condiviso, ma il sindaco continua a fare orecchie da mercante. Ormai abbiamo compreso tutti che la priorità del primo cittadino è il settore dei lavori pubblici e non la qualità della vita cittadina, tralasciando quelli che sono i settori importanti di un cuore pulsante della città come il commercio, il turismo e la sicurezza. Molfetta non è solo cemento o calcestruzzo. La sicurezza è un diritto fondamentale di ogni cittadino e la sua tutela deve essere al centro dell’attenzione politica. Ognuno deve fare la propria parte, certo all’interno delle proprie competenze. È tempo di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che restituiscano ai cittadini di Molfetta la serenità e la sicurezza che meritano». L’ufficio propaganda del sindaco vanta ogni giorno successi. Qualche opera l’hanno realizzata anche se con tempi lunghi e spese sproporzionale. C’è da vedere se sono opere buone per la città e soprattutto se sono prioritarie ai bisogni della popolazione. Quante strutture sportive e poche strutture sociali. Il classico modo di governare degli anni Settanta. Intanto la propaganda continua, senza che ci siano voci critiche anche nell’informazione cittadina. «Da tempo oramai, l’ufficio propaganda dell’amministrazione comunale di Molfetta intensifica gli sforzi nel comunicare i presunti successi relativi alla realizzazione di opere pubbliche proprio per cercare di nascondere le innumerevoli lacune di gestione amministrativa. Serve?! No. Perché i cittadini conoscono perfettamente come la città stia vivendo in questo periodo. Un ufficio propaganda che, come negli anni della dittatura, elogia la persona del sindaco e del suo operato a prescindere, sebbene mille sbavature e molte opere pubbliche non siano state portate a termine per tempo e con spese spesso sproporzionate rispetto alle previsioni. Poi, sorge spontanea la domanda: queste opere corrispondono realmente alle necessità e alle priorità della popolazione di Molfetta? L’accento posto sulle strutture sportive a discapito di quelle sociali solleva interrogativi sulle scelte prioritarie dell’amministrazione. Questo modello di governo, che richiama metodi degli anni Ottanta, sembra trascurare le mutevoli esigenze di una comunità dinamica e in evoluzione come quella di Molfetta. La città richiede un approccio più bilanciato e inclusivo, che tenga conto di un’ampia varietà di bisogni, tra cui quelli sociali, culturali e ambientali, oltre a quelli sportivi. Il continuo flusso di propaganda, che esalta senza riserve le decisioni e le realizzazioni dell’attuale amministrazione, “droga” spesso il dibattito cittadino e apre il confronto sull’effettiva qualità dell’informazione e sulla presenza di spazi critici all’interno della Città. I giornali fanno la loro parte e lasciano spazio a tutti, ma spesso sono invasi da notizie provenienti dal Palazzo, che ne chiede la divulgazione. Tutto ciò alimenta una visione unilaterale del governo cittadino, limitando la possibilità per i cittadini di formarsi un’opinione completa e informata sulle politiche urbane. In questo contesto, sottolineo l’importanza del ruolo dell’informazione e del dibattito pubblico. La democrazia locale si nutre di pluralismo e di dialogo, elementi indispensabili per garantire che le decisioni prese riflettano veramente l’interesse collettivo e non solo logiche di facciata o di convenienza politica. L’amministrazione deve adottare una comunicazione più trasparente e inclusiva soprattutto sugli spazi comunali come il sito web, dove intravediamo a volte commenti contro le opposizioni e autoelogi del primo cittadino non consoni ad una comunicazione istituzionale. Di certo, non è la prima volta che il sindaco utilizzi male l’informazione. Lo ricordiamo bene in campagna elettorale come si è comportato. Non per questo è stato condannato dall’Agcm (l’autorità garante della concorrenza)». Quanto il sindaco è autonomo e quanto eterodiretto? Le sue sono scelte autonome o suggerite da forze politiche? Quale futuro propone alla città? Questa maggioranza non rischia di lasciare solo debiti ai successori? «Il sindaco Minervini è autonomo al cento per cento, secondo la mia esperienza; il fatto che sia eterodiretto è una vecchia storia messa in giro non so da chi, ma di certo per favorire Minervini che pare essere assolto da ogni responsabilità. Tutto passa dalla sua stanza dei bottoni e dal suo volere politico. Del resto, è il primo cittadino e sa come andare avanti senza essere condizionato. Non credo che Minervini si ponga il problema del prossimo futuro, in quanto pensa solo ed esclusivamente al presente e a “sopravvivere” politicamente. Manca del tutto, nella sua politica, uno sguardo alla Molfetta che verrà. Su conti del Comune credo che Molfetta abbia vissuto con il sindaco Minervini dei momenti peggiori di quello attuale; l’utilizzo della “cassa comunale” resta preoccupante e, dunque, manteniamo una certa prudenza sui conti dell’Ente. Aggiungerei che Il passato non gioca di certo a favore del primo cittadino». Perché si costruisce tanto in città (a fonte di una domanda scarsa e una popolazione sempre più ridotta e caratterizzata da anziani): speculazione o riciclaggio? Ci aiuti a capire. Secondo lei quali sono le priorità che un’amministrazione dovrebbe praticare? «Ribadisco un concetto: Molfetta paga anni e anni di mala politica in campo urbanistico ed edilizio. La mia generazione politica non può avere responsabilità per gli scempi compiuti sul territorio eseguiti sulla base di strumenti approvati nei tempi passati. Per indagare sulle responsabilità bisogna andare molto indietro nel tempo. Stiamo pagando le scelte errate di chi non aveva idea di cosa significasse avere uno sviluppo ordinato e sostenibile della Città. Allo stato di politiche urbanistiche ne vedo ben poche, mentre ci si occupa solo di edilizia e lavori pubblici. Si continua a costruire perché gli “strumenti” urbanistici lo consentono! La priorità, attualmente, è sulle urbanizzazioni da farsi. Molfetta costruisce interi quartieri che restano nel fango e nella polvere per anni, come negli anni ’70 e ’80. I soldi incassati vengono spesi per altro e Molfetta va indietro. Forse siamo rimasti solo noi molfettesi a tollerare questa politica nel campo urbanistico ed edilizio». Le opposizioni di centrodestra e centrosinistra sembrano avere trovato una linea comune per contrastare l’amministrazione Minervini. Siamo vicini a un comitato di salute pubblica per salvare la città dal disastro? «Allo stato, lavoriamo sul coordinamento delle opposizioni. È una cosa buona e proficua che le opposizioni si confrontino e tengano una linea comune sulle questioni più importanti per la Città. Fare un “comitato di salute pubblica”? Di sicuro è fantapolitica. Però ricordiamo la storia, il “Comitato di liberazione nazionale” era composto da liberali, monarchici, comunisti, socialisti, democristiani. Insomma, tutte le forze democratiche si unirono contro chi osteggiava la democrazia e teneva in pugno l’Italia».

Autore: Felice de Sanctis
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