Il riscatto della Pallacanestro Molfetta contro la crisi di un intero sistema
Basket
Manca poco all’inizio della nuova stagione agonistica 2013/14 ed ancora molte squadre a tutti i livelli non hanno ancora stabilizzato i rosters che affronteranno i campionati. Le tante partite e i Tornei amichevoli da un lato sono test dovuti per entrare in forma campionato, ma da un altro punto di vista, servono ad incoraggiare dirigenti e tifosi verso possibili buoni risultati futuri. Il rovescio della medaglia è però occupato già da alcune note dolenti, da risultati altalenanti, da preoccupazioni di budget. È facilmente comprensibile che al 99% ogni parte in causa tirerebbe la barra verso la rispettiva convenienza, cosa del resto normale in tutto il mondo sia sportivo che economico. Ma a Molfetta si è verificato il contrario. Dopo essersi trovata dinanzi ad un vero e proprio bivio (continuare o ritirare la squadra dal campionato DNB) si è posto in essere quello che probabilmente potremmo definire un capolavoro gestionale del demiurgo Antonio Pucci che anche se tormentato da molti problemi, legati al budget e ad alcuni sponsor venuti meno, ha tenuto il timone nella direzione giusta pur avendo una borsa spese ridotta al minimo. La meraviglia tecnica del coach Giovanni Gesmundo che dopo aver riportato la pallacanestro locale nel basket che conta ha accettato la sfida fra astri più luminosi, squadre più ricche, una squadra da reinventare tenendo come punto fermo i veterani Maggi, De Falco, Grimaldi. Se fino a qualche annetto fa a inizio stagione si ragionava del possibile approdo di Kobe Bryant a Bologna, ora mezza Lega A e le categorie inferiori tra cui Legadue Gold, Legadue Silver, DNB e DNC devono fare i conti con sponsor che fuggono e problemi di sopravvivenza. Da anni la pallacanestro di casa nostra balla tra crisi economica e perdita di appeal, con la costante di un movimento incapace di sfornare un numero sufficiente di talenti nostrani. Quello che fino a qualche anno fa era considerato uno tra i campionati più interessanti d’Europa, oggi galleggia ad un livello tecnico medio-basso, con poche certezze per il domani. Solo un anno fa a scuotere l’intero movimento cestistico c’erano il clamoroso disimpegno di Claudio Toti dalla Virtus Roma. L’imprenditore edile, 57 anni di cui 12 a capo del club capitolino, salutava la palla a spicchi a causa del mutamento dello scenario economico che non permetteva più al suo gruppo di fare investimenti importanti. Il caso più celebre è Treviso, orfana del marchio Benetton, che per trent’anni ha regalato alla città un’epoca aurea di campioni, coppe e pure un impianto (il PalaVerde) fatto costruire dalla famiglia leader dell’abbigliamento. Ma non vanno dimenticati i casi Pesaro e Cantù dove gli sponsor hanno fatto le valigie. Il quadro generale è desolante e le realtà più forti, sono quelle che possono contare su progetti di medio-lungo periodo, assicurati dai rubinetti aperti che fan piovere soldoni a palate. Altrove, invece, si è costretti a fare le nozze coi fichi secchi, bussando alle porte delle aziende nelle zone industriali delle rispettive province e lanciando sottoscrizioni tra i tifosi. Spesso con risultati insufficienti e con una programmazione tecnico-economica di breve respiro, che ogni 12-24 mesi dev’essere ripensata da zero. L’agonia del secondo sport di squadra italiano (dopo il calcio) è figlia di molti fattori e nipote di quella crisi economica globale che fa la voce grossa anche sotto canestro. A pesare la sempre minore visibilità e il calo di appeal che, oltre agli sponsor, mette in fuga pure i media. Il rilancio dell’intero movimento forse è ripartito dallo splendido europeo disputato dall’Italia del ct Pianigiani. L’Italia è uscita comunque a testa alta, seppure sconfitta all’ultimo giro ed esclusa dal “pass diretto” per i Mondiali, con un bilancio di 6 a 5 tra vinte e perse che non era facilmente pronosticabile all’inizio dell’avventura. Ma al di là dei problemi economici e finanziari la Pallacanestro Molfetta nella prima giornata di DNB dimostra di essere squadra solida dal punto di vista mentale e non solo. La squadra di coach Gesmundo regola il Cus Jonico Taranto con il punteggio di 87-71. Protagonista in positivo del match è sicuramente il pivot Mimmo De Falco autore di una prova senza sbavature: tripla doppia con 15 punti, 10 rimbalzi, 15 assist e un 36 di; ottima anche la prova del rientrante Maggi. Il play di Gorizia mette al servizio della squadra 5/9 dalla linea dei 3 punti e 21 punti finali. A confermarsi su buoni livelli dopo la passata stagione in DNC è Donatello Grimaldi: anche per lui 21 punti, con 4/8 da tre punti. Ma incoraggianti sono le prestazione dei nuovi arrivati: con Longobardi(14 punti), Bertona (6 punti) e Corazzon (7 punti). La prestazione nella prima giornata di DNB mette a tacere gli scettici senza tralasciare il fatto che molto spesso vincere con un super budget alle spalle è facile. Vincere quando invece il rubinetto viene chiuso è un po’ complesso. Eppure a Molfetta quest’anno al di là dei risultati che verranno l’impresa potrebbe proprio essere questa. Perchè quello che conta è saper come spenderli i soldi, e spenderli al meglio.
Autore: Andrea Saverio Teofrasto