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Il Pd apre la campagna elettorale a Molfetta con Emiliano e Minervini
13 marzo 2008

MOLFETTA - “Ce la possiamo fare”. Si conclude così la prima uscita ufficiale da candidato sindaco di Mino Salvemini(foto), nella serata di apertura della campagna elettorale verso le elezioni del 13 e 14 aprile, che lo vedranno in corsa per la poltrona di Palazzo Giovene nelle file della coalizione di centrosinistra (nella foto: Salvemini, Minervini, Emiliano). Ad aprire la campagna elettorale era stato, poco prima, l'assessore regionale alla trasparenza Guglielmo Minervini: “Siamo contenti di essere, e contenti di esserci. Questa campagna elettorale avremmo voluto non farla. Non è stato determinato da noi l'evento della caduta del governo Prodi, un passaggio traumatico che sembrava una gigantesca catastrofe e in realtà è diventato lo spunto per un cambiamento radicale e strutturale della politica, per la nascita del Partito Democratico. E' stata una reazione a catena dalla portata incredibile, abbiamo di fronte un quadro completamente diverso rispetto a quello di un mese fa. La partita si è aperta. Della caduta del governo il responsabile ha pagato pegno: Mastella è finito fuori dal gioco.” E' lo spunto per la prima entrata in gamba tesa nei confronti del sindaco uscente, Antonio Azzollini: “Negli stessi giorni, per dinamiche parallele, nella nostra città c'è chi ha inteso, per sovraordinare la propria carriera e il proprio interesse individuale, interrompere traumaticamente un patto sacro con gli elettori. Quando vai al voto chiedi il consenso, fai con migliaia di cittadini un patto d'onore da onorare, che non può essere rotto per nessuna ragione, meno che mai per interesse personale. Il 14 aprile, accanto a Mastella, anche il responsabile della rottura traumatica del patto molfettese, paghi pegno. Tonino a casa”. Prosegue Minervini, che va giù sempre più duro: “Si gioca con la città, con i cittadini molfettesi. Chi gioca non è una persona seria, non merita il nostro consenso. C'è il senso comune di una città in declino, sporca, trasandata, sta diventando un ritornello anche nelle battute per strada, al bar. E' diventato normale convivere con una Molfetta sporca, in cui le regole sono saltate, in cui crescono l'insicurezza, l'abbandono, la trasandatezza: credo che questa campagna elettorale la vogliamo perché la città non somigli al suo sindaco. In fondo, l'ha resa un po' simile a sé stesso”. Prima di chiudere Minervini passa ad analizzare ciò che non va: “la questione chiave è il progressivo isolamento della città rispetto al territorio: ci chiudiamo, mentre gli altri fanno squadra, siamo fuori da tutto”. Riguardo all'autorità portuale, ai porti turistici, “sono sul tavolo i protocolli di tutti i Comuni, tranne quello di Molfetta. Il senatore, prima di dimettersi, costituisce la società consortile per la gestione del porto, ci infila il suo portaborse come presidente, e ci sarà l'unico imprenditore che intende gestire il 70 milioni del porto in un regime di monopolio. Per questo Molfetta è fuori dal gioco: per una marchetta di modestissime proporzioni. Non si tratta solo del porto: è il sintomo di una logica che pervade tutto l'ultimo biennio amministrativo. Significa stare fuori dalle grandi partite”. Uno sguardo al Pd: “Sappiamo che il punto di approdo al quale siamo giunti non è condiviso da tutti, suscita imbarazzi, incertezze, dubbi. Dobbiamo però metterci tutte le energie per vincere questa partita: di fronte a noi dobbiamo vedere non il cambiamento che ciascuno di noi sogna, non la Molfetta che sogniamo, ma quella che abbiamo davanti agli occhi. E' in questa Molfetta che dobbiamo attuare il cambiamento possibile”. Un accenno anche ai toni della prossima campagna elettorale: “Azzollini ha detto che manterrà un profilo sobrio, mantenere il confronto elettorale solo sul piano delle idee. Vogliamo tenere allora il dibattito in questo recinto, non fare mercato della dignità delle persone. E siccome siamo ancora ustionati, (Minervini si riferisce ai fatti della Truck Center) non sarebbe male chiedere una preventiva attenzione della magistratura su quello che avverrà in campagna elettorale a Molfetta”. Prende poi la parola il sindaco di Bari, Michele Emiliano: “la rinuncia ad esserci è un fatto drammatico, perché corrisponde a una scelta precisa: sottrarsi alla dialettica strategica con le altre città. Il danno è incalcolabile, non può essere percepito in questo momento. Molfetta non è un luogo di tutti, ma un luogo di appropriazione, un'intera città è diventata un trampolino di lancio per alcune famiglie”. Emiliano allora auspica “la liberazione di energia attraverso la democrazia, un metodo di governo per liberare i sogni e le ambizioni delle persone”. Si lancia poi in un pittoresco paragone, a proposito del candidato del centrodestra, Azzollini: “come Paperon de Paperoni, ha un deposito. Non si vede, ma ce l'ha. Si deve fare in modo che il deposito non conti, questa variabile non deve essere utile allo scopo”, e ricorda “nelle elezioni che vincemmo a Bari nel 2004, quando si accorsero che c'era la possibilità che noi vincessimo, ricorsero al deposito”. Emiliano riflette successivamente sulla lista elettorale del centrosinistra: “vedo simboli di chi ha fatto un lungo percorso con la vecchia amministrazione: è il segno che così non si poteva andare avanti. Manca qualcun'altro, e mi dispiace, anche perché la Sinistra Arcobaleno in Puglia funziona. Sarebbe stato utile averli con noi, non spero di averli in ballottaggio solo perché spero che si vinca al primo turno. Bisogna stringersi attorno ad un progetto, tenendo presente che tutti i progetti hanno difetti. Auguro a Mino Salvemini di svolgere il suo lavoro senza snaturarsi, senza urlare o accettare provocazioni. Questa città, dopo almeno due passaggi a vuoto, ha bisogno di una guida”. Quasi da adottare lo slogan improvvisato, nelle battute finali, da Emiliano: “per la città di Gaetano Salvemini, un Salvemini come sindaco”. Infine, ha parlato il più atteso, il candidato sindaco Mino Salvemini: “è un gravoso compito al quale ho aderito con entusiasmo, ho risposto alla chiamata del partito con lo spirito di servizio che è richiesto: ora sarò espressione di tutta la coalizione”. Salvemini afferma di voler far uscire Molfetta “dall'isolamento da un lato autarchico, dall'altro arcaico, una città che non accetta le sfide della modernità per il titanismo del sindaco, una città in cui la democrazia è in crisi, in cui non vi è tasso di partecipazione democratica, in cui la giunta è stata espropriata del proprio ruolo. Una serie di forze che lo ha appoggiato, ha abbandonato la coalizione: i processi decisionali non avevano alcuna democraticità”. Parla poi della lista: “una coalizione di riscossa democratica, con il centrosinistra, più pezzi del centro, del cattolicesimo laico. Non dobbiamo trovare alcuna ostilità da parte della Sinistra Arcobaleno; è una esperienza che tende alla rinascita democratica della città”. Anche Salvemini si è soffermato sui problemi attuali del contesto cittadino: “la città ha conosciuto una serie di patologie sotto gli occhi di tutti. Periferie senza opere di urbanizzazione, senza nome, senza identità, un piano regolatore non attuato, ritardi drammatici nell'arredo urbano, mancanza della cultura della civitas, dell'agorà, perché è mancata ogni idea di questo tipo. Il ragionamento teso al passare alla storia perché si è fatto il porto, ha portato alla marginalizzazione di aspetti importanti, come la pulizia”. A tal proposito, Salvemini ha citato anche l'eclatante episodio della lettera della signora Cristina Muti, inviata a Quindici, e rilanciata dall'Espresso. “C'è un disprezzo per i beni comuni, un'anarchia, un nichilismo nei confronti del rispetto dei beni pubblici. Non è sempre stato così, c'è una degenerazione in questi ultimi anni, e non c'è stato nessun indirizzo pedagogico, nessuna campagna”. “Il manicheismo di Azzollini - prosegue Salvemini - secondo cui lui ha ragione e tutti gli altri torto, è un fenomeno politico pericoloso, che tale si è rivelato politicamente, saltando ogni mediazione politica”. Il neonato Partito Democratico avrà invece, sostiene il suo candidato sindaco, “una identità forte e radicalmente innovativa. Non per battere Azzollini, ma per una responsabilità del governo in questa città. Si scateneranno forze contro questo radicale tentativo di rinnovamento”, dice Salvemini, preoccupato che questa campagna elettorale possa essere compromessa “dalla forza economica del senatore. E' un po' come Davide contro Golia. Ma in quel caso sappiamo come è finita. Ce la possiamo fare”. Così come era stato la sera precedente per il centrodestra di Azzollini, ancora nessun accenno ai contenuti programmatici. Il programma della coalizione capeggiata dal Partito Democratico sarà svelato solo lunedì sera, alle 19, al teatro Odeon.
Autore: Vincenzo Azzollini
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