Il mistero dell'immobile a Corso Margherita: Azzollini proprietario indiretto. Comune in trincea alla richiesta di Quindici
Dopo l’articolo di Quindici online sugli anomali lavori ai civici 21 e 23 di Corso Margherita (palazzo Triggiani-Gambardella) per l’asportazione sospetta di alcune pietre dal muro e l’assenza del cartello per l’inizio dei lavori, alcuni lettori hanno indicato nel sindaco di Molfetta, senatore Pdl Antonio Azzollini, il proprietario di quell’immobile. Ma, a quanto pare, il civico 21 dovrebbe essere intestato alla moglie del sindaco Carmela Mezzina dal 19 luglio 2004 tramite compravendita effettuata a Molfetta (i due proprietari precedenti dovrebbero essere Garcia Sanchez Ana Maria e Gentili Valter, che a loro volta aveva acquistato l’immobile dopo la morte della proprietaria il 12 marzo 2003). Un anomalo passaggio di proprietari, nemmeno molfettesi. Invece, una parte del primo piano e il secondo piano dovrebbero essere intestati a tre componenti della famiglia Triggiani. Il civico 21 non sarebbe nemmeno registrato al catasto. Una visura catastale potrebbe anche confermarlo. Comunque, chiunque sia il proprietario, è legittima l’esecuzione dei lavori di ristrutturazione dell’immobile, collocato dal Piano Regolatore Comunale in una sottozona A/1 (zona urbana d’interesse storicoambientale ai sensi del DM n.1444/68 o sottoposte a vincolo di tutela della Legge n.1497/39). Infatti, secondo le NTA del Prgc, quest’area è assoggettata a piani di recupero d’iniziativa pubblica o privata (Legge n.457/78 e LR n.56/80) o integrati e gli interventi «devono tendere alla conservazione e alla riqualificazione urbanistica ed edilizia, mediante un insieme sistematico di interventi pubblici e privati per dotarla di servizi individuali e collettivi». In mancanza di piani di recupero, «sono ammessi solo interventi di manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, di restauro e di risanamento conservativo (ex art.31 legge 457/78)». Gli usi previsti dovrebbero essere quelli di cui ai piani di recupero già adottati o approvati. In ogni caso, se Azzollini (o comunque un suo familiare) fosse il proprietario diretto o indiretto dell’immobile, essendo un personaggio pubblico (sindaco e senatore), sarebbe opportuno che i lavori si svolgessero nel rispetto delle leggi e dei regolamenti statali e comunali. Trattandosi del sindaco, l’evento non sarebbe più privato, bensì richiederebbe una particolare trasparenza pubblica, altrimenti ci troveremmo di fronte a un atto di tale gravità da richiedere l’intervento della magistratura. Per questo motivo, Quindici ha chiesto proprio al Comune di Molfetta di sapere se questi lavori siano stati autorizzati, se, dunque, esista effettivamente una dichiarazione d’inizio attività (dia), come mai non sia stato apposto alcun cartello (e se il cartello sia stato collocato all’interno dello stabile nel caso in cui la dia sia stata concessa), se i lavori in via di esecuzione siano regolari e conformi a quanto dichiarato nella dia, compresa la rimozione delle pietre dello stabile. Dopo oltre un mese, la richiesta protocollata il 4 giugno 2012 non ha avuto risposta. È forse conservata in qualche cassetto della scrivania? O il sindaco Azzollini non ha intenzione di autorizzare gli uffici comunali a fornire la documentazione richiesta da Quindici? Del resto, nel caso in cui la richiesta fosse stata irregolare o incompleta, il dirigente competente (settori Territorio e Lavori Pubblici) avrebbe dovuto comunicarlo all’interessato entro 10 giorni dalla data di ricezione della richiesta. Passati i 30 giorni fissati dal Regolamento comunale per l’accesso agli atti, è evidente che l’accesso sia stato negato. Anzi, il dirigente competente avrebbe dovuto comunicare entro un mese per iscritto i motivi del diniego o del parziale diniego, dell’esclusione, della limitazione o della dilazione all’accesso con espressa motivazione. Stessa procedura per l’accesso differito (applicato quando la conoscenza degli atti può impedire o ostacolare lo svolgimento dell’attività amministrativa): necessaria la motivazione, riferendo i fatti impeditivi, i limiti temporali e la normativa di riferimento. Forse la richiesta di Quindici avrebbe resuscitato qualche “scheletro nell’armadio”, ostacolando l’attività padronale e personale azzolliniana? Perché se l’iter burocratico è in regola, non è stato consentito l’accesso formale o informale a Quindici? Insomma, un’indiretta certificazione della gestione padronale del Comune di Molfetta, di contro alle leggi nazionali e comunali che garantisco il diritto all’informazione sullo stato degli atti e delle procedure comunali nel rispetto della privacy del cittadino. Il Nucleo di Polizia Edilizia del Comando di Polizia Municipale ha eseguito i dovuti controlli vista la segnalazione di Quindici? O dopo il pensionamento del maresciallo Picca, i controlli si sono fatti più latenti? Quindici, a nome dei cittadini di Molfetta, pone questi interrogativi e chiede che siano date delle risposte: è nel diritto dei cittadini, nelle regole della democrazia, nelle prerogative della stampa libera che esercita il diritto- dovere di cronaca e di critica, cane da guardia delle istituzioni