Il giudice ammette gli errori, ma niente domiciliari Spunta un deposito di armi nella sua disponibilità
Il giudice Giuseppe De Benedictis ha ammesso le sue responsabilità e i suoi errori durante l’interrogatorio al quale è stato sottoposto nel carcere di Lecce dove si trova recluso. Piangendo come un bambino e chiedendo scusa, il giudice di Molfetta ha giustificato il suo comportamento illecito a causa del trauma subito per la morte nel 2016 della moglie, anch’essa magistrato. A questa condizione di disagio, si era aggiunto anche l’isolamento professionale dopo la vicenda delle armi trovate in casa sua. La richiesta dei suoi legali per gli arresti domiciliari è stata respinta perché, secondo la Gip Giulia Proto del Tribunale di Lecce, non sarebbero cessate le esigenze cautelari. Il giudice rileva inoltre la «pervicacia» di De Benedictis che, pur sapendo di essere indagato, il 9 aprile scorso ha ritirato l’ultima mazzetta di circa 6.000 euro ricevuta da Chiariello per una scarcerazione. E lunedì 12 aprile alle 7,17 del mattino, il magistrato fa una telefonata. Tre giorni prima al gip De Benedictis erano stati trovati 5.500 euro in contanti, la mazzetta che lo incastra definitivamente, e altri 57.700 euro nascosti in casa, «denaro contante, ripartito in “mazzette” rilegate con elastici occultate accuratamente». Il magistrato sa di essere stato scoperto, capisce che per lui è finita, e infatti ha già scritto la lettera con cui intende dimettersi per evitare il carcere. La telefonata che fa a un amico, dal cellulare della fidanzata del figlio, è considerata dalla Procura di Lecce una vera e propria confessione. Ecco il testo dell’intercezzazione: DE BENEDICTIS: ti sto chiamando dal cellulare di un amico, io non tengo più il cellulare, tu hai saputo niente? AMICO: no, che cos’è successo? DB: eh, che cos’è successo ...allora, innanzitutto io mi sono dimesso dalla magistratura, non sono più Giudice a partire da questa mattina, va bene? A: perché? DB: perché venerdì io, quello Chiariello mi dette una cosa da studiare e mi dette qualche soldo, come scesi dallo studio stavano ì Carabinieri , perquisito, perquisizione, corruzione ..adesso ho detto tutte cose, ieri sono stati due giorni a casa mia a portarsi cellulare, computer, controllare le armi e cose, che vogliono vedere ...quello Chiariello stava multato, io mi sono dimesso ver evitare il carcere, però la misura la devono fare. Adesso sono a casa ad aspettare se mi fanno i domiciliari, speriamo che mi fanno i domiciliari A; moo, mannaggia a ... mannaggia DB: no, adesso devi dire la vergogna quando uscirà su tutti i giornali “Giudice De Benedictis arrestato per corruzione” A: Madonna Gesù Cristo mio DB: madò, Gesù Cristo che sputtanamento, anche ad Altamura chi mi potrà vedere più A: madonna mia, madonna DB: secondo te mi posso far vedere ad Altamura? A: e qual è il problema scusa? DB: si, ma non per gli altri amici, sai come mi devono mandare tutti a fare in c* A: non mandano ...ma c* lo sapevi pure tu! (bestemmia) DB: va bene, io mi sono dimesso, adesso vediamo quando mi devono prendere, comunque considerando che per questo reato il minimo sono sei anni, quattro anni me li devo prendere sicuro ...Hai capito? A: Madonna D7B: sicuro A: va bene, dopo vedo se ti vengo a trovare DB: a casa? ...Quando? A: eh...vedo oggi pomeriggio dai DB: io da casa non mi muovo da casa o domani quando vuoi, io non lo so, come vuoi tu, però io sono sicuro che me l’hanno riempita di microspie casa ...hai capito? A: ah, ah ...va bene DB: tu quand’è che passi? Io non ho più telefono, hai carta e penna? A: no, adesso vedo se vengo domani. La posizione del giudice si è, poi, aggravata dopo che, all’interno di una masseria di Andria, è stato trovato un arsenale di guerra: 65 fucili mitragliatori d’assalto (Uzi, kalashnikov, M12, AR15), 33 fucili (tra cui carabine di precisione), 99 pistole, mine anticarro, bombe a mano, circa 300 detonatori e 10 silenziatori per pistole, materiale che è stato sequestrato dalla Squadra Mobile di Bari, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce. La masseria è di proprietà di un imprenditore agricolo del posto, Antonio Tannoia, incensurato 55enne, che è stato arrestato. Le armi si trovavano in una botola, murate in un pozzo e sopra, per occultare il nascondiglio, erano stati posizionati un frigorifero e una cucina. Le armi erano nascoste in una botola sigillata con una grata di ferro, ricavata al di sotto di una dependance. Tannoia, proprietario della masseria, ha dichiarato che le armi erano nella disponibilità proprio del giudice De Benedictis, una circostanza che, se provata, aggraverebbe la posizione del magistrato molfettese, allontanando ancora di più l’ipotesi di un’attenuazione delle misure restrittive con i domiciliari.