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Il disagio della sinistra
15 aprile 2000

E' bella la "lettera firmata" pubblicata sull'ultimo numero di Quindici col titolo "Il disagio della sinistra". Gli argomenti trattati meritano un dibattito ampio, pubblico, approfondito. I Partiti, i Movimenti, il "popolo democratico" protagonisti della prima e della seconda Amministrazione Minervini devono, finalmente, affrontare il disagio diffuso tra i "malpancisti" della prima ora, i cittadini con la puzza sotto al naso, i delusi dell'ultima ora e quelli che dicono: "..a tutto c'è un limite..". L'argomento del dibattito politico, nella città e non nel consiglio comunale, dovrà essere questo: la differenza tra il dire e il fare; la prova della sinistra all'esercizio del potere. Per avere il futuro migliore al quale abbiamo il diritto di tendere, tutti i fanatici del "ritorno a casa", tutti i frequentatori dell'Aventino e dintorni, tutti gli appassionati del "prendiamoci un anno di riflessione" dovranno\\dovrebbero tornare... in movimento. Dove? Questo non ha grande importanza. La scelta è ampia e libera. Lorsignori, ricordiamocelo, sarebbero felici di vederci a casa, con le nostre famiglie, per continuare a farsi tranquillamente i fatti loro. Il problema è storico. Di storia personale: io ho vissuto per oltre 40 anni all'opposizione: non in un partito di opposizione ma, semplicemente, ..all'opposizione (trattasi di categoria dello spirito). Al Comune, al Parlamento, al Governo, nei posti di lavoro, negli uffici.......comandavano persone, gruppi, partiti che io non amavo, che leggevano giornali e professavano idee che io e i miei amici non condividevamo. E pensavo che questo stato di cose sarebbe restato ineluttabile: combattevo, votavo contro, dibattevo, agivo, ma pensavo che sarei morto in una Italia democristiana. I governi si chiamavano: Rumor-Moro-Taviani--Fanfani-Andreotti-Andreotti bis, ter, quater.... Craxi... gli alleati dei governi si chiamavano: Longo, Tanassi ecc.. Ora tutto questo non appare più ineluttabile, c'è D'Alema a Roma, Minervini a Molfetta. Questa la doverosa e lunga premessa. A questo punto avevo già scritto la conclusione del mio ragionamento esprimendo il mio parere e il mio giudizio sulle questioni sollevate, ma l'ho cancellata perché ciò che ritengo più importante è che ora si apra e si realizzi un dibattito serio sul rapporto tra la gente che ha avuto fiducia nel centrosinistra e gli uomini e i partiti che questa fiducia hanno raccolto, rappresentato e trasformato in attività di governo della città. Per finire con una frase ad effetto, questa esperienza amministrativa nata dalla partecipazione, se vuole avere speranza di futuro deve tornare alla partecipazione. Giuseppe Panunzio Dissenso politico e disorientamento Raccogliamo da più parti segnali di dissenso politico e di disorientamento da parte dei cittadini. Registriamo il disagio che coinvolge soprattutto chi, credendo in progetti politici precisi e in determinati uomini politici, ha partecipato attivamente all'attuazione del programma politico di Centrosinistra. Nella felice stagione del '94 la cittadinanza, chiamata alla partecipazione, ha messo a disposizione della comunità le proprie professionalità e ha contribuito a delineare il progetto per una città diversa, basata sui principi di partecipazione, di solidarietà e di trasparenza. Sono trascorsi diversi anni, ci sono state nuove elezioni amministrative con nuovi assetti, nonché fluttuazioni ultime di alcuni personaggi politici. Senza entrare nel merito delle scelte politico-amministrative di volta in volta attuate e senza voler interpretare questi facili passaggi, dato il breve spazio di un intervento e la necessità di un ampio dibattito pubblico che auspichiamo, vogliamo ribadire la coerenza di coloro i quali difendono il progetto nel quale hanno sempre creduto, oltrepassando il limite dei soggetti politici che lo interpretano. La tanto sbandierata indifferenza fra destra e sinistra in vista di obiettivi concreti da perseguire, porta con sé una confusione generale che, tra l'altro, autorizza i "politici fluttuanti" a salire sul carro dei vincitori. Abbracciare, invece, un progetto politico perché risponde profondamente alle proprie convinzioni, consente di operare scelte politiche, non in base ad opportunismi o ad entusiasmi momentanei, ma in coerenza con le idee fondanti del progetto stesso. E' con questa convinzione che noi del “Percorso” continuiamo a credere nel progetto, lo difendiamo e siamo pronti a modificarlo secondo necessità storiche, ma non nei principi ispiratori. Riusciamo a convivere con il disagio che provoca in noi la presenza in Consiglio di protagonisti ondivaghi, essendo convinti che la politica è prima di tutto un servizio nei confronti della comunità. Ritornare nel privato e rinunciare alla partecipazione attiva perché delusi, consente a coloro i quali sono espressione solo di se stessi e non di un'idea politica (che forse non hanno) di "fluttuare" trasformando la "politica alta" in "politica altra". Percorso per l’Ulivo Processioni del Venerdì Santo, perché non ripristinare l'orario pomeridiano? Siamo tre bambini di dieci anni che desiderano esporre un problema relativo alle tradizioni molfettesi legate ai riti della "Settimana Santa". Si tratta della processione dei cinque Misteri che si snoda per le vie di Molfetta, il Venerdì Santo, partendo dalla Chiesa di Santo Stefano alle ore quattro del mattino. Noi bambini ci siamo resi conto che non possiamo partecipare a questa processione proprio perché l'ora non è adatta ai piccoli, di conseguenza non siamo mai stati protagonisti di questo emozionante avvenimento religioso. Ricordiamo che l'ultima processione pomeridiana si è svolta nel 1987, cioè tredici anni fa e, siccome abbiamo solo dieci anni, non abbiamo mai assistito alla processione pomeridiana tanto esaltata dai nostri genitori e nonni perché coinvolgeva tutta la popolazione. Vorremmo quindi che ci sia data una risposta a questo nostro problema: come possiamo tramandare ai nostri figli queste belle tradizioni molfettesi se ora non riusciamo a viverle pienamente da protagonisti? Inoltre numerosissimi adulti assistono soltanto all'uscita delle cinque statue lignee, poi la processione sfila in una città deserta, senza che nessuno possa partecipare pienamente a questo rito. Oltre a ciò desideriamo denunciare un altro inconveniente che avviene in questa occasione: molti ragazzi approfittando dell'uscita notturna dei "Misteri" colgono l'occasione per trascorrere l'intera nottata fuori casa. Purtroppo però alcuni, approfittando del buio si lasciano andare a compiere azioni poco corrette. Alla luce di queste brevi, ma importanti considerazioni vorremmo perciò che sia gentilmente ripristinato l'orario della processione dei cinque "Misteri" nell'ora pomeridiana del Venerdì Santo. Ringraziamo e salutiamo tutti coloro che vorranno prendere in considerazione questa nostra semplice, ma legittima richiesta. Rosa Spaccavento, Carmela Marzano, Vito de Candia Cari bambini, pubblico volentieri la vostra lettera, anzi vi ringrazio di averla inviata, sia perché condivido pienamente le vostre osservazioni, sia perché esse rappresentano il pensiero della maggioranza dei molfettesi. Purtroppo, per le pressioni di un gruppo di “patiti” (o “fanatici”) delle tradizioni, la processione più amata della Settimana Santa, è stata sottratta alla maggior parte dei cittadini: alla gente che lavora e non può seguirla al mattino; dei bambini come voi che non potranno conoscere la suggestione della processione serale e dei turisti che non vengono più a Molfetta, malgrado i manifesti che pubblicizzano le processioni. Queste, credo, appartengano a tutta la città e non solo ai confratelli si Santo Stefano (anche fra di loro sono divisi: moltissimi ci hanno detto che vorrebbero la processione al pomeriggio). Ci auguriamo che il Vescovo, mons. Donato Negro, che sappiamo sensibile ai desideri della comunità, accolga l’invito che proviene dalla maggioranza dei cittadini che vuole rivivere quei momenti di fede e di intensità spirituale tipici della Settimana Santa e che hanno nelle processioni del Venerdì uno dei momenti più alti. Finalmente il sovrappasso, ma serve un altro semaforo Egregio Direttore, abito in “via Ungaretti, dopo un’attesa di 22 anni il 2 aprile scorso ho percorso il sovrappasso di levante, che quando acquistai casa, mi fu detto che sarebbe stato realizzato nel giro di qualche anno. Come dire: “Meglio tardi che mai.” Sono stato uno di quei cittadini che non hanno accettato la chiusura del passaggio a livello “Samarelle”, perché ritenevo che il percorso pedonale del ponte sarebbe stato poco agevole e poco sicuro. Invece mi sono ricreduto. Ho percorso a piedi, in entrambi i sensi, il tragitto tra l’innesto pedonale di “via Ungaretti” e l’incrocio semaforico, impiegando senza fatica meno di cinque minuti. Inoltre a mia memoria non ricordo un’opera pubblica a Molfetta iniziata e portata a termine nei tempi previsti. Quindi è giusto “dare a Cesare quello che è di Cesare”. Detto questo però voglio sottolineare che a quest’opera manca una cosa importante per la sicurezza: un semaforo all’incrocio con “via Bitonto” che si trova a metà strada del rettilineo di “via Berlinguer”. Quell’incrocio è pericoloso e problematico sia per chi lo deve attraversare, sia per chi deve svoltare a sinistra, perché il traffico di “via Berlinguer” è sostenuto e scorrevole. Dopo appena una settimana dall’apertura del ponte, al suddetto incrocio si sono già verificati due incidenti, per fortuna senza danni alle persone. Ritengo quindi opportuno un semaforo, prima che succeda quello che non deve succedere. Cordiali saluti. M.d’A.
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