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Il delitto della montagna Il nuovo giallo di Chicca Maralfa nella ormai nota cornice dell’Altopiano vicentino
15 aprile 2024

A distanza di due anni dalla risoluzione del caso delle sorelle Bedin, il luogotenente Gaetano Ravidà vive ancora l’altopiano di Asiago come uno straniero che cerca di trovare la sua dimensione, lontano dalla sua terra. Senza la moglie o, meglio, l’ex moglie e le sue figlie, il suo è un presente sicuramente sereno ma a tratti malinconico. Percepisce le montagne che lo circondano, teatro di alcune delle più sanguinose battaglie della Grande Guerra, come “terra di nessuno” per questo spontaneamente suggerisce di chiamare proprio così il nuovo caso che lo vede protagonista. “Il delitto della montagna” segna il ritorno al romanzo di Chicca Maralfa, edito Newton Compton. Tutto ha inizio con un’inchiesta riguardante reati ambientali, a seguito di una denuncia anonima. Alcune cave di marmo dismesse da tempo vengono utilizzate come deposito illegale dalla mafia del Brenta. Perlustrando quelle pareti di roccia, in un cunicolo, Ravidà e i suoi trovano il cadavere di un uomo, senza identità, mummificato. Mentre si cerca di dare un nome alla vittima, altre due persone muoiono in circostanze misteriose, gettando di nuovo la piccola comunità nell’incertezza. Ad una prima analisi, i fatti non sembrano essere collegati. Paralleli all’indagine scorrono sempre la vita, i pensieri del luogotenente e gli interrogativi dell’anima sulla sua storia d’amore ancora clandestina col medico legale Maria Antonietta Malerba. Sono questi i giorni della merla, i più freddi dell’anno e una coltre di neve copre tutto col suo bianco portando un’apparente stasi. Un silenzio caratteristico della riservatezza degli abitanti del posto. Solo che qui riservatezza fa rima con omertà. Però il tempo stringe e Ravidà, indagando senza sosta, incrociando le varie fonti di nuovo tra passato e presente, arriva a provare che i delitti sono tutti legati tra loro. Alla fine, un colpo di scena mette a posto tutti i tasselli del puzzle e il caso viene risolto. La Maralfa, anche stavolta, ci racconta una storia rendendo convincente la narrazione grazie a dettagli che solo chi vive i luoghi dell’altopiano vicentino saprebbe cogliere. Lei, nata a Molfetta e cresciuta a Bari. Per sua stessa ammissione il giornale L’Altopiano, speditole regolarmente a casa da una sua cara amica, è stato fondamentale, fonte inesauribile per la documentazione sulla vita del territorio. E si vede. Le sue descrizioni hanno l’efficacia di una fotografia, un racconto “visivo e interiore”, proprio come quello del regista Ermanno Olmi, da lei ringraziato nelle note finali. Il tributo a Mario Rigoni Stern, militare nonché uno dei più importanti scrittori italiani, nato e vissuto ad Asiago, chiude il cerchio. Come lei, infatti, Stern descrive il paesaggio con essenzialità, costruendo emozioni profonde in poche righe. Questa credo sia la forza anche della scrittura di Chicca Maralfa, ormai una promessa mantenuta. © Riproduzione riservata

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