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Il corteo della sposa RACCONTO
15 febbraio 2002

Ci sono leggende che si narrano da tempi immemorabili, ce ne sono altre che nascono anche oggi, da avvenimenti insoliti. O dalla fervida fantasia di qualche vecchio che non ha nulla da fare. Come la storia della sposa di Baragiano. Una storia che sembra assolutamente vera. "C'è l'usanza di fermarsi poco prima della chiesa. La sposa al braccio del padre e, dietro, il corteo dei parenti prossimi, per dirigersi a passo lento e solenne verso lo sposo in attesa, sposo come quello che, un giorno passato, in un abito azzurro dal taglio antiquato attendeva trepidante sulla soglia della chiesa la sua sposa." Il vecchio che racconta la storia si ferma a guardare la strada deserta davanti alla piccola ma graziosa chiesa di Baragiano. Pare che nei suoi occhi la scena di un corteo fantasma si ripete. All'infinito. "E allora?" Incalzo io un po' troppo freddamente. Lui pare non avermi sentito, resta ancora qualche istante incantato a fissare il nulla, poi si lascia sfuggire un leggero sospiro e riprende: "Era il 20 di agosto. Dopo ferragosto i contadini bruciano le stoppie per preparare la terra alla nuova semina. Il fuoco stana ogni genere di animaletto. Insetti, serpenti, topi e lucertole vengono spinte al bordo dei campi, a intrufolarsi persino nei paesini e centri abitati. E questo i falchi lo sanno bene. Così si appostano in cielo e girano... girano..." e il vecchio muove la mano aperta ad accarezzare l'aria mimando un volo planato "...girano sino a quando non scorgono gli animaletti in fuga. Allora calano dall'alto con la velocità di un colpo di fucile e li afferrano portandoli via in alto a cibarsene o a sfamare i propri figli. E, una volta tra gli artigli, per la bestiole non c'è più scampo. Eppure… Quel giorno c'era un falco, e poco lontano bruciavano i campi. E c'era la sposa che avanzava verso il suo promesso. E il falco vide la sua preda, una vipera che cercava scampo al fuoco serpeggiando velocemente in un canalone. E la sposa era raggiante e splendida. E il falco scese dal cielo come un fulmine. E lo sposo sorrideva quasi impacciato sull'uscio della chiesa. E il falco l'afferrò la sua preda e la sollevò in alto per il suo unico e ultimo volo. Ma qualcosa non aveva funzionato a dovere, forse l'unghia spezzata sulla roccia qualche tempo prima, forse le contorsioni violente e disperate del serpentello piuttosto piccolo per essere afferrato saldamente, non so dirlo. Il falco perse la presa, già..." il vecchio comincia a ridacchiare senza sorridere "il falco... perse la presa.” Stringe le labbra quasi a mettere in dubbio le sue stesse parole “Sa, giovanotto,” mi guarda quasi soltanto allora si fosse accorto della mia presenza, o mi avesse dato importanza “da quando sono nato, e sono davvero molti anni, non ho mai sentito di falchi che abbiano perso la loro preda. Era destino... " "D'accordo, era un falco imbranato.” Replico quasi con fastidio, fa caldo e l'attesa sta diventando lunga. “Ma cosa c'entra tutto questo con la sposa?" Il vecchio torna a guardare la strada deserta. Si ostina a non udirmi e continua a raccontare a se stesso, benché dia l'impressione di averlo fatto un milione di volte. "E il falco lanciò al cielo il suo grido di rabbia quando vide la vipera che scendeva giù cadendo al suolo. Ma c'era la sposa che aveva quasi raggiunto la soglia della chiesa. Era bianco il suo vestito, scoperto il suo collo sottile e scuro. Abbronzato dal lavoro. E la vipera cadde sul suo velo. Spaventatissima, s'insinuò sotto di esso e morse. Alla cieca. Uno dei parenti aveva visto con la coda dell'occhio qualcosa cadere dall'alto. Ma quando la sposa lanciò un urlo e si dimenò in terra come un'ossessa nessuno capì. Finché il padre vide la vipera nascosta tra velo e capelli e senza esitare le schiacciò la tesa imbrattando di sangue il velo bianco. Tardi... troppo tardi... un morso di vipera alla giugulare... così disse il medico giunto poco dopo... non dà scampo. Pensare che l'organista, una stupenda ragazza venuta da Potenza, aveva già iniziato a suonare la marcia nuziale." Tacque, una lacrima preme insistentemente sulla sua palpebra, ma lui la ricaccia indietro a forza. "Morì?" Chiedo un po' ammorbidito dalla commozione del vecchio. Puoi avere il cuore indurito dalla vita sin quasi a granito, ma le lacrime vere fanno male. "Già, davanti a tutti, lì a due passi dal suo sposo, ancora stretta al braccio di suo padre, davanti a tutti coloro che le volevano bene. Morì perché un falco non era riuscito a trattenere la sua preda." "Pazzesco. Stento a crederci." Naturalmente lui non degna d'una risposta il mio commento. E conclude: "Da quel giorno, si racconta di un giovane vestito con l'abito da sposo, azzurro dalla foggia un po' antiquata, che si aggira tra gli sterpeti e uccide le vipere, solo quelle, e poi alza il pugno al cielo perché vorrebbe uccidere anche i falchi, ma non ha ali per raggiungerli." "Storie." Il vecchio finalmente si accorge di me e mi fulmina con uno sguardo che più che d'ira è carico di... non saprei... quasi commiserazione, poi dice solo: "Fosse capitato a me e non a lei, fosse caduta su di me quel serpente maledetto... io le ero a fianco... io la accompagnavo... dal suo sposo... avesse morso me... non la mia bambina…" E con gli occhi lucidi torna muto a guardare il suo corteo fantasma ripercorrere per la millesima volta la strada della chiesa. Donato Altomare I libri con i racconti di Donato Altomare sono in vendita presso la libreria Corto Maltese a Molfetta in via Margherita di Savoia, 106.
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