Il coraggio civile dell'avvocato Salvemini nella vicenda Sme
Un molfettese, per conto della presidenza del Consiglio, chiede il risarcimento dei danni a Berlusconi
Un nostro concittadino all'onore delle cronache, uno dei tanti che ha dovuto mettere a frutto la sua intelligenza e la sua preparazione lontano dalla nostra città. Si tratta di Domenico Salvemini, 65 anni (nella foto), avvocato dello Stato, parte civile per conto della presidenza del Consiglio dei ministri durante il cosiddetto “processo Sme”, per il quale si è arrivati alla sentenza da pochi giorni, contro un imputato che è stato lo stesso presidente del consiglio, Berlusconi naturalmente.
Gli avvocati dello Stato hanno il compito di difendere gli interessi dell'erario nei processi penali e civili. Al momento dell'inizio del processo Salvemini si costituì parte civile per conto di Massimo d'Alema, che allora ricopriva l'incarico, solo con il succedersi dei governi si è arrivati alla stranezza di un avvocato che rappresentata lo Stato, cioè Berlusconi, contro un imputato che è sempre lo stesso Berlusconi. Una paradossalità che da un lato è stata riconosciuta dal nostro concittadino, ma che non lo ha turbato più di tanto, visto che nella sua arringa ha chiesto che Berlusconi risarcisse per un milione e centomila euro la presidenza del Consiglio. Una imperturbabilità che trova ragione nella superiorità della legge rispetto alle persone che ne incarnano i ruoli cui essa si riferisce. Come avvocato ha rappresentato un soggetto giuridico, la presidenza del Consiglio, diversa dalla persona fisica del capo del governo, in questo momento Berlusconi, imputato per vicende che nulla hanno a che fare con la sua attività politica.
Domenico Salvemini è nato a Molfetta nel 1939, figlio di Tommaso Salvemini, professore prima all'università di Bari e poi a quella di Roma, il cui ritratto compare nella galleria degli uomini illustri a Palazzo Giovene, a sua volta nipote per parte di padre di Gaetano Salvemini. In passato gli sono toccati altri incarichi impegnativi, si è occupato ad esempio di terrorismo e di “Mani Pulite”, presentando la nota spese per conto dello Stato a terroristi e corrotti, poi gli è toccato farlo anche al presidente del Consiglio. Non sarà stato facile, ma non si è tirato indietro, facendo onore al nome che porta.
Gianni Antonio Palumbo
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