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Il centro-sinistra ha il suo candidato: Nino Sallustio Dopo mesi di trattative, incertezze, scontri, convergenza sull’ex assessore al Bilancio
15 marzo 2001

di Giulio Calvani “Habemus candidatum”, questo il tanto atteso annuncio comunicato dai responsabili di sei forze politiche del centrosinistra molfettese (Ds, Democratici, Sdi, Verdi, Pdci e Percorso), al termine di uno dei “Conclave” di segretari di partito più lungo che si possa ricordare. Ben cinque mesi infatti son serviti per giungere a questa “fumata bianca”, all’indicazione cioè del prof. Nino Sallustio, già assessore alle Finanze dell’ultima Amministrazione Minervini, quale candidato sindaco del centrosinistra dopo una serie interminabile di incontri, confronti ed, è inutile negarlo, scontri tra forze politiche, che sembrava davvero non dovesse avere mai fine. Per una volta il noto proverbio che vuole “chi entra Papa in Conclave uscirne cardinale” non ha trovato riscontro dal momento che indubbiamente quella di Nino Sallustio era una tra le candidature più accreditate sin dall’inizio di questa lunga vicenda, sebbene abbia incontrato resistenze ed ostacoli fino ad un attimo prima della sua ufficializzazione. Resistenze ed ostacoli che, è bene specificarlo, non provenivano dai segretari molfettesi delle forze politiche del centrosinistra, quanto piuttosto dai loro referenti provinciali i quali, nello stesso giorno in cui il Parlamento nazionale votava la legge sul federalismo, e cioè un riconoscimento forte ed autorevole delle autonomie locali, sottoscrivevano un documento a Bari col quale “invitavano” i partiti del centrosinistra a convergere sulla candidatura a sindaco dell’ing. Lillino Di Gioia, lui stesso segretario provinciale dell’Udeur. Un’ingerenza vera e propria, avvertita come tale anche dai responsabili delle forze politiche locali che sottoscrivevano nello stesso giorno (il primo di marzo) il documento politico indicando in Nino Sallustio il candidato sindaco, “per coerenza di impegno politico ed elevata competenza amministrativa”. Giungeva così ufficialmente a termine una lunga vicenda che, è stato detto durante la conferenza stampa di presentazione del candidato tenutasi il 4 marzo, aveva di fatto bloccato l’azione politica del centrosinistra in un frenetico rincorrersi di nomi, ma, ha sostenuto Nino Sallustio, “era finalmente ora che la città avesse un interlocutore con cui confrontarsi e non invece solo un candidato che per tutto questo tempo ha potuto dire qualunque cosa senza alcun contraddittorio”. “Di certo – ha tenuto a precisare Sallustio assieme ai segretari delle forze politiche nel corso della conferenza stampa – quella che si presenta non è una coalizione chiusa, bensì una proposta alle forze politiche progressiste e del centro riformatore affinché convergano unitariamente sul programma amministrativo e sul candidato sindaco”. I nodi ancora da sciogliere E’ questo infatti uno dei nodi ancora da sciogliere per quanto concerne la coalizione di centrosinistra che sostiene Nino Sallustio: non hanno infatti ancora ufficialmente resa nota la loro convergenza sul candidato e sul progetto che egli rappresenta (almeno nel momento in cui scriviamo) né tre “petali della Margherita” e cioè Partito Popolare, Rinnovamento Italiano e Udeur (in sostanza l’area centrista dell’Ulivo) né, d’altro canto, Rifondazione Comunista. Ma per meglio comprendere le dinamiche che non hanno ancora portato ad una definitiva schiarita del quadro, occorre a questo punto fare riferimento al ruolo che ha svolto in tutta questa vicenda quello che chiameremo “fattore L” e cioè il segretario provinciale dell’Udeur, ing. Lillino Di Gioia. Ricordiamo che questi fu tra i primi a sostenere pubblicamente la candidatura di Tommaso Minervini salvo poi rendersi conto che nella aggregazione a sostegno dell’ex consigliere comunale eletto nelle liste dei Democratici di Sinistra, c’era pure la Casa delle Libertà che in una manifestazione di qualche tempo fa esplicitò chiaramente, per bocca del suo più autorevole rappresentante locale, il sen. Azzollini, che quella del 13 maggio (data delle elezioni) sarà “una scelta di campo” che vedrà indissolubilmente connessi sia il voto per le elezioni politiche sia quello per le amministrative e che non si poteva dare adito a confusioni di sorta. Un segnale chiaro e fermo che caratterizzava politicamente la candidatura di Tommaso Minervini e che di fatto impediva all’Udeur di far parte di quella coalizione ed infatti da allora “il fattore L” ha cominciato una serie interminabile di incontri col centrosinistra al fine di giungere ad un accordo che fosse politico e programmatico, avanzando però una richiesta posta come pregiudiziale indispensabile e più volte ribadita: la candidatura a sindaco senza della quale nessuna alleanza sarebbe stata possibile. Proposta di fatto inaccettabile per gran parte del centrosinistra (eccezion fatto per Partito Popolare e Rinnovamento Italiano) viste le posizioni assai critiche assunte da Di Gioia in passato contro l’Amministrazione di centrosinistra guidata da Guglielmo Minervini. Il ruolo di Rifondazione Comunista Alla presenza o meno nella coalizione di centrosinistra dell’Udeur era anche legata la posizione di Rifondazione Comunista la quale, sebbene abbia sempre sostenuto la validità della candidatura del prof. Sallustio tanto da sottoscrivere solo un mese fa un primo documento politico in cui dichiarava la propria adesione ad una coalizione che vedesse l’ex assessore alle Finanze quale candidato sindaco, ha egualmente posto una forte e irremovibile condizione e cioè l’assenza dell’Udeur e del suo segretario provinciale nella compagine a sostegno di Nino Sallustio, per ragioni politiche che affondano i loro presupposti in una visione di città profondamente difforme. E’ del tutto evidente, quindi, che le discussioni intorno al “fattore L” hanno di fatto bloccato l’azione politica del centrosinistra in tutto questo periodo trascorso a cercare la “quadratura del cerchio” con le insopportabili pressioni che giungevano dal tavolo dei segretari provinciali, tanto che Rifondazione Comunista ha cominciato a prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di correre da sola presentando quale candidato sindaco il prof. Vito Copertino. Ma quando si era ad un passo dalla ufficializzazione di questo importante passaggio e dopo l’indicazione del centrosinistra della candidatura di Nino Sallustio, come nei migliori film gialli, il colpo di scena. Di Gioia si sposta verso D’Antoni Sempre più insistentemente in città ha cominciato a circolare la voce di una presa di distanze dell’ ing. Lillino Di Gioia (profondamente risentito per non essere riuscito ad ottenere la candidatura che aveva richiesto) dalla coalizione del “Nuovo Ulivo”, e di una sua adesione al progetto “neocentrista” di Sergio D’Antoni e Giulio Andreotti e della loro “Democrazia Europea” tanto da essere indicato addirittura quale candidato alla Camera per questa formazione politica. Il diretto interessato si è limitato, nella migliore tradizione democristiana, a non confermare né smentire (sebbene abbiamo avuto molte conferme anche da fonti interne alla locale sezione del partito di D’Antoni che ci hanno parlato di lunghi incontri tra l’ing. Di Gioia e i responsabili locali della “Democrazia Europea”, protrattisi fino a tarda sera), ribadendo però che al momento è ancora, e a tutti gli effetti, il segretario provinciale dell’Udeur. Certo è che ove questa ulteriore presa di posizione (abbiamo perso il conto delle volte in cui l’ing. Di Gioia ha cambiato formazione politica nel più recente passato, svariando indifferentemente da sinistra a destra, passando, logicamente, per il centro) dovesse concretizzarsi gli scenari muterebbero radicalmente. Appoggerà Lillino Di Gioia, nella sua nuova (ed eventuale) veste di candidato alla Camera, il candidato sindaco del centrodestra Tommaso Minervini, dopo che ne aveva preso espressamente le distanze? E quali saranno i suoi rapporti con il sen. Azzollini e l’on. Amoruso, suoi eventuali avversari sul piano politico? Come potranno conciliarsi le due posizioni? D’accordo che il fronte a sostegno di Tommaso Minervini si caratterizza per la confusa eterogeneità di uomini e forze politiche, ma questa sarebbe una contraddizione davvero insostenibile. O forse, “Democrazia Europea” guidata a livello locale dall’avv. Mariano Caputo ritirerà la sua adesione al progetto della fantomatica “Nuovalleanza” dopo aver per mesi sostenuto il contrario e magari sosterrà una candidatura di centro, coronando il sogno del “terzo polo” tanto caro sia a D’Antoni che a Di Gioia, sperando magari di poter costituire l’ago della bilancia per il ballottaggio? Ed ancora, che fine farà l’Udeur a livello locale? E quale sarà il posizionamento di Rinnovamento Italiano? Cade il “Fattore L” Come si vede gli interrogativi sono tanti e gli equilibri interni alle due coalizioni non sono ancora del tutto chiari. Da un lato si è in attesa della ufficiale presa di posizione di Rifondazione Comunista (che, non avendo più ragione di esistere la pregiudiziale sul “Fattore L” non dovrebbe avere difficoltà, coerentemente a quanto sostenuto in questo periodo, a convergere su Nino Sallustio apportando i propri importanti contributi in termini programmatici in modo da legittimare politicamente la propria adesione a questo progetto) e di quella del Partito Popolare, entrambe (salvo ripensamenti sempre possibili) ormai imminenti. Dall’altro occorrerà capire quali scenari potrebbe determinare a livello politico la presenza “ingombrante” dell’ing. Lillino Di Gioia quale candidato alla Camera, se questa indiscrezione dovesse trovare conferma. I salti della quaglia di Pino Amato Ma a proposito di trasformismi occorre dar notizia dell’ennesimo “salto della quaglia” da registrarsi nella coalizione di centrodestra che sostiene Tommaso Minervini: Pino Amato ex consigliere comunale è passato con invidiabile nonchalance dal suo partito di origine, i Verdi, al Ccd determinando all’interno di questa forza politica una vera e propria sollevazione del gruppo dirigente locale che faceva capo a Luigi Panunzio che, protestando contro questa operazione definita, in un comunicato stampa, di “accattonaggio elettorale compiuta per mano del segretario regionale sen. Brienza”, ha lasciato il Ccd per transitare nel Cdu. Ma per una volta non possiamo che solidarizzare con questo gruppo che non ha potuto sopportare quella che a tutta evidenza è stata una forzatura che di politico non ha davvero nulla. Quali possono essere le “profonde” ragioni che hanno indotto Pino Amato a lasciare i Verdi e a entrare in un partito che ha valori di riferimento e substrato culturale lontani anni luce da questi, se non “accattonaggio elettorale” come è scritto in quel comunicato stampa? Tommaso Minervini perde credibilità Il dato comunque rimane: queste trasmigrazioni infinite continuano a sottrarre, a nostro sommesso avviso, credibilità alla coalizione che sostiene Tommaso Minervini, elemento sottolineato da un inquietante fenomeno di “mutazione genetica delle sedi di partito”, malattia che, in tempi di “mucca pazza” sta colpendo parecchie sezioni di quei partiti che aderiscono alla “Nuova alleanza”. Così nel breve volgere di poche ore la locale (ex, a questo punto) sede dei Verdi è diventata punto di riferimento cittadino del Ccd (sulla quale il sen. Brienza ha avuto anche da ridire considerandola troppo piccola…), ed immaginiamo il duro lavoro che hanno dovuto compiere, durante la notte, i neo-cristianodemocratici per levar via bandiere e simboli del sole che ride, e per tappezzare i muri e la porta d’ingresso con i faccioni di Casini e le vele spiegate con lo scudo crociato. Al contempo l’ex sede del Ccd si è repentinamente trasformata, da un giorno all’altro, in sezione del Cdu, ed anche qui, cestinato il povero Casini si ripesca il viso sornione di Buttiglione. E’ questo il livello della “NuovAlleanza” che si candida a governare la città? “O tempora, o mores!” direbbero i Latini.
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