Il “Catalogo” di Jean-Claude Carrière in scena a Molfetta
Cosa accadrebbe se una donna bella e svitata, con la scusa di cercare un fantomatico Monsieur Ferrand, si installasse nell'appartamento-garçonnière di un avvocato di successo, abituato a registrare i nomi delle proprie amanti in un catalogo corredato di fotografie? È lo spunto divertente e surreale de “Il catalogo” di Jean-Claude Carrière, sceneggiatore e drammaturgo francese.
L'opera è stata rappresentata presso il “Teatro S. Giovanni Bosco” mercoledì 28 e giovedì 29 dicembre 2005 dalla compagnia teatrale “Il Camerino”, con la regia di Masaria Colucci. L'ANFFAS, promotrice della messa in scena, ha devoluto i proventi della manifestazione alla costruzione della “Casa dopo di noi”, destinata ad accogliere otto diversamente abili orfani o con genitori incapaci di provvedere alle loro necessità.
Giovani interpreti (che hanno recitato, pur essendo professionisti, a titolo gratuito) della pièce il romano Jacopo Venturiero, attore cinematografico e televisivo (con all'attivo partecipazioni al fianco di Barbareschi, di Foà e della Muti) e la molfettese Marianna De Pinto, diplomata presso la scuola di recitazione di Garinei, studentessa dell'Accademia d'Arte Drammatica “Silvio D'Amico” (ha già debuttato in spettacoli di Molière e Pinter).
Venturiero incarna efficacemente tanto l'iniziale rampantismo vacuo di Jean-Jacques, quanto la progressiva, inesorabile perdita di certezze, che indurrà l'avvocato all'esilio volontario dal monolocale-regno in un ultimo disperato tentativo di tenere desto il desiderio amoroso di Suzanne (Marianna De Pinto).
La De Pinto delinea con energia, e cura estrema persino dei dettagli legati al movimento scenico, un irresistibile ritratto di bugiarda incallita. Svampita, kitsch nei vestiti sgargianti, che nello spassosissimo gioco al massacro dei due protagonisti fan su e giù dall'armadio alla valigia e dalla valigia all'armadio. Teneramente bambina, pigramente svagata, sensuale per natura e per scelta, Marianna-Suzanne seduce Jacopo-Jean-Jacques forse avvalendosi delle medesime parole (suggerite dalla lettura del catalogo) con cui l'uomo faceva breccia nell'animo delle sue amanti occasionali. Ne consegue una girandola di menzogne architettate ad arte dai due amanti per rendersi reciprocamente appetibili, con Suzanne terrorizzata all'idea di scivolare nuovamente in una condizione di spaesamento e solitudine (che al contempo finge di desiderare) e Jean-Jacques, innamorato alla follia, fortemente a disagio in un ruolo differente da quello di 'cacciatore'.
Il pubblico (numeroso e attento) subisce a sua volta, grazie all'eccellente performance degli attori e alla scaltra e raffinata regia, la fascinazione dello spettacolo (ottime le scelte musicali, con prevalenza di brani anni '70-'80, alcuni di Joe Cocker) e, nel momento in cui Jean-Jacques dichiara di chiamarsi Ferrand (proprio come l'antico amante di Suzanne), comincia a fantasticare. Si domanda se quella dell'avvocato sia l'ennesima bugia in un turbinio di tattiche e frottole. Si chiede se i due non siano, invece, amanti ormai da tempo, magari addirittura marito e moglie, e sospetta che forse non si è assistito che a un'insolita e pazzoide strategia per salvare un matrimonio dal naufragio nella quotidianità...
Gianni Antonio Palumbo
gianni.palumbo@quindici-molfetta.it