Il candidato sindaco del centro-sinistra
Caro direttore, sull'ultimo numero di Quindici ho letto una lettera dell'amico Arcangelo Ficco, il quale, interpretando in forma lodevolmente dubitativa una mia dichiarazione fatta pubblicamente alla locale Festa dell'Unità, giunge a conclusioni fortemente critiche sull'impostazione politica che assume sottesa a tale esternazione.
Dico subito, a scanso di equivoci, che la critica mi troverebbe assolutamente d'accordo se il mio pensiero al riguardo (costruzione dell'alternativa all'attuale schieramento di governo della nostra città) non fosse diametralmente opposto a quello che potrebbe apparire dalla lettura di una singola frase estrapolata dal contesto che, probabilmente, l'articolo di Lella Salvemini, per le ben note esigenze di sintesi giornalistica, non ha reso sufficientemente intellegibile.
Ho detto, invece, e di questo sono testimoni coloro i quali hanno partecipato al dibattito (né avrei potuto dire altro dal momento che stavo esponendo la linea elaborata collegialmente dal direttivo del mio partito), che: 1) la scelta del candidato sindaco deve essere solo l'atto conclusivo di un processo di partecipazione democratica dal basso di tutte le realtà politiche, culturali, associative e tematiche che non si riconoscono nell'attuale network politico-affaristico di governo, che conduca alla focalizzazione delle problematiche della città, alla conseguente elaborazione di un'idea, di un'immagine alternativa della città stessa e alla costruzione del programma; 2) bisogna a tale scopo ricreare, ove possibile, lo spirito innovatore e di partecipazione del '94; 3) in ogni caso non bisogna assolutamente ricadere nell'errore di riesumare il tristemente famoso “tavolo” per la scelta del candidato sindaco, attorno al quale, un mese e mezzo prima della data delle elezioni, quattro o cinque segretari, al di fuori di ogni processo democratico e a seguito di estenuanti trattative, emettono il loro responso; 4) non devono essere consentite transumanze di gruppi politico-affaristici, dato anche il loro potere di ricatto di cui si è fatta triste esperienza nella seconda amministrazione di Guglielmo Minervini. A tale affermazione ho aggiunto, per contrasto, che nulla osta, ovviamente, all'accoglienza di coloro i quali hanno aderito al progetto civico di Tommaso Minervini sedotti dalla sirena tecnocratica del mito della sua competenza amministrativa (che la nostra coalizione aveva contribuito a creare) e che si sono invece accorti che l'attuale sindaco è solo la foglia di fico del dominio sulla città di una famelica coalizione di potere.
Tale impostazione, tra l'altro, era stata da me anticipata per sommi capi nella brochure di presentazione della festa dell'unità ed è quanto di più lontano,credo, dall'interpretazione del mio pensiero che, sicuramente senza sua colpa, ne ha dato l'amico Arcangelo. Con viva cordialità.
Mino Salvemini
Segretario cittadino dei DS