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Il bello di Bellini la musica, l’amore e la poesia
15 luglio 2017

Un vero e proprio trionfo di melodia quello risuonato sotto la caratteristica volta a stella dell’Auditorium di San Domenico lo scorso 17 giugno, nel concerto di gala “Musica Amore Poesia - Una serata con Vincenzo Bellini”, interamente dedicato all’operista catanese, il quale, più di tutti, ha fatto della cura maniacale degli archi melodici il suo tratto distintivo. Àuspice di questa serata l’Associazione Nazionale Educatori Benemeriti (ANEB) di Molfetta, presieduta dalla prof.ssa Annella la candia Minervini, che ha voluto chiudere in bellezza l’anno associativo chiamando a raccolta l’Alter Chorus diretto da Antonio Allegretta insieme a cantanti lirici di pregevole valore quali il soprano Marilena Gaudio, il mezzosoprano Giulia Calfapietro e il tenore Nicola Cuocci. Ad accompagnare gli artisti al pianoforte il maestro Alessandro Giusto, per il quale (si perdoni allo scrivente la banalità retorica, ma necessaria in questo caso) mai è stata più calzante la locuzione latina nomen omen, in quanto uomo giusto al posto giusto, in grado di disegnare perfettamente la potenza espressiva delle armonie belliniane e di farsi compagno, con sensibile mestiere, dell’interpretazione dei cantanti. Il concerto ha inizio con una suggestiva interpretazione del mezzosoprano Giulia Calfapietro dell’aria Se Romeo t’uccise un figlio dall’opera Capuleti e Montecchi, con la quale il personaggio di Romeo (interpretato, come da tradizione, da una voce femminile en travesti, a voler rappresentare un adolescente) si presenta, sotto le mentite spoglie di un ambasciatore, presso la dimora dei Capuleti, per offrire la pace dei Montecchi in cambio della mano di Giulietta. Seguono due brani tratti dall’ultima opera di Bellini, I puritani, opera ambientata in Inghilterra nel XVII secolo dove la storia d’amore tra Arturo, partigiano degli Stuart e Elvira, della famiglia dei Puritani, si intreccia con lo scontro politico fra le rispettive fazioni. Il pubblico ha potuto godere dell’aria Qui la voce sua soave, in cui il soprano Marilena Gaudio ha reso in maniera efficace il commovente invocare dell’amato Arturo da parte di Elvira, e del meraviglioso concertato A te o cara, con cui cui viene sancita la pace tra le due famiglie e che vede protagonisti, insieme ad un ben inquadrato coro, sia Elvira, sempre interpretata dalla Gaudio, che Arturo, la cui parte ardua e acutissima viene qui ben sostenuta da Nicola Cuocci. Altra opera importante del repertorio belliniano è rappresentata dall’opera semiseria La sonnanbula, la storia del tenero e contrastato amore tra Amina e Elvino. Da quest’opera viene eseguita l’aria Prendi, l’anel ti dono, dolcemente interpretata da Cuocci e dalla Gaudio insieme col coro, e la sublime aria Ah non credea mirarti, perfettamente nelle corde vellutate di Giulia Calfapietro nel ruolo di una Amina in stato di sonnambulismo. La seconda parte del concerto è interamente dedicata al capolavoro di Bellini senza dubbio più significativo, Norma. Un’opera dagli infiniti contrasti, in cui si contrappongono, e allo stesso tempo amoreggiano, la perfezione e la razionalità del neoclassicismo e l’impeto e il sentimento del romanticismo, un racconto in cui le vicende personali si intersecano con le vicende politiche di un popolo oppresso, i Druidi delle Gallie, e di un popolo oppressore, i Romani. Il genio di Bellini ha messo in questa tragedia lirica letteralmente a nudo questi contrasti, insieme alle debolezze dei personaggi, relegando l’orchestra al mero ruolo di accompagnamento della voce. Voce la quale, per questi motivi, vive di vita propria, conferendo un suono speciale per ogni parola, in un equilibrio perfetto tra dramma e canto. E in questo gli artisti in scena ci sono perfettamente riusciti. Marilena Gaudio ha saputo tracciare, con la sua consueta padronanza del fiato e delle colorature, la dicotomica ambiguità della protagonista Norma, guida religiosa e morale dei Druidi e, allo stesso tempo, madre di due figli avuti dal proconsole romano Pollione. Personaggio quest’ultimo interpretato da Nicola Cuocci che, con vocalità piena, pulita ed estesa, ha saputo ben disegnare quell’uomo che nel corso dell’opera riesce a fare chiarezza dentro di sé, arrivando a distinguere l’amore maturo che lo lega da anni a Norma dal trasporto, pur sincero, che ha provato per la giovane Adalgisa, giovane novizia del tempio di Irminsul. Una personalità lineare, limpida, virginale quella di Adalgisa, annunciatrice anch’ella di un amore nelle sue intrinseche contraddizioni, che ama i voti fatti al suo Dio ma ama anche il suo uomo, donna qui interpretata da Giulia Calfapietro con bellezza di canto e con timbro caldo e amplissimo. A supportare i protagonisti, ben amalgamati nei duetti e nei terzetti, un intenso ed efficace Alter Chorus, di peso e colore vocale notevoli, e il corista basso Mauro Allegretta in brevi interventi nel ruolo di Oroveso, capo dei Druidi e padre di Norma. Tra i numeri musicali sono da segnalare, oltre che una suggestiva esecuzione della celeberrima Casta Diva, il finale primo Adalgisa… Alma, costanza!, duetto tra Norma e Adalgisa, che con l’ingresso di Pollione sfocia nel terzetto Ah! di qual sei tu vittima, il coro maschile Non partì?... Finora è al campo, il duetto Norma e Adalgisa Mira, o Norma… e lo struggente finale ultimo Qual cor tradisti… Deh! non volerli vittime, uno dei più elegiaci e intensi concertati nella storia del melodramma, che lascia nei presenti il segno indelebile di una pregiata serata musicale, apprezzatissima dal pubblico presente.

Paolo Gadaleta

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