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Il ballottaggio attraverso i manifesti elettorali Fra Azzollini e Di Gioia spunta ancora Tommaso Minervini
07 giugno 2006

MOLFETTA - Non si può dire che la campagna elettorale per il ballottaggio della prossima domenica stia facendo scintille in città; ritiratosi, per la massima parte con le pive nel sacco, l'esercito dei 700 aspiranti ad un seggio in Consiglio Comunale, i due candidati che si contendono la carica di sindaco, Antonio Azzollini e Lillino di gioia, in questi giorni hanno tenuto basso il profilo della propaganda: nessun comizio, tanto che pare si andrà direttamente a quelli di chiusura per la fine di questa settimana, zero volantinaggi e presidi in città, loro o dei partiti che li sostengono, cassette della posta che respirano, zeppe solo dei volantini con gli sconti dei supermercati. Solo sporadiche apparizioni in tv, comunicati stampa sui siti cittadini, la vera agorà di questo periodo elettorale e, questa sì, battaglia di manifesti sulle plance. Plance su cui si può leggere l'attuale momento politico cittadino. Azzollini al primo turno non s'era sprecato dal punto di vista della comunicazione, un solo manifesto vero e proprio, quello con il suo volto, e per il resto solo annunci dei comizi o dei passaggi in televisione. Per il secondo turno sono spuntati prima dei cuori a più sfumature d'azzurro, colore caro a Forza Italia cui il senatore appartiene, poi, per il filone “da che pulpito viene la predica”, altri manifesti, sempre grafica elementare e stesso tono d'azzurro, in cui si dà del riciclato al suo antagonista, un po' contraddittorio per un politico che non può certo rivendicare di essere sempre stato organico al centro destra e che al momento giusto ha dato prova, lui sì, di sapersi riposizionare fruttuosamente. Lillino di Gioia ha scelto un doppio registro. Una volta individuato il suo contendente, subito tre manifesti tesi a metterne alla luce gli elementi negativi: la concentrazione di potere che si avrebbe nelle sue mani e il poco tempo da dedicare alla città, dato l'incarico parlamentare. Poi è tornato allo stile pensato già per il primo turno da Antonello Mastantuoni, quello della gente qualunque, che si presenta con il nome di battesimo, chiamata a testimoniare il suo impegno per il centro sinistra, questa volta divisa per categorie: ragazzi che aspirano a costruirsi il futuro a Molfetta e non lontano, nonni alla ricerca di sicurezze, avvocati che vorrebbero un città più giusta. Immagini allegre ed anche un po' buffe di cittadini normali, che desiderano essere governati in modo altrettanto normale. Sulle plance, però, i nuovi manifesti non hanno coperto del tutto quelli vecchi e così, ne diamo una testimonianza nella foto, fra i due candidati in ballottaggio, spunta ancora la faccia un po' amletica di Tommaso Minervini. Che a quanto pare tormentato continua ad essere tutt'ora. Cosa stia accadendo nell'ex terzo polo non è dato di saperlo con precisione, scaduto il tempo per gli apparentamenti ufficiali, arrivati a quattro giorni dal voto, sta trascorrendo senza nuove anche quello per gli accordi politici, tranne che per quello ormai acclarato che vede il Pri traslocato nel centro destra. Dopo l'annuncio di intese con tre o addirittura quattro delle liste di Tommaso Minervini, fatto da Di Gioia nella conferenza stampa di lunedì, non si sono registrate conferme, dettagli, certezze. Soprattutto sono gli esponenti di queste liste e lo stesso ex sindaco a non parlare, a non prendere posizione e, più passa il tempo, più il senso stesso di un accordo vien meno, dato che si suppone i cittadini abbiano già deciso chi votare. Una conferenza stampa, annunciata e più volte rimandata, forse si farà stasera, sarà la volta buona per capirne di più. Altrimenti bisognerà aspettare il prossimo manifesto.
Autore: Lella Salvemini
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