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I numeri del progetto “Pansini Legnami” SCHEDA
15 febbraio 2005

Il comparto “Pansini Legnami”, così come previsto dal piano regolatore, ha una superficie di 9.200 mq e include anche le palazzine che si affacciano su via Binetti e via Baccarini. Queste ultime, tuttavia, così come da Prg, non sono state oggetto d'interesse da parte dei progettisti che hanno redatto l'intervento di edificazione del comparto. La volumetria da realizzare ammonta a 31mila mc di cui 11mila residenziali e i restanti commerciali e direzionali. Sono previste 5 palazzine a 6 piani: di queste una avrà, per intero, destinazione d'uso non residenziale; vi sarà, inoltre, un autosilo privato alto 5 piani per una capacità di circa 50 posti auto. Due i piani interrati con accesso su via Cozzoli e su via Mezzina. 110 gli abitanti che l'intervento prevede di insediare, 500 i metri quadri destinati a parcheggio pubblico e 1500 circa quelli che saranno occupati dal verde (concentrati, per lo più, nell'aiuola spartitraffico tra via Mezzina e via Pomodoro). 6 i proprietari dei suoli: Bonifacio, Rodolfo e Marta Pansini, Pasqua, Nicola e Gaetano Spadavecchia. 6 i progettisti dell'intervento: Antonio e Pietro Renzulli; Leonardo e Felice de Gennaro; Michele e Giovanna Balacco. SCHEDA 2 Una storica azienda di Molfetta: “Pansini Legnami” Le strutture di via Baccarini risalgono al 1925, ma l'azienda “Pansini Legnami” di Bonifacio e Giovanbattista Pansini fu fondata nel 1870 e aveva sede e strutture in via Madonna dei Martiri. Molte delle strutture originarie sono state eliminate e quel che resta è solo una parte del complesso più ampio e articolato di quello odierno. Inizialmente l'attività aziendale si basava sulla compravendita di legname, solo successivamente si affiancò anche la produzione e la lavorazione. Il legname, prodotto in boschi bosniaci della famiglia Pansini e sottoposto alla prima lavorazione in loco in una segheria, veniva imbarcato sul veliero aziendale nel porto di Ploce e raggiungeva Molfetta dove veniva sottoposto a successive lavorazioni, per poi essere venduto. Il ciclo di lavorazione prevedeva una fase di essiccazione e poi, a seconda della destinazione finale, di taglio, levigatura e giuntura. I trucioli venivano convogliati in una caldaia per la produzione di vapore acqueo, utilizzato per alcune lavorazioni del faggio. Gli orizzonti commerciali erano molto ampi: Europa e Nord Africa. Durante la II guerra mondiale, poi, l'azienda perse sia la segheria in Bosnia sia il veliero e nel 1943 fu requisita dagli americani per produrre cassette destinate a contenere le munizioni e tavole per le case dei soldati.
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