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I giovani della destra di Molfetta abbandonano il “traditore” sen. Azzollini e si schierano con Berlusconi Escamotage propagandistico di fronte allo sbando post elettorale, oppure reale schieramento col nemico di sempre dell'ex sindaco, l'ex ministro Raffaele Fitto?
22 novembre 2013

MOLFETTA – I giovani della destra molfettese non seguono il sen. Antonio Azzollini nella “scissione” di Angiolino Alfano che dal Pdl è passato al Nuovo Centrodestra e aderiscono alla nuova Forza Italia rifondata da Silvio Berlusconi e si schierano contro il governo delle larghe intese presieduto da Enrico Letta.

Ne danno notizia in un comunicato in cui si dice che «la Giovane Italia Molfetta, all’unanimità, aderisce ufficialmente alla costituenda Forza Italia, forza politica moderata popolare e liberale. Detta scelta è stata compiuta tenendo sempre a cuore e ben saldi i valori fondamentali della destra, la ritrosia nel cambiare bandiera o schieramento politico da un giorno all’altro e la ormai totale impossibilità di continuare a sostenere le politiche disastrose di questo Governo.
Ci risulta impossibile restare alleati di un partito politico che ha come primo ed essenziale obiettivo quello di estromettere dalla scena politica il leader di una coalizione che ha conseguito oltre 10 milioni di voti e che è ancora oggi riconosciuto come capo carismatico del centrodestra italiano. Gli italiani, nonché i nostri elettori, non capirebbero il perché dovremmo essere ancora al Governo con chi ogni giorno continua a propinarci nuove tasse e progetti fallimentari per il rilancio dell’economia del nostro Paese, che sta danneggiando sempre più il Mezzogiorno d’Italia e che è totalmente immobile sull’annoso problema della disoccupazione giovanile.

La forza del centrodestra, dovrà essere a nostro modesto avviso, la coesione sia a livello nazionale sia a livello locale; sarà questo l’antidoto vincente contro un centrosinistra confusionario a livello nazionale e inconcludente, bugiardo e incompetente a livello comunale.

Con la coerenza, l’attaccamento ai valori, e la rinuncia a qualsiasi gioco di potere che ci ha sempre contraddistinto, ribadiamo pertanto la scelta di Forza Italia, certi che questa sia l’unica strada da intraprendere per continuare le nostre “battaglie” per il nostro territorio, per la nostra generazione e per la nostra amata città».

Fin qui il comunicato dei giovani che, in pratica, si schierano con l’ex ministro Raffaele Fitto, nemico storico del sen. Azzollini e abbandonano l’ex sindaco di Molfetta, considerato “traditore” dai berlusconiani lealisti. Anche se anche Azzollini appare un falco mascherato da colomba.
Quanto questa scissione sia reale e non frutto di un gioco delle parti, lo vedremo nelle prossime settimane. Intanto non sembra molto convincente e, agli osservatori più attenti, la “scissione” appare l’ennesima trovata, del prestigiatore pregiudicato Berlusconi, per sfuggire alle sue responsabilità penali, attaccare il governo e contemporaneamente tenere un piede dentro lo stesso esecutivo attraverso Angiolino Alfano, per marciare poi uniti alle prossime elezioni. Insomma, un partito di lotta e l’altro di governo apparentemente divisi ma facce della stessa medaglia berlusconiana,  una scissione con l’occhiolino, diversa dalla rottura violenta del 2010 di Gianfranco Fini. Quello di Alfano più che un addio, sembra un arrivederci
Una conferma viene dai sondaggi. Sembra, infatti, che i due partiti separati raccolgano 3 punti percentuali in più. Se il Pdl ieri raccoglieva il 23%, secondo un sondaggio di Demopolis, oggi Forza Italia raccoglierebbe il 17% dei consensi, il Nuovo Centrodestra il 9% e, uniti, arriverebbero al 26%.
Anche a Molfetta sarà così fra i giovani e il “traditore” Azzollini? Probabilmente sì: sarebbe solo un escamotage propagandistico per trasformare in forza una debolezza politica ormai evidente, soprattutto a livello locale. Qui il centrodestra ha perduto la guida della città e non riesce a coordinare un’opposizione efficace, ma solo fine a se stessa, soprattutto in consiglio comunale (e l’ultima riunione lo ha ampiamente dimostrato con un ostruzionismo infantile e rancoroso). In tal modo conferma di non riuscire a superare il risentimento per la sconfitta, dimostrando incapacità propositiva e di dialogo con le altre forze politiche, con l’opinione pubblica e gli organi di informazione non asserviti, soprattutto dopo anni di malgoverno della città, in cui gli yes men del senatore si sono limitati ad alzare la mano in consiglio comunale.

Certo che se i giovani della destra di Molfetta sono come i fratelli Zappacosta di Roma, falchetti esaltati partoriti dalla Santanchè, che ripetono slogan vecchi di vent’anni e sanno solo aggredire i giornalisti, c’è da stare freschi, la speranza del cambiamento è remota: siamo al vuoto totale.

© Riproduzione riservata

Autore: Q
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Ma che bel comunicato, degno di una qualsiasi curva ultras: "Ci risulta impossibile restare alleati di un partito politico che ha come primo ed essenziale obiettivo quello di estromettere dalla scena politica il leader di una coalizione che ha conseguito oltre 10 milioni di voti e che è ancora oggi riconosciuto come capo carismatico del centrodestra italiano". 1) Il vostro leader carismatico, è stato condannato dopo tre gradi di giudizio (e da un totale di 16 giudici!) per aver frodato il fisco (e gli azionisti mediaset), in vent'anni per oltre 1 miliardo di euro (di cui solo 7,3 milioni si sono salvati dalla prescrizione, che s'è accorciata grazie alle leggi che s'è costruito e votato). 2) I voti di coalizione delle ultime politiche credo arrivino a malapena a 9 milioni; quelli del PdL da solo sono ancora meno. Ma, a parte questo, ditemi: di quanti voti avrebbe bisogno per regnare come il Re Sole, infischiandosene delle leggi? Bastano 12 milioni? O ce ne vogliono 20? Chi offre di più? 3) Prima della condanna per frode fiscale, il vostro leader è stato condannato a pagare circa 500.000.000€ per aver scippato il gruppo Mondadori a De Benedetti, grazie alla CORRUZIONE di un giudice. Inoltre è arrivato alla prescrizione nel processo per la corruzione di David Mills, quest'ultimo condannato in primo e secondo grado, e anch'esso prescritto in cassazione. L'Italia è un paese meraviglioso: l'unico in cui i termini di prescrizione non si fermano all'inizio del dibattimento ma continuano a correre. Così è possibile condannare il corrotto e non arrivare a sentenza per il corruttore (sic!). Mazzini si starà rivoltando nella tomba.



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