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I “Signori Nessuno”
15 dicembre 1999

Caro De Sanctis, sono rimasto stupito dai tuoi due ultimi editoriali leggendoli sembra che persone, che hanno collaborato per anni con l’amministrazione, ad un certo punto siano diventati pazzi. L'interpretazione che io do a questi accadimenti, è differente dalla tua, non credo che le colpe siano tutte da una parte. Facciamo il punto. Passato:  Un nuovo raggruppamento della media borghesia impiegatizia, il “Percorso”, esprime come candidato sindaco, tramite elezioni primarie, un “signore nessuno” come espressione della “società civile”. Il candidato è accettato dalle forze di sinistra e dalla cittadinanza.  L’amministrazione, nel suo primo mandato, fa ritornare il paese, alla normalità, alla trasparenza e alla fine dei privilegi ed inoltre, cosa importante, rende consapevole i cittadini dei propri diritti e doveri. Cosa mi aspettavo alla fine del primo mandato: 1. Che il sindaco rimettesse il suo mandato per una verifica al partito che lo aveva espresso, usando il sistema delle elezioni primarie; 2. Che il sindaco si facesse da parte dando spazio ad un altro “signore nessuno”, mettendo a disposizione la propria esperienza. Cosa è accaduto:  Accordo tra le segreterie dei partiti, usando il tuo linguaggio: tipico della prima repubblica, per la riconferma del sindaco uscente. Perché non è accaduto 1. o 2.: interpretazione malevola il signore nessuno è diventato qualcuno e la "società civile" si stava facendo i cavoli suoi.. Ora ti meravigli che altri “signori nessuno” cercano di avere quello che chiami visibilità e difesa di interessi particolari. Ma credi davvero che le persone entrino in politica solo per “servire il popolo” e non abbiano, sindaco compreso, i propri sogni, i propri interessi particolari e le proprie meschinità. Il potere è piacevole e pur di conservarlo si sottostà a tutti i ricatti in special modo se si vede il parlamento all’orizzonte. La soluzione, come ben sai, è il ricambio dei vertici, anche i migliori, non si diceva “prestato alla politica”. La verità è che non siamo stati capaci di imporre questo punto di vista e quindi quello che accade è solo colpa nostra. Cosa accadrà: i “signori nessuno”, in altre parole i frastornati elettori, come Verne insegna, sono capaci di affondare qualsiasi nave, a maggior ragione una nave che comincia a fare acqua. Giuro di aver visto una vecchia barca nelle vicinanze del porto e se sceglieranno un capitano presentabile, vedi Bologna, la città è loro e magari non è un male. Saluti G. Pani Caro Pani, condivido in buona parte la tua lettera e, se nei miei editoriali non ho “affondato” la penna nella piaga, è solo perché temo il peggio e soprattutto l’avvento di una destra, al cui interno può annidarsi qualche personaggio (a Molfetta ci conosciamo tutti e i tentativi di ricostruirsi una verginità sono destinati a cadere nel nulla) pronto a cambiare casacca, come è avvenuto in passato, magari inventandosi un “partito”, utile paravento per gestire interessi personali, elargire favori o magari crearsi una visibilità che altrimenti non avrebbe. Sono questi “Signor Nessuno”, come li ho definiti, i peggiori nemici del cambiamento, i “gattopardi” di oggi. Certamente le recenti vicende del centro sinistra (senza trattino e non attaccato) e le pasticciate soluzioni (passaggio di partiti, cambio di assessori ecc.) non mi entusiasmano. Essendo tu un attento lettore di “Quindici” dovresti, però, ricordare che in più di un’occasione ho invitato il sindaco a dimettersi e a dire tutta la verità alla città (soprattutto a quella società civile che oggi appare distratta), soprattutto svelare ricatti e intrighi che ostacolavano la gestione della cosa pubblica. Ho anche detto che non condividevo l’ipotesi, che si faceva a suo tempo, di una candidatura di Guglielmo Minervini al Parlamento europeo, perché avendo egli chiesto un mandato pieno alla città, aveva il dovere di onorarlo fino in fondo. Ma qualcuno (e non è il tuo caso, ma di quelli in malafede, e ce ne sono tanti) spesso non ricorda o finge di non ricordare quello che dicono o scrivono gli altri, perché usando inutilmente l’arma della denigrazione, cerca di mascherare la propria meschinità, il proprio servilismo, la mancanza di dignità solo puntando a un livellamento, un appiattimento al basso, come ha giustamente rilevato anche il prof. Angelo Panebianco sul “Corriere della Sera” di qualche giorno fa. E’ quello che qualcuno sosteneva a proposito di Tangentopoli: “tutti ladri, nessuno ladro”. Tornando all’amministrazione comunale credo che nel momento in cui arrivano a conclusione tanti progetti che potrebbero cambiare il volto della città sul piano economico e sociale, non sia il caso di gettare la spugna o di favorire soluzioni “bolognesi”, che non servono a nessuno, se non a danneggiare la città. Che ne sarebbe, infatti, del Piano regolatore generale (per gestire il quale già si agitano alcuni personaggi della maggioranza) e dello sviluppo delle zone artigianale e industriale? Gli imprenditori non capirebbero, non capirebbe la città e comunque il rischio di tornare indietro è troppo grande. Sono l’ultimo degli illusi o uno dei pochi che coltiva ancora la speranza e l’ottimismo? Forse. Ma senza la fiducia (è una legge anche dell’economia) non si costruisce nulla. Farò come il Maestro Montanelli: cercherò di turarmi il naso e andare avanti (non rinunciando, però, a svolgere un ruolo critico, quando necessario), sperando in una città migliore per i miei figli. (f.d.s.) Cronaca di ordinaria burocrazia Gentile direttore, siamo due donne, madri, mogli e cittadine di Molfetta. Vogliamo raccontare ciò che ci è accaduto. Tutto è iniziato nell’aver letto in estate su una rivista, che il Governo ha approntato un provvedimento per un sussidio in denaro per il 3° figlio minore. Finita l’estate, iniziate le scuole, decidiamo di recarci al Comune di Molfetta per saperne di più, e veniamo indirizzate all’Assessorato ai servizi sociali (Monte di Pietà). Una volta lì, ci chiedono una documentazione precisa. Notiamo subito che l’impiegato non ha il tesserino di riconoscimento. Comunque in possesso dei documenti richiesti ritorniamo all’Assessorato per compilare la domanda. Al nostro ritorno c’è già una novità: il signor X n°1 (così lo chiameremo), lo stesso impiegato che ci aveva detto cosa fare, ci dice che le domande in questione sono state sospese, perché la modulistica era sbagliata e di ripassare tra 15 giorni. Dopo un mese, metà ottobre, ritorniamo alla carica e la risposta del signor X n°1 è sempre la stessa :”I moduli non sono ancora arrivati, ritornate tra 15 giorni”. A novembre il signor X n°1 si fa più intraprendente e prima di darci una risposta telefona all’ufficio sottostante (l’ha detto lui stesso: ”Chiamo giù e chiedo”), ma anche questa volta il responso non cambia: “Ritornate tra 15 giorni”. La cosa non ci convinceva e così decidemmo di agire diversamente. Abbiamo telefonato all’Assessorato di Bisceglie e una gentile signora, prima ci ha detto le sue generalità e la mansione che ricopre, e poi ci ha detto: “Signora, i moduli ci sono sempre stati, abbiamo avuto disposizioni di non consegnarli in attesa di un accordo con i Caf per la loro corretta compilazione”. L’indomani ci recammo all’Assessorato di Molfetta e sempre il signor X n°1 ci ribadiva la mancanza di moduli e in quell’occasione intervenne la signora Y (altra impiegata senza tesserino di riconoscimento) che con tono a noi fastidioso diceva: “Non c’è nulla di pronto, non c’è niente”, agitando alcuni fogli a voler dire “Andate via”. Siccome siamo teste dure, uscite dall’Assessorato, siamo andate all’Ufficio relazioni con il pubblico, e qui l’impiegato, con tanto di tesserino in vista, ci ha indirizzato con modi gentili ad un sportello Caf (Centro assistenza fiscale), ed è stato qui che finalmente abbiamo capito qualcosa. Allora, il famoso modulo si chiama “riccometro”, che non si può compilare perché il Comune sta cercando un accordo di convenzione con i Caf, comunque c’è tempo fino al 31 marzo. Tutto ciò lo abbiamo saputo da uno sportello Caf e non dai nostri uffici comunali. In conclusione ci poniamo alcune domande: 1) perché abbiamo avuto soddisfazione dagli impiegati di Bisceglie, mentre da quelli dell’Assessorato di Molfetta no? 2) alcuni impiegati non pensano che, col loro modo di fare alimentano il sospetto che su certe cose, vengono informati in tempo utile prima “gli amici degli amici” e poi gli altri cittadini? Un sospetto alimentato dal fatto che a Bari e Napoli le domande sono state già inoltrate. 3) perché certi impiegati non portano il tesserino? La salutiamo ringraziandoLa di averci dato la possibilità di esprimere la nostra civile indignazione su episodi di malaburocrazia. Lettera firmata
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