Recupero Password
Gli amori comunisti raccontati da Luciana Castellina
15 ottobre 2018

Come eravamo. Certi titoli non racchiudono solo l’essenza di un film, di un’emozione. Certi titoli racchiudono, sono un’epoca che non c’è e non ritornerà più. E lasciano l’amaro in bocca, un senso di fatalismo prima e di inquietudine dopo. Possibile, come siamo potuti arrivare a tanto. Questo è in breve, semplici parole il riassunto di una serata. “Amori comunisti” il titolo e lei, Luciana Castellina l’autrice. Potrebbe concludersi così la recensione di un libro, la sintesi di una serata all’insegna della nostalgia e dell’orgoglio, si potrebbe cedere alla tentazione di lasciarsi sopraffare dall’amarezza per quello che è stato, ma non sarebbe giusto nei confronti della gran donna della sinistra italiana, lei. Ad inaugurare la seconda parte del festival “Storie italiane”, organizzata dalla libreria “Il Ghigno”, giunge la lady che ha attraversato il nostro secolo. L’introduzione della prof. ssa Isa de Marco e del pensiero del Dirigente scolastico Sabino Lafasciano (assente per malattia), ribadiscono la tempra di una donna appassionata, comunista che è rimasta comunista a dispetto di una ortodossia molto rigida. Luciana Castellina è il legame con la storia, da lei traspare una vicinanza emotiva per i grandi amori tra uomini e donne comunisti, raccontati da colei che li ha vissuti in “real time”, senza cadere nel pettegolezzo, con umanità. Non è racconto dei suoi amori, sottolinea, e neanche di amori tra membri de Partito Comunista Italiano, sono amori che meritano di essere raccontati perché, continua l’autrice, del comunismo si parla sempre con tristezza, di orrore. “I comunisti sono capaci di grandi amori perché il comunismo è amore verso l’umanità, verso tutti”, continua. Amori drammatici, che hanno resistito ad esili, lontananza, perché la felicità si trova anche quando si vive una vita difficile, come la storia d’amore tra Nazim Hikmet e Münevver Andaç, un amore che ha resistito a lunghi anni di assenza fisica, di contatto, di chilometri che separavano Nazim in esilio in Russia da sua moglie in Turchia. Luciana Castellina, all’indomani della caduta del dittatore Menderes nel 1960 è in procinto di raggiungere la Turchia. Joyce Lussu le chiede di consegnare a Münevver Andaç una camicetta e delle scarpette. E’ il pensiero di una donna a una donna che ha ormai la consapevolezza della perdita del cuore del proprio marito, innamorato di una ragazza russa. Münevver apprezzerà la sensibilità di Joyce che diventerà la traduttrice delle sue opere. Luciana è un fiume in piena, una ragazza novantenne piena di entusiasmo e da occhi puri e leali che le sono costati l’espulsione dal Partito comunista. Luciana ha vissuto la storia d’amore tra Argyrò Polikronaki e Nikos Kokulis, vissuta tra le montagne greche in clandestinità per venti anni, un amore che ha legato idealmente la Grecia con la Grecìa salentina, quando i coniugi giunsero ad Otranto ancora innamorati e felici. Luciana Castellina era in Grecia come giornalista nei giorni del golpe dei colonnelli. Era ad Atene anche Pino Rauti, anch’egli all’epoca giornalista. Luciana ricorda di aver ricevuto due telefonate da Rauti ma, sdegnosamente non rispose perché il collega era di opposte idee politiche e, pertanto, reo di appoggiare i colonnelli. Dopo poche ore Luciana riceve la visita di agenti della polizia che l’arrestano e la portano in carcere. Quando ormai libera ed in Italia, incontra Rauti al quale chiese il motivo delle telefonate. Rauti voleva costringerla ad andare via da Atene perché aveva saputo dalle sue fonti, che sarebbero andati ad arrestarla. Ricordi di lealtà e di rispetto, ma amori comunisti sono stati vissuti anche negli Stati Uniti d’America, come quello tra Sylvia e Robert Thomson, vittime di quel Maccartismo che impose esili a coloro che vissero la diffidenza dovuta al crescente terrore che spie comuniste dell’Unione sovietica fossero state infiltrate nell’inattaccabile sistema statunitense del dopoguerra, personaggi non solo della politica, ma anche della cultura, del cinema. Ricordi indelebili di una grande donna comunista, ma oggi c’è ancora speranza per chi ancora crede nei principi del comunismo o, in caso di necessità, sine die, dobbiamo assumere i ricordi tre volte al giorno, a colazione, pranzo e cena? E’ mai possibile che tutti gli insegnamenti, gli esempi dei grandi pensatori comunisti siano andati persi per questa sinistra che sopporta e supporta l’intolleranza, il rifiuto del diverso, dello straniero, del rifugiato? Chi non si schiera è colpevole anch’egli. Oggi, afferma l’autrice, un ruolo importante è svolto dalla Chiesa innovatrice. Papa Francesco ha aperto il dialogo con i centri sociali, ha posto al centro del suo pontificato i poveri non come soggetti passivi di cui occuparsi ma soggetti attivi, protagonisti della lotta alle disuguaglianze, all’emarginazione. E allora la speranza viene da questa “ragazza” entusiasta, dallo spirito combattivo, dalla voglia di trasmettere, di non essere indifferenti, di lottare perché tutti abbiano le stesse possibilità. Finalmente “una cosa di sinistra” come chiedeva Nanni Moretti a Massimo D’Alema. Correva l’anno 1998, un secolo fa. © Riproduzione riservata

Autore: Beatrice Trogu
Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2025
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet