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Giovanni Abbattista: completare il porto, ma non a qualunque condizione, per non far pagare ai cittadini il prezzo delle colpe di Azzollini L'intervista. L'assessore ai Lavori pubblici
15 novembre 2013

Sono ancora agitate le acque del porto di Molfetta dopo l’Operazione D’Artagnan della Procura di Trani con due arresti, l’ing. Enzo Balducci del Comune e il geom. Giorgio Calderoni della Cmc, e ben 60 indagati fra cui l’ex sindaco di Molfetta sen. Antonio Azzollini e il consigliere regionale Antonio Camporeale. I problemi da risolvere sono giganteschi e con un’inchiesta penale di mezzo e il sequestro del porto in atto è tutto più complicato. La Regione ha ritirato la delega al Comune e si accinge a gestire la questione in collaborazione con la nuova giunta di centrosinistra guidata da Paola Natalicchio. Intanto si è scatenata una campagna strumentale (e suggerita) per la conclusione dei lavori a qualunque costo: una scelta che non può essere dettata dall’emotività o dallo schieramento politico, perché coinvolge veramente il “futuro dei nostri figli”, parafrasando un infelice slogan del Pdl sul porto. Deve essere, invece, una decisione razionale perché quel futuro non sia disastroso più di quanto appaia oggi, dopo le rivelazioni della Procura e la valutazione dei danni economici e ambientali che ne possono derivare. La colpa più grave è stato l’atteggiamento irresponsabile di Azzollini che ha pensato più ai suoi interessi personali politici che a quelli della collettività, avviando comunque un’opera che già dal suo annuncio (come “Quindici” unico media fece rilevare all’epoca, anche con lo scoop della scoperta del risarcimento da 7,8 milioni di euro) non era fattibile in quelle condizioni e con quei costi. Azzollini non ha pensato al futuro, ma al presente che gli avrebbe fruttato consensi elettorali, come è puntualmente avvenuto. Ma rimediare ai danni è sempre più difficile che farli. Rimettere insieme i cocci di un’opera irresponsabile non è facile e comunque il risultato è sempre quello di un risultato posticcio, col rischio che resti solo un ecomostro. Di questi problemi e dello stato dell’arte ne abbiamo parlato con l’assessore ai Lavori Pubblici dell’amministrazione Natalicchio, avv. Giovanni Abbattista, già segretario del Pd, che ha anche la delega per il porto. È passato poco più di un mese dal sequestro del porto, quali le novità dopo il blocco dei lavori e le misure cautelari personali adottate dalla magistratura penale in danno di alcuni protagonisti della vicenda? «I temi all’attenzione dell’amministrazione dopo la vicenda giudiziaria sono ovviamente tutti quelli che rilevano sotto il profilo amministrativo ma che sono anche oggetto dell’indagine e delle contestazioni penali. Intendo dire che anche senza volersi occupare dei risvolti penali della vicenda che evidentemente possono interessare solo l’autorità giudiziaria, l’amministrazione è obbligata a valutare i risvolti amministrativi che possono derivare dai fatti contestati negli avvisi di garanzia e comunque è obbligata ad esaminare ogni aspetto amministrativo che possa avere dei collegamenti con gli atti che dovrà adottare questa amministrazione. In altre parole gli atti amministrativi adottati dalla precedente amministrazione, i comportamenti tenuti dai precedenti amministratori e che hanno originato tutti gli avvisi di garanzia e le contestazioni penali di cui si è tanto parlato sugli organi di stampa anche nazionali non possono essere indifferenti per chi oggi è chiamato ad amministrare. Certo alcuni aspetti ci erano già noti ed avevamo in tempi non sospetti dichiarato pubblicamente la nostra dissociazione sulle scelte dell’amministrazione precedente. Mi riferisco alla discutibilissima scelta di gestire il contenzioso delle riserve con l’impresa appaltatrice senza opporre alcuna resistenza, pur essendoci le condizioni per sottrarsi al riconoscimento di danni che poi sono stati liquidati, senza il conforto di alcun parere, nella misura di ben 7,8 milioni di euro. Ma purtroppo i problemi che oggi impediscono la regolare prosecuzione dei lavori del porto sono anche altri e di non poco momento. Basti pensare al pericolo ipotizzato nel corso dell’indagine giudiziaria che all’interno della colmata siano stati scaricati ordigni e rifiuti pericolosi durante le operazioni di dragaggio e che quindi si possa essere prodotto un danno ambientale». Su questo tema cosa ha fatto l’amministrazione, quali iniziative ha messo in campo? «Devo dire che sul problema l’amministrazione ha concentrato la massima attenzione, anche se, va sottolineato, si tratta di una ipotesi che dovrà essere tutta provata. Nella consapevolezza che non bisogna farsi travolgere dagli allarmismi e che l’indagine giudiziaria e l’azione amministrativa si muovono su piani autonomi il nostro sindaco, quale massima autorità locale in materia di tutela della salute pubblica, non potendo certo aspettare la conclusione del procedimento penale, ha responsabilmente attivato immediatamente i collegamenti con il Ministero dell’ambiente e con gli uffici competenti regionali per attivare un tavolo finalizzato ad eseguire con la massima sollecitudine le indagini tecniche per accertare gli ipotizzati danni ambientali. I cittadini devono sapere al più presto se ci sono dei rischi per la loro salute e noi abbiamo il dovere di dare risposte. Ovviamente ogni nostra iniziativa deve essere concertata con la Procura essendo il porto ad oggi sotto sequestro. Posso confermare comunque che al momento, nella scala delle priorità, le problematiche che impattano sulla tutela della salute pubblica sono quelle che vedono l’amministrazione massimamente impegnata». Si parla della esecuzione di lavori di messa in sicurezza del porto nell’attesa che venga dissequestrato e che i lavori possano proseguire. «Posso confermare che la Procura sta valutando di autorizzare l’esecuzione di lavori di messa in sicurezza del porto per evitare che le opere già realizzate possano subire dei danni nell’attesa del dissequestro e per evitare anche che possano prodursi danni a terzi, a persone e cose. Proprio in questi giorni è stato convocato un tavolo dalla Prefettura, con la Procura, gli assessorati regionali della Protezione civile, dell’Ambiente e dei Lavori pubblici e con la partecipazione del Comune per definire termini e modalità dei lavori e delle indagini da effettuare per gli approfondimenti sui pericoli ambientali». È tutto estremamente complesso ci sembra di capire. «È vero, realizzare un’opera pubblica di queste dimensioni per un Comune come quello di Molfetta è già estremamente complicato quando i lavori si svolgono in maniera regolare, nelle attuali condizioni il carico di complessità è massimo ed è enormemente amplificato. Le difficoltà sono obiettive, sotto gli occhi di tutti e noi non possiamo sottovalutarle, abbiamo il dovere di sostituire al pressapochismo e alla sciatteria che hanno connotato la precedente amministrazione di centrodestra guidata da Antonio Azzollini, un modello di amministrazione nel segno della umiltà e del rispetto dei limiti e delle regole. I deliri è del tutto evidente che non pagano. Su questo, però, mi faccia aggiungere qualcosa, ho letto il giudizio di qualche autorevole commentatore secondo cui l’infortunio dell’indagine penale è un eventoappalto, quasi un inciampo obbligato vista l’importanza dell’opera che stiamo realizzando. È una impostazione giustificazionista e consolatoria che non mi piace affatto, la gravità delle cose che sono successe sul piano amministrativo, al netto dei risvolti penali tutti ancora da accertare, non può essere liquidata così superficialmente, vedrete che gli strascichi che si produrranno saranno per l’amministrazione e per i cittadini pesantissimi. Tutto questo era evitabile, la gestione dei lavori del porto rappresenta il paradigma di un modello amministrazione da considerare decisamente fallito e senz’alcuna attenuante». Si sta animando il dibattito su chi vuole che il porto sia ultimato e chi invece no, lei in proposito che cosa ha da dire? «Non mi sono sfuggiti i giudizi di commentatori ed “opinionisti” sulla questione. È la solita vuota e stucchevole strumentalizzazione degli amici dello sviluppo, tutti allocati a destra, che tuonano contro i nemici dello sviluppo, tutti a sinistra. Guardi, con tutto il rispetto, credo che oggi sostenere che i lavori del porto debbano essere portati a compimento, è di una banalità che non merita commenti, un pensiero da festival delle ovvietà. Ma chi può pensare che l’amministrazione non sia impegnata a fondo per portare a compimento un’opera già realizzata nella misura del 60%? Lasciare l’opera incompiuta sarebbe uno sfregio ambientale che lasceremmo alle prossime generazioni. Ma il tema non è l’opera sì o l’opera no, questa è una semplificazione inaccettabile. Il tema è un altro, ovvero come governare tutti i problemi che sono oggi sul tappeto, come proseguire l’opera negli schemi della legalità, come affrontare e superare tutte le criticità oggi alla nostra attenzione e dalle quali non possiamo sfuggire perché investono aspetti urbanistici, contrattuali, finanziari ed ambientali. Il tema è oggi per un’amministrazione responsabile riportare la gestione di questa grande opera nell’alveo di un’azione amministrativa virtuosa, in cui trovano riconoscimento e rispetto tutti i diversi interessi coinvolti, insieme alla realizzazione dell’opera quello ad esempio della tutela dell’ambiente e della salute, quello della lotta agli sprechi. Oggi posso solo dire di essere sorpreso dai tanti paladini dei beni comuni, dai difensori dell’interesse pubblico, dai sostenitori della grande grande opera del porto, dai profeti dello sviluppo, da quegli stessi che però con il loro silenzio e la loro accondiscendenza hanno anch’essi contribuito a determinare lo sfascio che oggi viviamo non esercitando alcuna coscienza critica su chi ha fatto diventare questi lavori un trofeo da portare a casa comunque ».

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