Gavetone, slalom fra la spazzatura
Una spiaggia trasformata in immondezzaio
Il telo da mare misura un metro e venti per ottanta centimetri, non un lenzuolo, quindi, eppure distenderlo per prendere un po’ di sole è stato un problema per tutta l’estate. Dove? Al Gavetone, una delle poche spiagge utilizzabili dai molfettesi che ad un lido non vogliono andare.
Un problema non tanto per l’affollamento o per gli scogli. Chi è nato qui c’è abituato allo stile fachiro, a stare steso cioè, con la sottile difesa dell’asciugamano, sulla durezza della pietra, magari con uno spuntone di roccia piantato in un gluteo o nello stomaco o ancora a fare acrobazie per l’ingresso in mare. Tanto da ritrovarsi, quando si gioca in trasferta sulla sabbia, a rimpiangere i nostri scogli, infastiditi dai granelli che si appiccicano dappertutto o storditi dalla troppa comodità.
Insomma, a poterlo fare, la nostra costa forse la sceglieremmo migliore, ma l’accettiamo anche così com’è se non fosse … se non fosse per i suoi frequentatori.
Torniamo all’asciugamano, da piccoli l’unico problema era evitare il catrame, prima o poi ci si cascava sopra ma bastava l’olio a cancellarlo, ora prima di distenderlo c’è da fare lo slalom fra la spazzatura. Evitate le cicche di sigarette e i sacchetti vuoti di patatine, si rischia di sovrapporlo ai fazzoletti di carta e poi ci sono i carboni usati per il barbecue notturno e lì abbandonati.
L’ultima volta ho contato una bottiglia vuota di vino, bianco mi pare, tre di birra, i tappi erano di più, vorrà dire che le altre saranno finite in mare, bucce di pomodori e d’anguria, evidentemente l’arrosto sarà stata accompagnato da bruschetta e frutta. Su uno scoglio uno strato denso e traslucido, difficile da analizzare. Cera? Forse il picnic si è svolto a lume di candela, di molte candele o grasso? Il famoso “tutto grasso che cola”? La bomboletta d’insetticida incastrata fra gli scogli a pelo d’acqua non avrà fatto parte del banchetto ma è stata lì per buona parte della stagione. E potrei proseguire nell’elenco, aggiungendo i pacchetti di sigarette, altre bottiglie varie e residui che non mi sono sforzata di identificare con precisione.
Spiaggia divenuta immondezzaio. Facile imputare la situazione alla mancata pulizia, in effetti solo a luglio inoltrato si sono visti i cassonetti e gli operai che li svuotavano, ma i cittadini hanno le loro colpe.
Quale contorto meccanismo mentale potrà spingere un individuo a fumare e lasciare i mozziconi nello stesso posto dove metterà il proprio telo da mare il giorno dopo? O a bere una birra e lasciare la bottiglia lì, dandole un appuntamento per il bagno successivo, che certo da sola non si sposta.
Anche sulle pagine di questo giornale, ci siamo interrogati sulla molfettesità, chiedendoci da quali tratti tipici sia individuata. Estate dopo estate, non è il primo anno che questo fenomeno si verifica, si può essere indotti a pensare che fra i suoi tratti vi sia anche l’attaccamento per la propria “roba”. Talmente attaccati, anche alle bottiglie vuote di birra, ai mozziconi di sigaretta, ai fazzoletti di carta usati, da non volersene separare e da dar loro appuntamento mattina dopo mattina, stessa spiaggia stesso mare ovvero stesso immondezzaio.
Lella Salvemini