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Gammauto, il presidente: sono rimasto solo, rischio il fallimento Basket
15 luglio 2013

Ci risiamo. Per l’ennesima volta, a distanza di poco più di due anni l’intero movimento cestistico a Molfetta rischia di chiudere baracca e burattini dopo la trionfale cavalcata che ha portato (almeno in teoria) la Gammauto Chevrolet Molfetta a disputare nella prossima stagione il campionato di DNB. “Purtroppo in questo momento mi trovo a dover dire una cosa non piacevole, ma sono costretto a farlo. Un anno fa nella mia prima conferenza stampa avevo preso un impegno importante: far ripartire il basket a Molfetta. Credo di esserci riuscito. Adesso sono rimasto solo, ed è un dato di fatto. In questo momento devo far prevalere la ragione e il buonsenso sulla passione. Purtroppo non posso garantire nulla di certo, ragiono con i numeri, non con le chiacchiere” queste le parole del Presidente Antonio Pucci. A quanto pare il segreto meglio custodito delle squadre di basket è il budget. Tutti pensano di conoscerlo e di capire le dinamiche interne di un club nel cercare di rendere competitiva al massimo la squadra senza sforare, ma il numero secco è uno dei segreti meglio custoditi da ogni manager che si rispetti. Qualche anno fa si era riusciti a salvare l’ancora Virtus Molfetta con un autentico miracolo, come tale difficilmente ripetibile e questo bisogna dirlo con onestà per cui è comprensibile la probabile rinuncia della Gammauto a giocare la prossima stagione la categoria superiore non sapendo quale squadra potrà schierare sul parquet. Proprio le disponibilità di budget hanno contribuito a fare l’epopea della Virtus Molfetta. Un monte stipendi che, mentre in tutta Italia la crisi cominciava a mordere, era garantito da un contratto di sponsorizzazione pluriennale e cresceva permettendo di trattenere e acquistare i giocatori più importanti. Eppure nonostante l’abbandono della A dilettanti e la voglia di ricominciare dalla DNC con dimezzamento della somma a disposizione, il nuovo corso del basket locale ha vinto lo stesso. Per il prossimo campionato molte sono le società cestistiche che hanno dichiarato un ulteriore dimezzamento di budget anche nelle categorie superiori (la Montepaschi Siena neo Campione d’Italia per esempio): ma che numero significhi, non è dato saperlo. Una differenza sostanziale, ma che serve alle strategie di una società per contrattare con gli agenti dei giocatori che, per natura, spingono sempre al rialzo. La regola è sempre la solita: chi ha di più fa il proprio roster, chi ha meno cercherà di selezionare il meglio al secondo giro, visto che ogni squadra non può praticamente avere più di quindici giocatori peraltro divisi in ruoli ben distinti. Negli ultimi anni due sono gli aggettivi poco graditi all’intera Pallacanestro Italiana, salvo rarissime eccezioni che confermano alcune regole fondamentali. -In primis la presenza o assenza di “sponsorizzazioni “ resta determinante, per fare sport a qualsiasi livello. -In secundis “la programmazione” (Economica, Tecnica e Logistica), giusta, attenta e affidata ad uno staff competente e appassionato. -In tertius il “bacino di utenza” (inteso come abitanti e possibili supporters). La nostra pallacanestro in passato ha raggiunto livelli e risultati importanti a tutti i livelli nazionali e non. Purtroppo da circa un decennio questo sport ha visto una lenta ma dolorosa discesa. Nelle malattie occorre rivolgersi ai dottori e ai luminari del settore, nello sport e nello specifico nel basket di casa nostra, occorrerebbe una terapia d’urto che eliminasse molte cattive abitudini di vivere alla giornata, di pensare sempre al proprio piccolo orticello, di continuare a investire tempo e denaro su atleti stranieri che passano da una squadra all’altra nello spazio di un battito di ciglia e di giocatori Italiani che arrivano agli allenamenti in ritardo e che desiderano andar via appena scade l’ultimo minuto della seduta giornaliera. I campioni veri, quelli attaccati alla maglia qualunque essa sia e di qualunque categoria sia arrivano in anticipo ed escono per ultimi. È ora di tornare a curare bene i vivai giovanili. Questo deve essere un obiettivo urgentissimo. Il tutto senza tralasciare che ogni grande opera o risultato si costruisce iniziando da solide fondamenta e da scelte oculate e soprattutto ponderate. Continuare a lamentarsi “dopo” sarebbe troppo “tardi”, così come sarebbe troppo comodo scaricare, sugli altri, errori commessi personalmente negli anni passati

Autore: Andrea Saverio Teofrasto
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