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Gaetano Salvemini ed Ettore Ciccotti per le elezioni di Molfetta del 1900 Pagine di storia
15 ottobre 2003

Nel carteggio di Gaetano Salvemini (nella foto) del 1894-1902, edito da Laterza a Bari nel 1988, sono raccolte tre lettere di Ettore Ciccotti, del luglio-agosto 1900, che evidenziano l'interessamento di Salvemini alle elezioni amministrative della sua città, ancor prima del suo noto personale coinvolgimento in quelle del marzo 1902. Alle elezioni comunali del 26 agosto 1900 si era giunti in seguito allo scioglimento del Consiglio cittadino, decretato in data 7 giugno dal ministro dell'interno, on. Luigi Pelloux, il quale nella relazione presentata al re Umberto, così scriveva: “Sire! Il Prefetto di Bari riferisce che il contegno poco sereno dell'amministrazione comunale di Molfetta è causa di grave e continuo pericolo per l'ordine pubblico, anche testè minacciato, durante il periodo delle elezioni politiche, da dimostrazioni promosse ad iniziativa degli stessi amministratori, per il trionfo di principi contrari alle istituzioni che ci reggono. “Poco regolarmente funziona intanto quell'azienda, violandosi le norme contabili per l'emissione dei mandati ed eccedendosi nelle spese facoltative, donde già derivarono le necessità di alienare parte del patrimonio per spese, cui una oculata gestione avrebbe provveduto coi larghi redditi del Comune e, alla chiusura dell'esercizio ultimo, la sussistenza di un rilevante deficit, che, perseverando nell'attuale indirizzo, indubbiamente aumenterebbe. “Per impedire che quei rappresentanti abusino ulteriormente dell'Ufficio per il conseguimento dei fini illegali e vieppiù pregiudichino le sorti dell'Amministrazione, mi sento in dovere di sottoporre all'Augusta firma della Maestà Vostra l'unito schema di decreto, che scioglie il Consiglio comunale di Molfetta”. Questa relazione veniva pubblicata il mese successivo nella Gazzetta Ufficiale, e divulgata anche dal Corriere delle Puglie del 9 luglio 1900. Gaetano Salvemini insegnava quell'anno a Firenze. Nel mese di giugno era stato ammalato, poi andò in campagna a ristabilirsi e nel mese di luglio ebbe gli esami, come scrive ad Arcangelo Ghisleri il 13 luglio 1900. Nello stesso tempo scriveva ad Ettore Ciccotti, che era stato eletto nel giugno precedente deputato socialista nel collegio della Vicaria a Napoli, invitandolo ad andare a Molfetta, dopo lo scioglimento del Consiglio Comunale. Rispondendo da Potenza il 15 luglio seguente, Ciccotti così scriveva a Salvemini: “Egregio compagno, la sua cartolina, respintami da Roma qui, mi è giunta con qualche giorno di ritardo (…). Quanto all'andare a Molfetta ci andrò, ma non so bene quando; e del resto non ci dev'essere molta fretta, perché il Consiglio dev'essere stato sciolto da pochi giorni. “Sono lieto, intanto, che questo sia stato occasione a mettermi in diretto rapporto con Lei (…). Ora avremo modo di conoscerci, cementando anche meglio con la conoscenza personale quella derivante dalla comunanza degli studi e delle opinioni politiche”. Alcuni giorni dopo, Salvemini scrisse un'altra lettera al Ciccotti, il quale così rispose il 21 luglio: “Caro Salvemini, ho avuto la sua lettera, dalla quale ho visto, prima di tutto, che è molto arduo per una persona estranea al luogo dirimere una controversia come quella di Molfetta, senza sicurezza di far male che che faccia e qualunque consiglio dia. “Io in verità, accettai di andare, un po' perché credevo che si trattasse di uno dei soliti scrupoli teorici, a cui tagliar corto, un po' perché le continue insistenze spesse volte non danno nemmeno il tempo e il modo di rifiutarsi (…). “Ora, intanto, mi trovo impegnato a Napoli (…). Sicchè a Molfetta mi pare impossibile d'andare prima di quindici giorni almeno. Il Consiglio fu sciolto l'8 luglio: non è così? In tal caso non nuocerebbe l'aspettare ancora un po'”. Mentre in famiglia Salvemini era “addoloratissimo” per il fratello Nicola, che prendeva moglie a Lecco “senza avere un soldo per vivere”, e per l'altro fratello Mauretto, “che aveva perduto due anni all'Università (di Milano) dandosi bel tempo e sciupando il frutto delle mie fatiche” – come egli scrive al Ghisleri il 6 agosto da Firenze - , a metà dello stesso mese egli riceveva un'altra lettera dal Ciccotti, che in data 14 agosto diceva da Napoli: “Egregio Prof. Salvemini, credo che abbia ricevuto la lettera da me inviataLe presso il venti del luglio scorso, ove Le parlavo delle difficoltà di trovarmi subito a Molfetta per i molti impegni e la mancanza di tempo. La riconvocazione della Camera si è aggiunta a tutto il resto per portar via altro tempo, e così non son potuto andare, meno che mai. L'altro giorno, tanto, un inviato del Pansini (l'on. Pietro Pansini, deputato repubblicano di Molfetta, residente a Napoli, ndr) venne a dirmi che l'accordo tra i così detti partiti popolari si era stretto, ma che vi era divergenza su nomi e che occorreva andare da parte mia. Ora, come posso entrare nella scelta dei nomi, io, che non conosco nessuno personalmente, che a Molfetta non sono stato mai? Mi sappia dire qualche cosa Lei, se può e se vuole. “Da che si parlò della mia andata a Molfetta, mi è giunta a tratto a tratto qualche copia del giornale “La Sferza”, che credo organo del partito conservatore e che mi sembra accennare a gravi addebiti per la precedente amministrazione. “Da parte dei nostri amici nessun giornale. Debbo credere che non ne abbiano. “Io parto oggi per Potenza. Scrivendomi mi indirizzi la lettera là”. Intanto a Molfetta, alla “Sferza” del partito monarchico, diretta dall'avv. Domenico Palombella e stampata dalla tipografia De Bari, a iniziare dal 15 maggio di quell'anno, i repubblicani opposero “La Falange”, edita dalla tipografia Candida, il cui primo numero apparve il 20 dello stesso mese (com'è annotato ne “Il Giornale dei Giornali. Molfetta 125 anni di informazione” della Scuola Media Statale “G.Pascoli” Molfetta, Progetto Autonomia a.s. 1999-2000, pp. 10-11). Giunto poi nella città il Regio Delegato Straordinario Cav. Avv. Filippo Pino, questi tra i suoi primi atti commemorò il re Umberto, ucciso a Monza il 29 luglio, davanti al monumento a Vittorio Emanuele, come riportato dal “Corriere delle Puglie” del 1° agosto 1900. Fissate infine le elezioni amministrative al 26 agosto, il corrispondente locale del quotidiano barese annunciava per “le elezioni di domenica” l'unione dei “monarchici e clericali contro repubblicani e socialisti (23 agosto). Il 27 seguente, sullo stesso quotidiano, nel dare il risultato di quelle elezioni scriveva che “come si prevedeva (…) ha vinto il partito monarchico con seicento voti di maggioranza”. Non si conosce al momento alcun'altra notizia relativa all'interessamento di Salvemini per queste amministrative, se non quella da lui stesso riferita su “Il Tempo” del 3 agosto 1904, parlando di “Elezioni meridionali”: “Nel 1900, quando si scoprirono le magagne municipali e apparve il pericolo di una vittoria conservatrice, i repubblicani invocarono l'aiuto dei socialisti. Questi, generosi e dimentichi delle persecuzioni precedenti (subite in seguito ai moti del 1° Maggio 1898), acconsentirono all'alleanza a patto che fossero esclusi dalla vita pubblica i responsabili degli errori passati. Il partito repubblicano, indignato anch'esso contro i suoi capi, aderì al patto”. (Ved. il brano riprodotto nell'edizione Feltrinelliana de “Il ministro della mala vita”, p. 57). Quello che però non riuscì nel 1900, Salvemini riuscirà a realizzarlo nel 1902, con l'elezione a Sindaco dell'avv. Francesco Saverio Picca, che nel 1900 fu eletto tra i consiglieri della minoranza socialista-repubblicana. Pasquale Minervini (Centro Studi Molfettesi)
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