Recupero Password
Gaetano Salvemini e le minoranze slave
15 marzo 2024

Il pensiero di Gaetano Salvemini circa le minoranze slave si desume dall’intervista – riportata nel periodico “Istra’’, organo dei fuorusciti/ emigranti jugoslavi della Venezia Giulia che si pubblicava a Zagabria – rilasciata nel 1932 a Parigi al nazionalista slavo nonché fuoruscito istriano Dragovan Šepic. Ne dà notizia il telespresso inviato, con la relativa traduzione dell’articolo, in data 08 giugno 1932 dalla R. Legazione d’Italia a Vienna al Ministero dell’Interno/ Direzione Generale della P.S. e, p.c., al Ministero degli Affari Esteri (v. busta n. 4551 custodita presso l’Archivio centrale dello Stato). L’intervistatore premette che quando disse di essere istriano, Salvemini, nel chinare la testa, lo aveva osservato attentamente affermando: “E’ doloroso il pensiero che Voi siate della terra dove gli slavi sono sacrificati alla violenza”. Quanto alle minoranze e al Fascismo, il nostro concittadino si era così espresso: ‘‘Sto proprio scrivendo sul problema. Se debbo dire la verità sulle opere delle minoranze in Italia, siano esse scritte da tedeschi o da slavi, si dimentica sempre di ricordare come alla stessa violenza, alla quale sottostanno slavi e tedeschi, è esposta tutta l’Italia. E’ comprensibile che tale violenza sia maggiormente sentita nelle nuove Provincie perché, accanto alla oppressione politica e alla soffocazione dei diritti elementari dell’uomo, occorre qui prendere in riflessione anche la persecuzione ai danni del carattere nazionale. Ad onta di ciò, però, non dovete dimenticare che contro di voi è il Fascismo e non l’Italia’’. Questa puntualizzazione avrebbe indotto Šepic a osservare: “Ma, signor Professore, la popolazione dell’Istria ha visto tutti gli italiani che ci incendiavano le case, dalla parte del Fascismo, e la popolazione non può fare differenza in questa direzione”. Assai pertinente la risposta di Salvemini: ‘‘Si, ma a me sembra che sarebbe vostro dovere di dire, in ogni incontro, che la popolazione italiana non ha né interesse né motivo di desiderare che slavi ed italiani si accapiglino ai confini. Il problema delle minoranze è, secondo il mio avviso, un problema di libertà politica e sociale. Io credo che con una larga autonomia politica, culturale ed amministrativa si potrebbe risolvere meglio il problema delle minoranze piuttosto che con l’irredentismo. Quando gli Italiani parlano di un’Istria Italiana essi dimenticano di essere, colà, sparsi ovunque, di costituire la maggioranza nelle piccole città e che sono circuiti1 da contadini slavi, non appena escono dalle 1. Šepic Dragovan, storico e diplomatico croato, fu professore ordinario presso la Facoltà di Scienze Politiche di Zagabria e Direttore dell’Istituto per le scienze storiche e sociali a Fiume. Studiò, in particolare, la storia politica della Croazia, soprattutto dell’Istria. mura della città. Gli slavi dimenticano, poi, che questi italiani, che hanno tante tradizioni, come quelle venete, non possono essere sradicati. Io sono sempre stato contrario al confine strategico verso la Jugoslava perché non si deve mai volgere il coltello contro colui di cui si cerca che diventi un quieto vicino ed un buon amico. Tutti quei paraggi da Labino2 in su, la metà dell’Istria, dove vivono gli slavi, possono soltanto creare imbarazzi all’Italia. D’altra parte io sono contrario all’annessione di Trieste, Gorizia e Pola alla Jugoslavia, perché colà gli italiani sono in maggioranza. Pertanto occorre neutralizzare il confine, dando libero sviluppo alle nazioni in entrambi gli Stati e senza riguardo ai confini. E allora questi perderanno la pro- 2. Forse si tratta di errata traduzione, al posto di “circondati”. pria ‘‘sanità’’3. L’intervista prosegue con la seguente proposta di Šepic: “Io penso che il plebiscito dovrebbe essere competente a risolvere la cosa”. Al che, Salvemini ribatte: “Io non credo al plebiscito. So che vi sono tante influenze che possono falsificare la volontà del popolo. Io e Bissolati abbiamo dovuto soffrire molto e sentirci chiamare traditori per aver tentato di guadagnare parte dell’opinione pubblica per gli jugoslavi. Neanche da parte jugoslava si risposte alla nostra campagna. Gli jugoslavi erano d’accordo con noi quando dicevamo che la Dalmazia era italiana, ma non ne volevano sentire parlare dell’italianità di Pola, Trieste e Gorizia. I nostri imperialisti vogliono tutto il mare e tutta la sponda per l’Italia mentre i vostri vogliono tut-to fino a Venezia. Quando in Italia si faceva presente ciò ricordo che io e Bissolati e qualche altro abbiamo discusso tra noi, in proposito, in attesa di voci dalla sponda opposta che non sono mai giunte. Ante Trumbic4 era integralista e caldeggiava tutte le tendenze radicali jugoslave. Quando egli citò il patto di Roma gli dissi: “Si tratta di parole. Voi avreste dovuto, già allora, fissare i confini per evitare il reciproco conflitto, a guerra finita”. Trumbic tacque, come soleva fare spesso. Egli era un gentiluomo da salone che conosceva poco la politica e si lasciava trasportare da sottigliezze legali. Del resto era un uomo fine ed onesto. Allora era molto difficile difendere gli slavi.Tuttavia noi dicevamo ai nostri nazionalisti: “Non si tratta soltanto della buona volontà dei nostri vicini, ma di un principio 4. Termine che sembra inappropriato e incomprensibile, rispetto al contesto. che dobbiamo riconoscere a se stessi e agli altri e cioè il principio del libero sviluppo di una nazione”. Gli jugoslavi non avevano un uomo nel momento decisivo. Costui avrebbe potuto essere Frano Supilo5. Io lo stimavo assai. Egli sarebbe stato in grado di unire i vostri interessi entro i confini dello Stato con i problemi esterni. Egli era una grande intelligenza. Tutti gli altri uomini politici jugoslavi sono di molto inferiori a lui”. Continuando a discutere sugli uomini politici slavi e italiani Šepic parla dei giorni trascorsi nell’esercito italiano e della poca “radice” che il Fascismo aveva nelle masse italiane. Salvemini voleva sapere se tra i lavoratori e i soldati esisteva lo spirito ri- 5. Politico croato (ex Sindaco di Spalato) che ebbe un ruolo importante nella creazione del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni divenuto, in seguito, Regno di Jugoslavia. 6. Importante uomo politico e giornalista croato (1870-1917), fondatore del quotidiano Novi List (Nuovo Foglio). voluzionario. SEPIC: “Non in misura rilevante perchè la coscienza civile è più forte presso gli italiani. Essi sono più difficili nei riguardi della rivoluzione. L’italiano non fa il colpo se non è sicuro del successo. Ma quando è sicuro esso si sacrifica’’. Salvemini: “Si, avete ragione; anche il Fascismo specula su questo momento psicologico. In tutti i casi io non credo in una prossima rivoluzione in Italia. Ritengo che prima scoppierà la rivoluzione in altri Stati, dove la dittatura non è così bene organizzata’’. SEPIC: ‘‘Sicché voi resterete profugo fino al nuovo Risorgimento?’’. Salvemini: ‘‘Si resterò’’. (a cura di) Ignazio de Marco

Nominativo  
Email  
Messaggio  
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2025
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet