Francesco Cavallari, Cicci. Il Re Mida della sanità barese
C’è stato un periodo in cui Bari poteva vantare un livello di ricezione ospedaliera degna di una grande città europea. Era l’inizio degli anni Ottanta, il decennio del benessere e delle più rosee prospettive per tutti. Gli anni delle opere di Renzo Piano, della grandezza del Petruzzelli, dell’importanza dell’Università per la crescita degli studenti di tutto il Mediterraneo. Al centro di questo miracolo sanitario, una sola persona, Francesco Cavallari. Cavallari, più comunemente conosciuto come Cicci, è il protagonista dell’ultima storia di Nicola Mascellaro, responsabile dal 1966 al 1996 dell’Archivio di documentazione e dei Servizi Tecnici di redazione del quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno”. “Francesco Cavallari, Cicci. Il Re Mida della sanità barese” racconta di quest’uomo intelligente, perspicace e dinamico sempre compito e cordiale, umile anche all’apice del suo successo. Racconta di come sia riuscito a costruire ospedali, somiglianti ad alberghi a cinque stelle, che hanno richiamato l’attenzione di figure come Umberto Veronesi, Renato Dulbecco e Rita Levi Montalcini. Strutture private, certo, ma non senza l’intervento pubblico che passava attraverso l’istituto delle convenzioni. Erano gli anni, quelli, anche del consumo di massa di stupefacenti e dei motoscafi dei contrabbandieri che facevano la spola dalla Croazia, Montenegro e Albania. Ma il terremoto più grande sarebbe arrivato nel decennio successivo, Tangentopoli, che partendo da una città simbolo come Milano ha investito l’intero Paese. E così Mascellaro arriva con il suo racconto al 1993, anno in cui cominciarono i sospetti sulle attività di Francesco Cavallari che portarono poi ad un’indagine a tappeto sulle presunte voci di collegamenti fra le imprese del Cavallari e la criminalità locale. I toni dell’ultima fatica di Mascellaro sono degni di un legal thriller con la differenza che trattasi di storia vera. Il libro infatti descrive l’arresto di Cavallari avvenuto il 4 maggio 1994, mentre era ricoverato per una crisi ipertensiva e diabetica, insieme a quello di uomini a lui vicini. Da qui l’inizio del vero calvario, durato 26 anni, durante il quale il Re Mida ha assistito alla scarcerazione e all’assoluzione di tutti i protagonisti dell’inchiesta. Tutti, tranne lui. © Riproduzione riservata