Francesco: alzatevi dai comodi divani della vita, non siamo fatti per sogni tranquilli ma per sogni audaci
CITTÀ DEL VATICANO - Attesa, fede, gioia, condivisione, speranza: si può riassumere in 5 parole la lunga giornata dei pellegrini di Molfetta e Alessano che hanno raggiunto Roma sabato mattina 1° dicembre per assistere, nella sala Paolo VI, all’udienza privata di Papa Francesco, dedicata al ricordo del servo di Dio don Tonino Bello, a 25 anni dalla sua morte. L’attesa è stata di tante ore in paziente coda fra le colonne vaticane per entrare nella sala delle udienze pontificie, una lunga sosta alimentata dalla fede cristiana nel ricordo del vescovo santo, come la gente considera don Tonino. La gioia della partecipazione e la condivisione fra i pellegrini di questa beatitudine nella speranza che un giorno il servo di Dio possa ricevere quella consacrazione sugli altari che già esiste nel cuore della sua gente. Qualcuno aspettava l’annuncio già nell’udienza papale, ma è rimasto deluso. Anche “Quindici”, unico media di Molfetta, ha seguito per voi, e dato le notizie in diretta, di questo evento, avvenuto a conclusione della visita di Papa Francesco nella nostra città e ad Alessano il 20 aprile scorso, data del dies natalis di don Tonino. La sala Paolo VI era gremitissima, pur essendo abbastanza capiente, era stata riempita non solo nei posti a sedere, ma c’erano pellegrini anche in piedi. La giornata è cominciata con la S. Messa celebrata dal cardinale Angelo De Donatis. Prima della celebrazione, il vescovo di Molfetta mons. Domenico Cornacchia ha rivolto un caloroso saluto al cardinale Angelo De Donatis, ricordando la sua origine pugliese (è di Casarano), Puglia terra di vocazioni e ha espresso la sua gioia di concelebrare con lui la Messa in Vaticano nei 25 anni dalla morte di don Tonino Bello. A concelebrare c’è anche mons. Vito Angiuli vescovo di Ugento e Alessano. La Messa è stata accompagnata dalle corali delle due diocesi. Il cardinale De Donatis ha detto di provare una grande gioia. “Mi fate sentire il profumo della terra di Puglia e mi portate la luce della mia terra. Ho conosciuto don Tonino Bello e conosco il messaggio delle sue parole: pregare vegliare è questa l’attenzione che il Signore ci chiede”. Il cardinale ha invitato i fedeli a non fare appesantire il cuore. “Nel cuore pre-occupato, occupato prima, non c’è posto per il Signore. Dobbiamo lasciar cadere l’egoismo. Più siamo attaccati al nostro io, più le cose peggiorano nella nostra vita. Dobbiamo mettere Dio al centro della nostra vita”. Il cardinale De Donatis ha concluso leggendo la bella preghiera di don Tonino Bello rivolta a Maria, donna dell’ultima ora scritta da don Tonino Bello il 22 novembre 1992, quando era consapevole delle sorti della sua salute. Il testo mariano, tra i più conosciuti e apprezzati della letteratura del vescovo. Terminata la S. Messa c’è stato un intervallo di oltre un’ora un tempo che è volato via nei saluti fra i presenti, con i parenti di don Tonino, il fratello Trifone con la figlia Raffaella, il nipote Stefano con il figlio Tonino, il presidente della Fondazione Giancarlo Piccinni e famiglia, i sindaci dei Comuni della Diocesi, Tommaso Minervini (Molfetta), Tommaso Depalma (Giovinazzo), Ninnì Gemmato (Terlizzi), Pasquale Chieco (Ruvo), il presidente del consiglio comunale Nicola Piergiovanni con l’assessore alla Cultura Sara Allegretta, la presidente dell’Associazione Molfettesi nel Mondo Angela Amato, parroci, sacerdoti e i monss. Pietro Amato e Luigi de Palma. Nell’attesa del Santo Padre, sullo schermo gigante della sala scorrevano le immagini della visita a Molfetta, mentre coristi delle due diocesi (quello di Molfetta era diretto dal soprano Maestro Lucia de Bari) intonavano vari canti fra cui quello dell’Ala di riserva, tanto caro ai fedeli che hanno partecipato cantando tutti insieme. L’arrivo di Papa Francesco è stato salutato da un tripudio di folla e da lunghi applausi dei pellegrini che sventolavano fazzoletti azzurri (Molfetta) e gialli (Alessano), un entusiasmo che ha colpito Sua Santità, pur abituato ai bagni di folla. I due vescovi hanno rivolto un saluto al Papa. Mons. Cornacchia ha detto: «Santo Padre, poiché questo nostro incontro coincide con l’inizio dell’Avvento, faccio mie le parole del Vescovo amico dei poveri per rilanciare i due verbi che saranno proclamati nelle nostre Chiese già da stasera: alzatevi e levate il capo (Lc 21,28). «Sono i due verbi dell’antipaura – egli diceva –. Alzarsi significa abbandonare il pavimento della cattiveria, della violenza, dell’ambiguità, perché il peccato invecchia la terra» (il testo intero lo trovate a pag. 18). Mons. Angiuli ha ricordato come anche in questo giorno si avvertisse la presenza di don Tonino che ci ha insegnato come realizzare concretamente il Vangelo e ha ringraziato il Pontefice per la visita ad Alessano «ci siamo uniti alla Sua preghiera davanti alla tomba del servo di Dio». Angiuli ha concluso sottolineando come «prima di annunciare la Parola, ci si debba mettere in ascolto anche di popoli diversi per cultura, ma tutti fratelli con i quali è necessario camminare insieme. Don Tonino, caro Santo Padre, avrebbe sottoscritto le Sue parole di quel giorno ad Alessano». Sono seguiti i doni a Papa Francesco, tra gli altri, anche il pane di Altamura, paese natale del vescovo Cornacchia, portato da tre bambini. Quindi la Parola di Francesco: «Stare in piedi ed alzarsi, ribadiva don Tonino, “dai divani della vita: dalla comodità che rende pigri, dalla mondanità che fa ammalare dentro, dall’autocommiserazione che incupisce”. “Il Signore chiama ciascuno di noi a inoltrarsi in mare aperto”, dice il Pontefice ai pellegrini pugliesi, il cui mare è “il più azzurro” che il Papa abbia mai visto». «Una vita “privata”, priva di rischi e piena di paura, che salvaguarda se stessa, non è una vita cristiana. È una vita senza fecondità. Non siamo fatti per sonni tranquilli, ma per sogni audaci. Accogliamo allora l’invito del Vangelo, quell’invito tante volte ripetuto da Don Tonino a stare in piedi, ad alzarci. Da dove? Dai divani della vita – i divani della vita! – dalla comodità che rende pigri, dalla mondanità che fa ammalare dentro, dall’autocommiserazione che incupisce» (il testo integrale lo trovate alle pagg. 16 e 17, con il video dell’intera udienza inquadrando con il telefonino il QR CODE sulle stesse pagine). Infine l’incontro con i malati e i fedeli, un saluto e una carezza per tutti. Al termine dell’udienza, Piazza San Pietro, dove era in allestimento il presepio Vaticano, è stata invasa dalla presenza e dalle voci di Puglia, della gente che viene da quel mare così azzurro che piace tanto a Francesco. © Riproduzione riservata foto e testi
Autore: Felice de Sanctis