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Finto matrimonio gay la pagliacciata “istituzionale” di un assessore di An
15 giugno 2008

Metti un sabato mattina al Corso Umberto. Metti un gruppo di giovani buontemponi un po' esaltati che si divertono a ridicolizzare le coppie omosessuali, berciando “noi siamo per la famiglia, noi siamo per la famiglia”. Poi mettici pure un assessore del nostro Comune. Mettici una fascia tricolore, il riso, la rosa e la marcia nuziale. Mescola per bene, ed eccoti servito l'indegno spettacolo che i giovani militanti di Azione Giovani, con la complicità dell'assessore di Alleanza Nazionale, Mauro Magarelli, hanno messo in scena lo scorso 12 maggio, per celebrare degnamente (a loro modo di vedere) il Family Day che si sarebbe tenuto l'indomani in Piazza S. Giovanni, a Roma. Una pagliacciata, la simulazione di un matrimonio gay, della quale, francamente, non si sentiva per niente il bisogno (anche perché con il disegno di legge in materia di riconoscimento dei diritti alle coppie di fatto, non c'entra un bel fi co secco) e che ha offeso profondamente la sensibilità della Molfetta civile che resta ancora – nonostante certi episodi possano far pensare il contrario – una città profondamente tollerante ed evoluta. Ma – come abbiamo già avuto modo di dire – l'aspetto più inquietante di tutta questa vicenda, e della squallida buffonata inscenata (nell'imbarazzo e nell'indifferenza dei passanti) da chi dimostra nei fatti, al di là delle parole di prammatica, di non concepire ed accettare la diversità, è che a prendere parte a questa discutibile iniziativa è stato un rappresentante istituzionale, Mauro Magarelli, persona che abbiamo sempre avuto modo di conoscere ed apprezzare per la sua correttezza, il suo garbo, il suo stile. Correttezza, garbo e stile che chissà dove sono andati a fi nire, cancellati da chissà quale inconcepibile pulsione. L'assessore all'Ambiente, infatti, munito addirittura di fascia tricolore, si è prestato a “recitare”, quasi fosse una macchietta in un avanspettacolo di serie B, tra le risa sguaiate di una manciata di ragazzini più o meno consapevoli di quel che stavano facendo, una parte che davvero non gli fa onore, e cioè quella di improvvisato “celebrante” di un matrimonio tra omosessuali. Una caduta di stile che non ci saremmo mai aspettati da chi ha sempre dimostrato in passato – anche in momenti diffi cili – un elevatissimo senso delle istituzioni. Ma allora cosa è successo? Da qualche informazione raccolta, sembrerebbe che Magarelli in un primo momento avesse dichiarato la sua indisponibilità a prestarsi a questo infi mo spettacolo ma poi, convinto dai militanti di Azione Giovani che evidenziavano solo il carattere goliardico dell'iniziativa, si sarebbe lasciato convincere. Un errore del quale chissà se si è poi pentito. Perché una cosa è certa: il recupero del senso civico in questa città passa necessariamente dai comportamenti della sua classe dirigente e, in questa circostanza l'assessore Magarelli (che, lo ricordiamo, è un rappresentante dei cittadini. Di tutti i cittadini, anche quelli omosessuali. O no?) non ha reso un buon servigio all'opera di “normalizzazione” del confronto politico e civile che tutti dicono (a parole) di voler avviare. Come prevedibile, l'iniziativa di Alleanza Nazionale ha scatenato, successivamente, un vespaio di polemiche. Il primo a prendere la parola per attaccare duramente i militanti di destra e l'assessore all'Ambiente, è stato Mino Salvemini, segretario cittadino dei Democratici di Sinistra che ha defi nito “una comica pagliacciata la scenetta del matrimonio tra due omosessuali” le cui modalità di svolgimento “denunciavano un feroce disprezzo nei confronti di questi ultimi, dimostrando senza ombra di dubbio che i lavacri nelle acque di Fiuggi non possono spianare la schiena ai gobbi”. Ma l'attacco più duro, Salvemini lo ha riservato a Mauro Magarelli: “Ciò che è apparso assolutamente intollerabile è stata la partecipazione, in qualità di celebrante munito addirittura di fascia tricolore, dell'assessore dott. Mauro Magarelli, persona che gode di larga stima quanto a correttezza politica e garbo istituzionale. E' infatti evidente – prosegue Salvemini – che, accettando di recitare la parte del sindaco celebrante, il dott. Magarelli ha inteso dare una sorta di imprimatur alla sordida messa in scena sia in quanto dirigente di An sia, e qui la cosa è ben più grave, come membro della civica amministrazione, non avendo avvertito neanche l'evidente inopportunità di cingere la fascia tricolore”. “Così agendo inoltre – continua il segretario della locale sezione dei Ds – egli si è reso complice di una iniziativa caratterizzata dalla pubblica irrisione verso tutti i cittadini molfettesi di diverso orientamento sessuale, venendo meno al dovere di rappresentare la comunità cittadina senza discriminazioni di sorta”. Salvemini chiedeva, infi ne, a Mauro Magarelli pubbliche scuse per quanto accaduto, ma ha dovuto accontentarsi di un duro comunicato stampa di replica di An nel quale i militanti di destra hanno respinto al mittente ogni addebito, concludendo: “dalla sinistra non accettiamo alcuna lezione di stile”. Detto che sull'argomento è intervenuta, con una nota molto polemica nei confronti di An, anche l'Arcigay della provincia di Bari, non ci resta che concludere richiamando tutti (e in particolar modo assessori e rappresentanti del popolo) ad un maggior rispetto per le istituzioni ed a comportamenti più sobri e responsabili. Se la politica (in questa città e nel Paese) ha la pretesa di tornare ad essere credibile, deve necessariamente abbandonare certi eccessi che minano alla base il suo prestigio.
Autore: Giulio Calvani
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