Festa patronale tormentata da un ordigno esplosivo e da una rissa con panico e fuggi fuggi generale
Una festa patronale della Madonna dei Martiri che sarà ricordata quella di quest’anno per due episodi di cronaca nera che, però, è meglio dimenticare: una bomba carta collocata davanti a un bar di Corso Dante e la rissa con panico e fuga disperata della gente lontano dal luna park. E dire che era stato predisposto un programma di sicurezza dettagliato, ma che ha presentato, evidentemente, qualche lacuna allo stato dei fatti. Un rudimentale ordigno esplosivo (barattolo di vetro pieno di benzina con grosso petardo con miccia all’interno) messa alle prime ore del mattino di giovedì e disinnescata dagli artificieri dei carabinieri e la rissa di venerdì notte con allarme sparatoria lanciato da un imbecille che ha provocato il caos e il fuggi fuggi generale dalla zona della Secca dei Pali, località in cui si trova il luna park. A generare il caos sarebbe stata una rissa scoppiata fra alcuni giovani nei pressi di una giostra dalla quale due di loro rifiutavano di scendere, costringendo il titolare ad intervenire con le maniere forti. Ne è nata una scazzottata fra più persone e il solito imbecille di turno, che non manca mai, avrebbe gridato “c’è una sparatoria”, approfittando della coincidenza dell’inizio dei fuochi di artificio a mezzanotte. Dalla rissa alle voci di sparatoria, il passo è breve, anche perché c’è chi sostiene di aver visto qualcuno tirare fuori una pistola, anche senza sparare. I carabinieri dovrebbero indagare anche partendo da Facebook dove persone con nome, cognome e volto hanno sostenuto che c’era stata la sparatoria, che avevano visto la pistola, contribuendo così ad alimentare il panico già elevato. Rincorrere le notizie è stato difficile, come avviene in questi casi anche per gradi episodi di cronaca nazionale, dove dalle prime versioni più catastrofiche si arriva al ridimensionamento successivo e viceversa, da pochi feriti poi si scopre che ci sono anche tanti morti. L’idiota, autore della bravata irresponsabile, che andrebbe identificato (anche se è difficile) e denunciato per procurato allarme, non si è reso conto che avrebbe potuto provocare migliaia di feriti come accadde nel giugno scorso in piazza a Torino alla finale di Champions. L’effetto psicosi collettiva da attentato che, purtroppo, esiste ormai anche in Italia, ha provocato il caos: gente che correva da tutte le parti, senza un’indicazione precisa, si rifugiava nella pizzeria vicina, nei portoni delle case (esemplare è stata l’ospitalità e la solidarietà degli abitanti del quartiere Madonna dei Martiri), bambini che perdevano le mamme, altri che venivano travolti dalla folla, genitori che dal centro, saputa la notizia, correvano all’impazzata in senso contrario verso la zona delle giostre per rintracciare i propri figli, telefonini impazziti. L’ondata in fuga confusa travolge ogni cosa, perfino le bancarelle degli ambulanti e parlare di un deflusso fluido, come cerca di fare il sindaco Minervini, è comprensibile, ma non veritiero a guardare le immagini diffuse su facebook e dai racconti dei testimoni presenti. Per fortuna i feriti non sono stati numerosi, poco più di una decina e solo una signora ha rimediato la frattura di un braccio e una prognosi di 3 mesi, ma la paura è stata tanta. Non si può parlare di terrore, come ha fatto qualcuno, ma di forte spavento, certamente sì. «Ero lì con il mio bambino. Abbiamo visto una marea di gente che correva verso di noi e ci urlava: correte, correte! Nessuno sapeva dirci nulla, tanto che per un attimo abbiamo pensato si trattasse di un momento di panico ingiustificato. Un’esperienza assurda ed incredibile. Ci siamo dovuti rifugiare nei portoni di gente che ci ospitava. Gente che sveniva per strada, gente che urlava e non trovava i parenti. Sgomento... tanta paura», ha detto un testimone. Sul posto c’erano carabinieri in borghese che sono prontamente intervenuti e a loro si sono aggiunte subito altre pattuglie del radiomobile al comando del cap. Vito Ingrosso, che hanno fermato due fratelli Fabio (arrestato) e Mario De Pinto (denunciato a piede libero), rispettivamente di 24 e 22 anni e un terzo uomo di 44 anni Antonio Brattoli che si trovava in zona, invece di essere ai domiciliari e quindi è stato denunciato per evasione. Altri partecipanti alla rissa sarebbero riusciti a fuggire, ma sono in corso di identificazione. Nel 2011 e nel 2015, per questioni di donne, furono sparati dei colpi di pistola e questo precedente, ha provocato le prime analogie e ha fatto pensare alla pistola, la coincidenza con i fuochi d’artificio, ha fatto il resto. Ed è stato subito caos. Perfetto il lavoro dei carabinieri, meno quello della cosiddetta macchina organizzativa, anche se va sottolineato il buon lavoro dei volontari, ma essendo la prima volta di questa amministrazione, si può anche perdonare, a patto che si ammettano gli errori e non si continui presuntuosamente a sostenere che è stato tutto ineccepibile e per quattro balordi è saltato tutto. “L’isteria è incontrollabile, ha detto il sindaco, la prossima volta non faremo entrare alla fiera questi soggetti”. Altro errore è stato quello da parte dei gestori delle giostre, di spegnere tutto, lasciando la zona al buio, complicando le cose. Insomma, è mancato un coordinamento dell’emergenza, anche se è apprezzabile la buona volontà di tanti amministratori, ma non basta. Il panico e la confusione ci sono stati e questo non può essere negato da nessuno. Senza polemica, ma con dati di fatto incontrovertibili e documentati, che tutti hanno potuto vedere. Comprensibile la volontà di difendere il piano di sicurezza, ma un po’ di autocritica non guasterebbe. Ad esempio le barriere jersey in pvc erano facilmente removibili e questo è regolarmente avvenuto, stessa cosa dicasi delle transenne stradali zincate. Insufficienti anche le vecchie panchine comunali recuperate dal deposito, la mancata organizzazione e informazione del park & ride, ha fatto sì che le navette girassero vuote, ma hanno reso più confuso il traffico al punto che il percorso dei pullman non è stato deviato e si è visto perfino un autobus seguire la processione della Madonna. Sul piano della sicurezza non è stata vietata la vendita di birre in bottiglie di vetro, mentre abbiamo visto venditori ambulanti che esponevano coltelli di varie dimensioni, senza alcuna protezione. Chiunque avrebbe potuto prendere un coltello e colpire a caso i passanti. Certo la vendita dei coltelli alla fiera c’è sempre stata, il pazzo non è prevedibile, ma in epoca di terrorismo, una precauzione in più andava osservata. Poi il fitto numero sia di giostre sia di bancarelle che impedivano il passaggio sia a Corso Dante che alla Secca dei Pali. Per fortuna i giorni seguenti è tornata la calma, ma la prossima volta si deve essere pronti a gestire la folla, cosa non facile, ma non impossibile. Agli errori, quando si ammettono, si può sempre rimediare e rappresentano fattore di esperienza per il futuro. © Riproduzione riservata