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Festa della Sinistra allarme per la centrale nucleare che vuole il sindaco
15 settembre 2008

Alla luce dei recenti risvolti politici nazionali la Festa della Sinistra non poteva che trascurare la celebrazione di un passato importante quanto lontano, per rivendicare il suo valore politico attraverso un'attività che avvicinasse tutte le forze economiche e sociali molfettesi. Per avanzare su un percorso di interrogazione sul futuro economico della città, in cui i cittadini possano valutare le proposte amministrative con ragionamenti solidamente fondati. Così, la prima delle due serate della festa ha visto la partecipazione di Gianluigi De Gennaro, del Dipartimento di Chimica dell´Università degli Studi di Bari, Michele Losappio, Assessore all´Ecologia della Regione Puglia, e Gianluca Biscotti, progettista di centrali a fonti rinnovabili, Matteo d'Ingeo, rappresentante del comitato No Centrali. Il dibattito pone a fondamento del futuro sviluppo economico della Puglia l'utilizzo di energie rinnovabili. Secondo recenti studi gli impianti fotovoltaici assicurerebbe agli Stati Uniti il 70% dell'energia di cui necessitano, come indica Gianluigi De Gennaro. L'utilizzo dell'energia deve guardare al rispetto dell'ambiente costruendosi su una programmazione scientifica e culturale, che diffonda un senso della responsabilità attraverso l'educazione scolastica e la divulgazione, come afferma Biscotti. Proprio De Gennaro ricorda come esempio positivo un progetto comune tra Università di Bari e Università di Bologna, mirato ad un piano energetico non convenzionale, perché culturale, più che tecnico. Molfetta non sembra invece porsi interrogativi sulla regolamentazione del consumo di energia e sulla salvaguardia del territorio. Matteo d'Ingeo ricorda che la centrale Powerfloor sarà alimentata da olio di palma per produrre energia a fini speculativi e nemmeno lontanamente comunitari. Lo dimostra, a suo parere, la quasi nulla campagna di coinvolgimento e di informazione. Ma la città sarebbe candidata a fare da cavia non solo all'opera di accrescimento della Powerfloor, ma anche ad un'eventuale centrale nucleare. D'Ingeo rivela infatti che il sindaco Azzollini avrebbe già dichiarato di candidare Molfetta come sede di una centrale nucleare in Puglia. Sono, invece, le forze produttive che hanno visto la propria origine a Molfetta ad animare il dibattito il giorno successivo. Quelle forze che sono diventate parte integrante della crescita del nostro territorio e che sono state presto liquidate a favore di uno sviluppo “all'albanese”, come lo ha definito Onofrio Romano, docente di sociologia dell'Università di Bari, introdotto dal moderatore della serata, Giuseppe Filannino. Uno sviluppo che abbandona la messa in valore delle risorse del territorio pur di “captare” a tutti i costi i flussi economici. Ci siamo incamminati, dunque, verso un tipo di sviluppo che non incentiva il valore civile e produttivo del territorio ma che punta al solo accumulo di ricchezze attraverso le scorciatoie, come quella che ha permesso di sfruttare una legge per la Lombardia pur di ottenere soldi per il porto. La prima vittima di questa politica dell'arricchimento del singolo è stata la pesca, e soprattutto la piccola pesca, come ha spiegato il presidente della Cooperativa Piccola Pesca, Vitantonio Tedesco. Pur essendo stata considerata dall'Unione Europea come la tipologia di pesca più ecosostenibile, essa non ha mai usufruito a Molfetta degli aiuti comunitari (SFOP; POR e FEP) per disinteresse sia delle amministrazioni che dei rappresentanti di categoria. L'oasi di ripopolamento creata dalla regione allo scopo di riconvertire la piccola pesca è rimasta finora inutilizzata, mentre i pescatori sono costretti ad affrontare ogni giorno un mare sempre più impoverito e inquinato a causa dell'alga tossica e dell'iprite. La cooperativa Piccola Pesca, esistente a Molfetta dal 1893, rischia oggi di scomparire portando via con sé un pezzo di storia molfettese, oltre che un'attività di pesca che, utilizzando attrezzi da posta piuttosto reti a strascico, non può essere confusa con gli altri settori della pesca ben più nocivi per l'ambiente, anch'essi in crisi. Una distinzione che sembra mancare anche nelle proposte avanzate da Alessandro Demario, responsabile Progetto pesca Flai Cgil Molfetta, che interviene rivendicando l'importanza di attuare misure per rendere attuale la pesca ecosostenibile e per incentivare il pescaturismo. L'emergenza diritti è al centro degli interventi di Giuseppe De Leonardis, segretario provinciale Flai Cgil, e di Marco Barbieri, Assessore al Lavoro Regione Puglia. Molfetta non può cedere alla cultura dell'illegalità e accettare lo sfruttamento dei diritti dei suoi lavoratori. Il lavoro a nero non può diventare l'unica condizione pur di avere uno stipendio a fine mese. L'assenza di diritti relega l'uomo ad una macchina di produzione, ignorando il valore fondamentale del lavoro per l'autodeterminazione del cittadino. La vita dei lavoratori non può ridursi ad una compravendita di concessioni e soprusi, fino a subordinare i diritti alle logiche di abuso e di potere.
Autore: Giacomo Pisani
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