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Fame di cultura, il merito del Museo diocesano Risposta positiva dei cittadini all’innovazione tecnologica con la mostra immersiva pasquale
15 aprile 2024

Al giorno d’oggi, nel più ampio contesto espositivo e museale globale, risulta ormai essere assioma assodato l’utilizzo tecnologico in virtù dei suoi apporti fortemente positivi in termini di comunicazione, engagement e attrattività di un pubblico vasto ed eterogeneo. La connessione tra informatica e comunicazione museale si sta rivelando sempre più profonda e incardinata in un rapporto interconnesso e reciproco sviluppatosi mediante l’adozione di mezzi innovativi che sono andati di gran lunga oltre i canali tradizionali. Si tratta di un fenomeno affermato e diffuso che sta coinvolgendo anche le realtà locali, come dimostrato dalla mostra organizzata presso il Museo Diocesano di Molfetta in occasione delle ricorrenze pasquali dove, dal 16 al 30 Marzo 2024, è stata organizzata una mostra immersiva dal titolo “Passio Domini Nostri Jesu Christi”, celebrante le antiche statue lignee dei cinque misteri dell’Arciconfraternita di Santo Stefano dal Sacco rosso e le opere in cartapesta di Giulio Cozzoli dell’Arciconfraternita della Morte dal Sacco nero, alternate alle immagini dei riti, seguendo il percorso tematico della passione di Cristo così come esposta nel Vangelo di Giovanni. Quest’evento, inedito per la città di Molfetta, ha fatto emergere chiaramente gli effetti di quella ricerca, avviata già tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila, circa il potente effetto persuasivo dei nuovi media in relazione alla loro capacità di rivolgersi ad un pubblico esponenzialmente più vasto, orientandone opinioni, scelte d’impiego del tempo libero e abitudini di consumo. Con il supporto delle tecnologie multimediali le mostre immersive costituiscono un’opportunità rilevante al fine di avvicinarsi all’arte e alla storia con svago; grazie ad esse sono state progressivamente trasformate l’accessibilità stessa alla cultura e le relative esperienze, rendendole sicuramente più coinvolgenti e offrendo modalità di fruizione alternative, proprio come quanto successo al Museo Diocesano nel mese di marzo. La lodevole scelta del Museo di garantire l’ingresso gratuito alla mostra è sintomatica di un intento comunicativo più profondo, volto a garantire la più ampia diffusione dei contenuti nei confronti di un pubblico quanto mai variegato soprattutto in termini d’età, come dimostrato dalla massiccia adesione all’evento espositivo. Il primo giorno d’apertura ha già fatto registrare circa 300 ingressi da parte di giovani e giovanissimi sino a visitatori più anziani, una differenziazione dovuta all’interesse diffuso ed alla curiosità dei cittadini nei confronti di un’inedita forma espositiva di quelli che sono contenuti tradizionali mediante il connubio tra arte, innovazione e tradizione. La mostra, della durata di circa venti minuti per turno, ha sicuramente considerato le finalità didattiche come criterio importante al fine di definire contenuti, strumenti e servizi, vivacizzando la narrazione attraverso l’uso di tecnologie diversificate e poste al servizio dei contenuti stessi. Per potenziare il coinvolgimento emotivo dei visitatori sono stati applicati accorgimenti di grande efficacia: luci soffuse già a partire dal corridoio che conduce alla sala espositiva, musiche intense delle marce funebri, tipiche delle celebrazioni pasquali molfettesi, utilizzo di applicazioni di intelligenza artificiale per conferire movimento alle immagini (come nel caso del gallo di San Pietro che viene fatto letteralmente cantare), rapidi effetti di luce ed ombra quasi teatrali che svelano le figure in modo da aumentare la suspense e il coinvolgimento, effetti drammatici e suggestivi nella presentazione di San Pietro e del volto seicentesco della Madonna nella statua della Pietà (quest’ultimo proiettato dapprima scuro e marcato e poi pian piano schiarito in una luminosità soffusa), comparsa improvvisa del volto di Cristo sul sudario della Veronica, effetto di luminescenza che progressivamente illumina il contorno della Croce, la resa di fulmini e temporali dietro la figura dell’Addolorata. Probabilmente si sarebbe potuto pensare di stabilire dei punti fissi d’osservazione per i visitatori, che si sono invece trovati abbastanza disorientati e spaesati nel riuscire a visionare in tempo tutti i contenuti proiettati sulle pareti della sala espositiva. Sarebbe inoltre stata più funzionale la proiezione speculare di tutte le immagini su ambedue i lati della stanza, magari prolungando il tempo di transizione per consentirne una corretta contemplazione. Sicuramente si è trattato di una prima apertura all’innovazione che promette successivi sviluppi in termini di digitalizzazione e coinvolgimento di fasce relativamente più giovani di popolazione. Attualmente, il pubblico museale si caratterizza in una fascia di target piuttosto adulta in quanto i più giovani spesso preferiscono investire il loro tempo libero in altri modi. Negli ultimi anni, la maturazione a livello globale della necessità di parlare un linguaggio diverso, seguendo un codice proprio delle nuove generazioni, ha portato ad un ribaltamento per cui non sono solo le persone a doversi rivolgere all’arte, ma le istituzioni ad avvicinarle al fine di innestare un messaggio culturale che sia comprensibile al pubblico dei cosiddetti “nativi digitali”. Proprio questo è stato portato avanti nel progetto immersivo del Mudi, “Passio Domini Nostri Jesu Christi” è riuscita nell’intento di ravvivare la discussione sulle opere ed invogliare il pubblico a visionare dal vivo le opere oggetto della mostra per conoscerle meglio, avvicinarvisi e sentirsi parte di una tradizione secolare frutto di valori autoctoni incardinati in ogni cittadino. La mostra in sostanza si è rivelata un successo in virtù del grande afflusso nei giorni dell’evento, con la sala gremita sin dai primi minuti d’apertura dei turni di proiezione e sintomo di una Molfetta affamata di novità, pronta ad accogliere il cambiamento e la valorizzazione del suo patrimonio culturale. Sicuramente la comunità ha bisogno di più eventi come questi al fine di educarsi alla cultura e alla bellezza, sono fiduciosa che la sete di conoscenza innovativa sarà placata sempre più grazie all’impegno degli attori locali ed alla partecipazione dei compaesani, generando ricadute sicuramente positive in termini di promozione e sensibilizzazione del patrimonio locale. © Riproduzione riservata

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