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Exprivia premiata per il sostegno agli orfani del Mozambico
22 settembre 2011

MOLFETTA - Un riconoscimento per la continuità del sostegno che il Gruppo Exprivia garantisce a bambini mozambicani orfani a causa dell'AIDS ed inseriti nel progetto Hope Maputo - Orphan Project: questo è il significato del premio che l'organizzazione umanitaria HUMANA People to People ha assegnato ad Exprivia. La premiazione si è svolta il 22 settembre a Milano nel corso dell'evento conclusivo della campagna internazionale HUMANA People to People Day 2011 - Food for All, promosso nell'ambito della rassegna Fashion for Food.
Exprivia, azienda specializzata nel settore IT, quotata all'MTA segmento Star di Borsa Italiana e presente sul mercato nazionale ed estero, dal 2006 assicura a 100 piccoli orfani educazione, cibo, salute e protezione. Questi bambini partecipano ad attività ricreative, sportive ed educative e fruiscono di visite mediche ed assistenza.
La premiazione di Exprivia si inserisce nel calendario degli eventi legati all'HUMANA People to People Day, focalizzato quest'anno sul diritto al cibo. L'attenzione a tale tema nasce dalla drammaticità della situazione mondiale: sono 925 milioni le persone che nel mondo soffrono la fame: una su sette. Il 98% di esse vive nei paesi in via di sviluppo ed il 35% in Africa.
HUMANA People to People da sempre realizza interventi di "sicurezza alimentare": oggi opera in 13 paesi di Africa, Asia e America Latina, con la formazione di 68.200 piccoli coltivatori, che si dedicano ad un'agricoltura sostenibile e capace di generare cibo e reddito. Interviene a favore di oltre 300.000 famiglie coinvolte in 65 progetti di aiuto all'infanzia per migliorare sicurezza alimentare, salute e servizi igienico-sanitari.
Tali interventi sono possibili grazie alle donazioni dirette di fondi, alla raccolta di abiti usati, agli accordi stipulati con circa 700 amministrazioni comunali e centinaia di esercenti privati ed al sostegno di aziende come Exprivia.
"Sosteniamo i piccoli orfani del Mozambico già da cinque anni e intendiamo proseguire nell'azione  -  spiega Domenico Favuzzi Presidente e Amministratore Delegato di Exprivia, che ha ritirato il premio - l'obiettivo è riuscire a fare la differenza per loro, intervenire per cambiare uno stile di vita in maniera tangibile. È questa la nostra sfida, la nostra ambizione. Il nome del progetto "Hope" - speranza è la sintesi del percorso fatto insieme ad Humana, a favore di questi bambini.".
L' HUMANA People to People Day 2011 - Food for All è patrocinato da Expo Milano 2015 e da ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani). Il programma della cerimonia di premiazione su www.humanaitalia.org.
 

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“DIO NON SI RIVELA PIU', SEMBRA NASCONDERSI NEL SUO CIELO, IN SILENZIO, QUASI DISGUSTATO DALLE AZIONI DELL'UMANITA'”. Con queste terribili parole il Papa solleva un tema che è al centro della riflessione teologica contemporanea, ben prima di Auschwitz: il silenzio di Dio davanti agli orrori del mondo. Ma il tema di questo silenzio è puro non senso, se non c'è nessuno che lo ascolta e lo interroga. Per farlo, deve credere di una fede paradossale ed estrema. Deve credere come credevano in Dio i maestri hassidici quando nel mezzo delle più atroci persecuzioni danzavano, quasi a consolare Dio delle stragi che subivano. Oppure occorre essere persone convinte che pensare a Dio e porsi il problema di Dio sia uno dei compiti fondamentali, se non il massimo compito, come dicevano Platone e Aristotele, del pensiero. Allora la domanda che bisogna porsi è: come dare senso al problema del silenzio di Dio, se nessuno ci crede, se nessuno è convinto che pensare a lui sia una questione decisiva. Da qui emerge la grandezza tragica di questo Papa. Tragica perché profeta è – letteralmente colui che parla di fronte a un popolo e il popolo lo ascolta. Il popolo può mettere anche a morte i suoi profeti come accadde da quelli veterotestamentari fino a Gesù. Ma anche metterli a morte è una forma radicale di crederci. Se la risposta è invece l'indifferenza, se di fronte alla parola del profeta io continuo ad andare per la mia strada, non ascolto la sua predica, ma anzi, peggio, fingo ipocritamente ossequio, allora chi parla non è più un profeta. E' la tragedia del profeta quella di non essere ascoltato. Questa essenzialmente è la condizione di questo Papa e di questa Chiesa........ (Massimo Cacciari – Repubblica 12 dicembre 2002)
L'uomo folle. – Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: “Cerco Dio! Cerco Dio!”. E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. “È forse perduto?” disse uno. “Si è perduto come un bambino?” fece un altro. “0ppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?” – gridavano e ridevano in una gran confusione. Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: “Dove se n'è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all'ultima goccia? Chi ci dètte la spugna per strusciar via l'intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov'è che si muove ora? Dov'è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all'indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto piú freddo? Non seguita a venire notte, sempre piú notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di piú sacro e di piú possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatori, quali giochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un'azione più grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtù di questa azione, ad una storia più alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!”. A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch'essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense. “Vengo troppo presto – proseguì – non è ancora il mio tempo. Questo enorme avvenimento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano vedute e ascoltate. Quest'azione è ancora sempre piú lontana da loro delle più lontane costellazioni: eppure son loro che l'hanno compiuta!”. Si racconta ancora che l'uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo. Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere invariabilmente in questo modo: “Che altro sono ancora queste chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio?”. ( F. Nietzsche )
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