ESCLUSIVA - Una giovane insegnante di Molfetta, Luciana Mancini, racconta il venerdì di terrore a Monaco
MOLFETTA - Terrore, preoccupazione, attesa di notizie… poi finalmente un messaggio: “Tutto bene, sono a casa”. Sono stati questi gli stati d’animo provati dalla famiglia Mancini di Molfetta, prima di ricevere la comunicazione dalla propria figlia Luciana di essere al sicuro tra le mura della propria abitazione a Monaco di Baviera la sera di venerdì 22 luglio.
Luciana Mancini è giovane e brillante insegnante, emigrata a Monaco, come tanti talenti di cui la nostra terra è orgogliosamente ricca, talenti costretti a lasciare la propria casa e i propri affetti pur di mettere a frutto tanti anni di studio. Persona schiva, accetta di parlare del suo stato d’animo riguardo la sera di venerdì 22 luglio solo per amicizia con la sottoscritta. “Ero appena tornata dal lavoro e mi preparavo ad uscire nuovamente per trascorrere la serata con amici. La polizia di Monaco aveva informato che era in corso una sparatoria; alcuni amici dall’Italia mi avevano scritto per sincerarsi che io stessi bene e chiedendomi esattamente cosa stesse succedendo a Monaco. Sono tornata sui miei passi e ho iniziato a leggere le notizie su Monaco che parlavano di un attentato. Ho deciso di rimanere a casa anche perché avrei utilizzato la stessa linea di metropolitana che porta ad Olympia Einkaufszentrum, linea che prendo quotidianamente perché più vicina alla mia abitazione, senza comunque immaginare che tutte le linee della metropolitana, erano state chiuse per motivi di sicurezza.
La polizia pur facendo sentire massicciamente la propria presenza, ha chiesto di non fare foto o video dei loro interventi e di pubblicarli, chiedendo altresì di non uscire per strada ma di rimanere nelle proprie abitazioni o nei luoghi di lavoro. Eravamo costantemente aggiornati, ma solo stamattina abbiamo saputo che si trattava di un ragazzo diciottenne con residenza tedesca che si era successivamente suicidato.
Tutti si sono barricati in casa o sono rimasti al lavoro anche perché era impossibile prendere la metropolitana, riaperta solo al mattino, per mettere in sicurezza tutta la città. Sono uscita di casa solo sabato mattina per poter comprare qualcosa, per fare la spesa, ma la situazione sembrava irreale: poche persone in giro; abbiamo avuto tutti molta paura anche se non pensiamo ad un atto terroristico in quanto se l’assassino avesse voluto mietere un numero maggiore di vittime, si sarebbe recato in posti di maggiore aggregazione, magari di un sabato, come oggi, poiché, qui a Monaco il sabato non lavora quasi nessuno.
“Infine una richiesta che naturalmente accogliamo : “Beatrice, per favore, riferisci che i titolari degli hotel hanno messo a disposizione dei posti letto per coloro che non hanno potuto fare ritorno a casa, che i cittadini italiani hanno aperto le loro case a persone di tutte le nazionalità che sono rimaste bloccate a causa del fermo dei mezzi pubblici. Riferisci, per favore”.
Certo, amica mia. In questi anni così bui e dolorosi in cui la diffidenza sembra predominare sull’accoglienza, sull’amore per il prossimo, è bello testimoniare che ancora oggi, nonostante tutto, la solidarietà trova i suoi spazi, prevale sull’egoismo e sulla paura.
E grazie a te Luciana, che con l’entusiasmo della tua giovane età dimostri l’operosità e la voglia di fare di questa terra, come tanti altri giovani che riempiono valige piene di sogni e di pochi soldi per fare qualcosa di buono per questo mondo a cui, nonostante tutto, credono ancora.
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