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Emiliano alla festa del Pd evita i giornalisti scomodi e si esibisce in un monologo prolisso e noioso
15 ottobre 2016

Povero Michele Emiliano, una figura così poteva risparmiarsela: non è da lui, venire a Molfetta a fare uno show personale infarcito di bugie (come “Quindici” aveva ampiamente previsto) e come l’ex sindaco Paola Natalicchio ha detto ieri: «Ho letto con precisione quanto ha affermato Michele Emiliano in piazza a Molfetta. Non solo le frasi fratte, il qualunquismo cozze e vongole sul “caso Molfetta”, la spavalda convinzione, la totale assenza di un “mea culpa”. “Natalicchio si è killerata da sola”, “non si scende dalla bicicletta” e altre affermazioni volgari. La cosa più spiacevole è che il presidente della Regione Puglia dica, in pubblica piazza, delle gigantesche bugie». Emiliano passa da reziario a “inconsciamente” renziario davanti a un pubblico che si aspettava risposte concrete e invece si è dovuto sorbire un monologo, senza contraddittorio, facilitato da domande di routine di giornalisti “timidi” o di “area”. Si è concesso perfino la battuta: “le buone notizie ai giornalisti non piacciono”, riferito allo studio della scuola superiore Sant’Anna di Pisa sulla sanità in Italia dal quale risulta un’ottima performance della Puglia insieme alla Lombardia (ma non era lui quello che criticava la Sanità del suo predecessore Vendola? Boh!). Il governatore che si è sempre contrapposto al segretario nazionale del partito Renzi, si è comportato alla stessa maniera, dribblando i giornalisti scomodi, che in qualche caso lo hanno messo anche in imbarazzo quando uno di loro ha sollecitato gli applausi del pubblico al presidente. E così il buon gladiatore ha dovuto schermirsi, affermando: “i cittadini non sono telecomandati” (concordato anche questo o si tratta di giornalisti più realisti del re?). Ne è risultato un monologo ripetitivo, prolisso e noioso, come può notare chiunque decida di rileggersi la trascrizione del suo intervento. Ma la gaffe dell’ospedale del nord barese, avrebbe potuto evitarla, se si fosse informato di più o se l’avesse fatto il suo ufficio stampa, risparmiandosi la critica del sen. Antonio Azzollini: «L’unica cosa invece che ha fatto la Giunta Emiliano nella delibera della Giunta regionale numero 161 del 29 febbraio 2016, l’unico ospedale che ha definanziato, è stato quello del Nord barese; ha confermato i finanziamenti per gli altri quattro ospedali regionali, ma non ha finanziato quello del Nord barese, anzi ha escluso soltanto quello». La proposta sottoscritta da oltre 150 medici di Molfetta, Ruvo, Terlizzi e Corato, e avanzata dal dott. Felice Spaccavento di Molfetta, per la creazione di un ospedale di area di primo livello, insomma non sarebbe una novità. Quello che il senatore (tornato berlusconiano al seguito del suo mentore Schifani), non dice è che la sua proposta, «deliberata dal Comune di Molfetta già nel 2011 e nel 2012 nel piano di riqualificazione ospedaliera regionale l’ospedale del Nord barese era già previsto. Non solo, l’ospedale del Nord barese fu confermato sia nel 2014, nella delibera di giunta regionale n. 1403, e sia nel 2015, nella delibera di giunta regionale dell’11 marzo concernente il riordino della rete ospedaliera», prevedeva la costruzione di un ospedale ex novo. Quella dei medici ospedalieri, invece, punta a recuperare una delle strutture già esistenti sul territorio (con forte risparmio di soldi pubblici). Comunque Emiliano non è apparso abbastanza informato, pur considerando “la proposta intelligente” e affermando che il piano regionale della sanità non prevede tagli, ma una riorganizzazione (eufemismo) delle risorse e del personale e ha criticato la decisione della commissione regionale di bocciare il piano su spinta del consigliere Borracino “al quale interessa salvaguardare l’ospedale della sua città, Grottaglie” e giù il monologo sulla sanità, con molte ripetizioni (forse pensava di avere di fronte un pubblico di difficile comprendonio). E così quando un giornalista gli ha dato l’assist (“perché ha pensato di tenere per sé la delega alla sanità?”, pensate quanto interesse avesse il pubblico a conoscere questa motivazione…), il presidente della regione ha precisato che comunque lui controlla tutto, anche gli assessorati delegati, perché lui “si diverte a lavorare”. E via al monologo sulla sanità, mai interrotto dagli intervistatori, un intervento un po’ soporoso che, forse, aveva come obiettivo quello di consumare il tempo, evitando altre domande, che comunque non sarebbero venute, dal momento che lui e il segretario locale Piero de Nicolo (gran cerimoniere della serata col reclutamento di truppe cammellate per fare numero) si erano scelti gli interlocutori. Ma non si sa mai. “Stiamo reimpostando il sistema e dobbiamo farlo subito”, ha detto. Prima che si arrivi alla fase preelettorale, quando i provvedimenti scomodi possono nuocere, aggiungiamo noi. E lo show è continuato a suon di battute populiste: “le balle in politica sono molte, i politici parlano di balle”. Lui non è un politico? E non dice bugie? Ma è stato smentito il giorno dopo dall’ex sindaco di Molfetta Paola Natalicchio (vedi l’intervento su altra notizia). Ancora show su stipendi e vitalizi dei consiglieri regionali. Qui Emiliano ha dato il meglio di sé con la proposta di far lavorare gratis consiglieri e assessori che hanno già uno stipendio e redditi adeguati e retribuire solo quei lavoratori autonomi che ne sono privi o sono costretti a sospendere l’attività per mettersi al servizio della comunità. Quanto questa promessa possa essere fattibile e non solo demagogica, è tutto da vedere. Non sono mancate le lusinghe rivolte ad Emiliano per la sua passata attività di Pm della Dda, quando portò a Termine l’operazione Reset-bancomat liberando Molfetta dagli spacciatori. Altro assist per consentirgli di ricordare quell’episodio di 20 anni fa e anche l’assassinio del sindaco Carnicella: “sono rimasto colpito da quell’amministratore al quale mi sono ispirato e colgo l’occasione per salutare i suoi familiari che mi inviarono una lettera bellissima”. E così via il racconto del suo trasferimento dalla Procura di Brindisi a quella di Bari, dove trovò anche un ambiente difficile e fu mandato dalla Procura a celebrare Carnicella e incontrò il sindaco dell’epoca Guglielmo Minervini che gli inviava una lettera al giorno per chiedergli di mettere fine al sistema criminale che si era installato a Molfetta. Quel Guglielmo che poi diventò suo nemico politico e che ora, un po’ ipocritamente, viene esaltato dal governatore: “con mio disappunto ora dovrò fare a meno dei suoi consigli, ma anche dei suoi rimproveri e delle litigate”. Assist finale quello sulla caduta dell’amministrazione di centrosinistra sostenuta dal Pd: “Ero contento della vittoria elettorale del centrosinistra che aveva spazzato via la destra peggiore a Molfetta, ma poi ho dovuto constatare che c’era una discordia permanente nella coalizione. E non ho capito perché Paola Natalicchio non ha resistito ancora come gli chiedevo io e come era avvenuto nella crisi precedente, ricompostada me e dalla Serracchiani (anche su questo smentita di Paola, ndr). La Natalicchio era arrabbiata col Pd, non lo capivo, i dettagli non li conosco (proprio ingenuo, ndr). Così lei si è killerata da sola, pur non avendo demeritato in nulla (altra bugia, quando tutti sapevano della sua ostilità verso il sindaco per compiacere e sostenere l’operazione di killeraggio della propria amministrazione di centrosinistra portata avanti dalla consigliera del suo gruppo Annalisa Altomare (probabile candidata sindaco, con scarsa credibilità politica, ma già attiva nella campagna elettorale, ndr)”. E il prossimo sindaco? “Sosterrò chiunque, senza influenzare le scelte del partito o della coalizione. Chiunque verrà scelto, sarà mio amico, dobbiamo andare uniti, per non rischiare che il candidato fantoccio di Azzollini possa vincere le elezioni e riportare la peggiore destra a Molfetta”. Poi, indirettamente, ha smentito se stesso quando, in riferimento al grande centro, ha sostenuto che i concetti di destra e sinistra sono superati (deve imbarcare l’ex consigliere berlusconiano, Saverio Tammacco, che ha fatto il salto della quaglia, sostenendolo alle regionali): “serve una coesione che superi le caratterizzazioni (più “renziario” di così!, ndr) ed eviti l’implosione del centrosinistra come avvenuto con il precedente centrosinistra”. Tocco finale: “ha fatto malissimo chi nel Pd ha agevolato le dimissioni, ma non credo che ce ne siano stati (dimentica Annalisa Altomare, la Grasta, rigorosamente con “la” minuscola per evitare confusioni, De Pinto e mettiamoci pure la De Ceglia: questi ultimi due passati alla storia come consiglieri muti, ndr). Altre domande sulla società calcistica barese e il suo presidente molfettese, evitando così domande sul referendum, ma non tralasciando la solita stoccata a Renzi: “ubbidisco solo al popolo pugliese, non alla ragione di Stato di Renzi a danno delle nostre popolazioni. Andrò a Taranto senza i 1.500 poliziotti dai quali si è fatto scortare il presidente del consiglio. Il mandato elettorale è migliaia di volte superiore al ruolo del partito”. Infine il pesante j’accuse sulla zona industriale di Molfetta: “è stata progettata e realizzata in modo criminale, prendendo in giro la gente e gli imprenditori, costruendo nelle lame, permettendo una speculazione su aree che non valevano nulla e sono state valorizzate dall’insediamento. Ora, però, occorre evitare nuovi pericoli in caso di pioggia e provvedere a realizzare le opere di mitigazione idraulica (lo sa Emiliano, che c’è già un progetto in merito dell’ex sindaco Natalicchio?), per le quali sarebbero disponibili 30 milioni di euro, ma vogliamo dire ai molfettesi che gli errori del passato, si pagano con i soldi dei contribuenti: soldi vostri, che avremmo potuto risparmiare, senza quell’insediamento criminale. Puntiamo al PPTR (piano paesaggistico territoriale regionale) che, se ci fosse stato all’epoca, non avrebbe consentito di realizzare in modo criminale quell’area industriale”. Perché, ci chiediamo noi, non vengono individuati e sanzionati i responsabili dello scempio ambientale e idrico? Non è mancata da parte di qualcuno l’esaltazione della Fondazione Valente, chiedendo più fondi regionali, rispetto agli irrisori 800mila euro. Pronta la risposta del Governatore: non possiamo finanziare concerti a pagamento, Sting e altri nomi noti non possono essere sostenuti con soldi pubblici. Insomma, il Pd si fa male da solo, un partito allo sbando che usa rimedi peggiori del male, continua la caccia alle streghe e perde sempre più consensi. E i 5 Stelle crescono.

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