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Emergenza illegatità: un'estate troppo calda
15 settembre 2006

Un'estate davvero calda, forse troppo, quella che Molfetta si lascia alle spalle, stemperata nei bagliori e nel clamore di una festa patronale apparsa, a tratti, rappresentazione di un culto e non espressione dello stesso,addolcita dagli umori e dai colori di un settembre, da un noto cantautore italiano definito mese dei ripensamenti, che smorza i toni delle polemiche ed invita ad una rilettura più serena, ad una riflessione più attenta di tutto quanto è accaduto. Ci riferiamo, ovviamente, ai numerosi fatti di cronaca che proprio nel periodo estivo si sono verificati ed intensificati, suscitando l'indignazione ed il disagio di gran parte dei cittadini, soprattutto di quelli che da tempo riconoscono e denunciano il processo di deterioramento sociale, economico e politico a cui Molfetta pare essere sottoposta. L'immagine di questa città, che vanta tradizioni storiche e culturali di tutto rispetto, s'infittisce di ombre che l'appannano e la offuscano allineandola tra i centri urbani a rischio dove le frange umane più folte e vulnerabili (giovani, disoccupati, tossicodipendenti, anziani, immigrati, extracomunitari) si rivelano, di volta in volta, vittime o artefici di una cronaca in fondo sempre uguale a se stessa, prodotto finale di conflitti e tensioni sociali nati in precisi contesti storico-familiari-ambientali e da atteggiamenti culturali spesso errati per poi essere a lungo e abbondantemente alimentati da quel furbo, maldestro e sistematico praticare in tutti i sensi che normalmente etichettiamo come malapolitica, malasanità, malamministrazione, malaffare, malcostume e via dicendo. E' evidente che Molfetta vive una realtà eclatante di allarme ed intolleranza sociale, di piccola e grossa criminalità diffusa, di incuria e lassismo amministrativo che viene colta e percepita da chiunque la ami ma anche da chi vi si trovi solo di passaggio: a partire dalle lattine di birra lasciate per strada e dai gesti di vandalismo notturno, passando per gli atti di derisione pubblica verso chiunque si riveli, in qualche maniera diverso, fino ad arrivare all'aggressione immotivata di ragazzi che festeggiano una vittoria di calcio o a quella per furto in casa di due anziani inermi, tutto rientra in un quadro di degrado generale e appare ingranaggio di un meccanismo sociale che sembra essersi improvvisamente inceppato per rispondere ad impulsi e comandi sbagliati. Un fenomeno evidente ma sottaciuto, negato, minimizzato dai più, su cui, però, non mancano di speculare, durante le frequenti campagne elettorali, vari e discutibili personaggi in cerca di bandiere da issare e proclami da innalzare, spinti unicamente da una sorta di pseudo-ambizione (quella vera e sana può essere anche costruttiva) che li porta a vivere la politica come occasione e momento di visibilità personale e non come importante esperienza umana e civile. ”Quindici” viene continuamente accusato di enfatizzare e mistificare questa situazione generale di invivibilità a vari livelli da qualche buontempone che dimentica o, forse, non ha mai conosciuto, il motivo principale per cui un giornale nasce e vive pur dibattendosi tra mille problemi di sorta. Dare voce a coloro che non vengono ascoltati, che non hanno interlocutori, che vogliono far sapere di esserci ed esprimere la loro opinione; denunciare i diritti violati, le istanze disattese,le promesse non mantenute; raccontare il disagio, la paura, la solitudine di cittadini e di uomini ma anche la politica, così come la si fa e così come andrebbe fatta, avvicinare i cittadini ad essa ed alle istituzioni, creare possibilità di dialogo e confronto su tutto quanto è possibile: è soprattutto questo che ci preme, al di là dei numeri di copie che si riesce a vendere mensilmente. Le e-mail che ci giungono quotidianamente su ogni tipo di argomento o fatto accaduto testimoniano quanto il giornale sia seguito e “vissuto” dai lettori, ci esortano a continuare su questa strada, ci infondono l' entusiasmo necessario. Nei box qui a lato ricordiamo i fatti di cronaca verificatisi durante l'estate ed alcune delle reazioni giunte sul nostro sito perché sono stati in molti a chiedercelo.La loro lettura è un invito alla riflessione ed offre spunti per ulteriori dibattiti sui tanti aspetti dell'allarme sicurezza e della cosiddetta “questione morale” a Molfetta.
Autore: Beatrice De Gennaro
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