Elezioni provinciali, i temi in campo. Per Bari saranno le ultime
Il clima politico comincia nuovamente a riscaldarsi in città in virtù della preparazione della campagna elettorale per il rinnovo della giunta provinciale a giugno: gli schieramenti riaffilano le armi, scelgono i candidati, si preparano a rimettere in campo idee, le proposte, i volti. L'appuntamento acquista poi valore e importanza perché, alla luce dell'eventuale approvazione della legge sul federalismo fiscale, nel mese di giugno saremo chiamati alle urne ad eleggere – forse per l'ultima volta – i nostri rappresentanti alla Provincia. Abbiamo pensato dunque che, oltre a soffermarci sulle proposte elettorali delle quali si faranno interpreti gli schieramenti politici presenti in città, sarebbe stato utile capire qualcosa in merito alle competenze e al ruolo svolto dall'ente 'Provincia' e cosa, invece, prevede la legge in fase di valutazione che propone l'eliminazione di questo segmento amministrativo del cui valore e della cui utilità si continua a discutere. Secondo la legge vigente, gli organi di governo della Provincia sono il Consiglio, la Giunta e il Presidente. Il Consiglio Provinciale, in particolare, si compone di 45 Consiglieri eletti contestualmente al Presidente della Provincia e ad esso competono l'indirizzo, il controllo politico ed amministrativo, la programmazione e l'approvazione degli atti di impegno economico finanziario; al suo interno è prevista l'elezione di un Presidente, che lo convoca e ne dirige i lavori e l'organo è rappresentativo dell'intera comunità. È dotato di autonomia organizzativa e funzionale, delibera l'indirizzo politico amministrativo ed esercita il controllo della sua applicazione; conforma l'azione complessiva dell'Ente ai principi di pubblicità, trasparenza e legalità, ai fini di assicurare un'imparziale e corretta gestione amministrativa. Le competenze della Provincia sono regolate in primis dall'art. 119 della Costituzione nel quale leggiamo che l'Ente (e, contemporaneamente ad esso, i Comuni e le Città) ha un'autonomia finanziaria di entrata e di spesa così come si può considerare indipendente nella gestione delle cosiddette “risorse autonome”. La Provincia però, pur potendo gestire - «in armonia con la Costituzione» - risorse e tributi propri, ha diritto anche ad attingere ad un «fondo perequativo» qualora si dimostri una bassa capacità fiscale per ogni abitante, e ad usufruire di interventi speciali da parte dello Stato al fine di finanziare le funzioni pubbliche di competenza e, in particolar modo, per «promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni ». Il DDL in fase di discussione e già approvato al Senato (tra l'altro il nostro sindaco, già relatore alle Commissioni riunite, è stato nominato anche relatore di maggioranza in una delle sedute preventive all'approvazione del decreto in Senato), proprio in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, assicurerebbe «autonomia di entrata e di spesa di comuni, province, città metropolitane e regioni e rispettando i princìpi di solidarietà e di coesione sociale, in maniera da sostituire gradualmente, per tutti i livelli di governo, il criterio della spesa storica e da garantire la loro massima responsabilizzazione e l'effettività e la trasparenza del controllo democratico nei confronti degli eletti». L'UPI (Unione delle Provincie Italiane) però si sta mobilitando in tutto il paese per sottolineare l'importanza del ruolo delle Province e scongiurarne l'abolizione che non può essere giustificata soltanto dalla ridondanza di costi che comporta l'esistenza di queste istituzioni: è pur vero che il bilancio totale relativo alle Province di tutta la penisola si aggirerebbe attorno ai 13 miliardi di euro, ma sono in molti a pensare che una centralizzazione di poteri nelle mani della Regione non sarebbe “la soluzione”. Sulla necessità di discutere ancora sul tema, pare che il consenso sia bipartisan, anche perché non bisogna dimenticare che le Province sono enti frutto di scelte democratiche a seguito di consultazioni elettorali e l'adagio rimane sempre lo stesso: è la burocrazia che va “snellita” e, certamente, non a danno della democrazia. Nella speranza che questo sia uno dei temi sui quali i candidati ai nastri di partenza vorranno confrontarsi – anche per aiutare tutti i cittadini a comprendere meglio le nuove dinamiche amministrative che si vanno configurando – siamo in attesa e ci prepariamo ad ascoltare ancora la voce della politica molfettese pronta a mettersi in gioco con il nuovo appuntamento elettorale.
Autore: Francesca Lunanova