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Elezioni politiche, una lezione anche per Molfetta Dal dimezzamento di Azzollini (vittoria di Pirro) al sorpasso del centrosinistra alla Camera, alla scomparsa del centro con Monti che rimedia l'11% al Senato. Ha vinto anche l'astensione. Gli scenari futuri
27 febbraio 2013

MOLFETTA - Il risultato elettorale delle politiche a Molfetta, al di là di qualche proclama trionfalistico da parte del PDL, che pure ha ottenuto un grosso successo con un recupero spaventoso, dovuto solo a Silvio Berlusconi e al suo controllo dell'informazione televisiva, registra per la prima volta un sorpasso da parte del centrosinistra locale, ma anche una forte astensione, segno di sfiducia per le istituzioni, soprattutto locali.
Abbozziamo qui un'analisi a caldo, in attesa dell'editoriale completo che potrete leggere sul numero della rivista "Quindici" per il quale vi diamo appuntamento al 15 marzo in edicola, con gli approfondimenti sull'argomento.
Il risultato del Pdl non è da poco, soprattutto di fronte al dimezzamento dei voti del sen. Antonio Azzollini (una vittoria di Pirro) che, senza l'aiuto di Berlusconi e del Porcellum, avrebbe avuto una debacle senza precedenti. Ma la capacità di sopravvivere a se stessi che hanno questi berlusconiani, appare veramente sorprendente, per chi non considera il basso livello culturale di quegli elettori e la loro tele dipendenza.
La telecrazia, come é stata chiamata l'era berlusconiana che questa volta ha avuto il canto del cigno, ha la sua forza proprio nel controllo delle tv. Del resto, il PDL e lo stesso Berlusconi, dato per spacciato dal suo stesso partito, è resuscitato, ancora una volta grazie alle tv, sulle quali ha imperversato, ingannando ancora una volta gli italiani con promesse impossibili e grazie alla corte dei suoi servi, senza dignità. È così Azzollini che si aggirava nervoso per la città, timoroso di non riuscire ad entrare di nuovo in Senato, dopo che era stato retrocesso dal secondo al quinto posto e quindi a rischio, secondo i vecchi sondaggi, si è ritrovato dentro con altri 10 candidati grazie al "miracolo" come lo stesso PDL l'ha definito, di San Silvio da Arcore.
Ma Azzollini ha dovuto pagare il prezzo della perdita della metà dei suoi consensi del 2008, quando ottenne 16.497 voti contro gli attuali 8.923. È questi voti sono finiti in parte alla coalizione del centrosinistra e in parte ai grillini. Il centrodestra, poi, perde anche 10.000 voti alla Camera.
E qui il centrosinistra si rifà, pur perdendo voti rispetto al 2008, ma superando di poco il centrodestra con il 31,25% dei consensi e fa ben sperare per le elezioni amministrative, dove non ci sarà l'effetto trascinamento di Berlusconi e nemmeno di Azzollini, che propone un candidato molto debole come Nicola Camporeale e che comunque, non rappresenta il nuovo, ma un personaggio già usurato dallo stesso vassallaggio ad Azzollini, soprattutto nella conduzione del consiglio comunale e dal ruolo di eterno secondo che ne ha adombrato anche le capacità. Azzollini, infatti, si è guardato bene dal far crescere nuovi soggetti che potessero fargli ombra, preferendo figure di secondo piano, di scarsa cultura e preparazione, gratificate con qualche prebenda assessorile o piatto di lenticchie. A questo si aggiunge un grosso deficit di democrazia che caratterizza quel partito costituito più da una struttura padronale a Roma e a Molfetta: non ammette critiche, né accetta interlocutori e confronti, ma solo la propria verità.
La vittoria del centrosinistra alla Camera costituisce un risultato che, se non eclatante, sul piano dei numeri, ha un significato politico che va oltre, tenuto conto della difficoltà di raccogliere consensi in una città come Molfetta dominata politicamente, ma anche economicamente da Azzollini, il quale, negli ultimi anni, ne ha assunto il controllo totale.
Accantonata la vecchia parentesi azzolliniana, vanno considerate le uniche novità del panorama politico molfettese, che le recenti elezioni hanno fatto emergere. Da un lato il centrosinistra che, con molto coraggio, ha accantonato la vecchia strada della candidatura dei notabili. Ha sacrificato perfino il proprio segretario politico Giovanni Abbattista, il quale, pur non potendo considerarsi "vecchio", era l'uomo di partito e come tale sarebbe stato visto dagli elettori. E il buon Abbattista, ha capito che era il momento di fare un passo indietro, per dare spazio ad una candidatura nuova, di una donna di valore, come Paola Natalicchio, giornalista e scrittrice (nata a "Quindici", ci piace ricordarlo), che, proprio alla luce dello tsunami elettorale delle politiche, rappresenta la candidatura giusta per i nuovi tempi. Chi non lo ha compreso è fermo al passato ed è perdente.
Quello che Pierluigi Bersani non ha fatto a livello nazionale con Matteo Renzi, ha saputo fare il Partito Democratico locale, con il valido supporto di Sel, il partito di Vendola, che, con Tommaso Minervini (anch'egli con un passo indietro), ha colto lo spirito del rinnovamento appoggiando anch'egli,la nuova candidatura. E, sia pure, di misura, i risultati si sono avvertiti, anche in presenza di una candidatura ancora poco conosciuta.
L'altra novità è rappresentata dai grillini che, a Molfetta, non hanno ancora una propria identità, non si conoscono fra loro, non sono conosciuti dagli elettori, né loro conoscono gli elettori, ma che hanno goduto dell'effetto trascinamento del loro leader nazionale, portando a casa oltre 6.000 voti alla Camera e oltre 5.000 alla Camera. Alle amministrative l’effetto nazionale non ci sarà più, la gente deve votare persone che conosce e il Movimento 5 stelle deve conoscere chi lo vota, per cui un’intesa col Pd potrebbe essere utile ad entrambi.
I grillini, comunque, hanno avuto successo dopo una spaccatura iniziale dovuta al tentativo di infiltrazione di qualche discutibile personaggio locale, che è stato messo fuori e poi ha contribuito alla sconfitta della coalizione legata ad Ingroia con l’Idv di Di Pietro, decimata a Molfetta, passata alla Camera dai 3.071 voti agli attuali 1.143 e al Senato dai 2.517 voti del 2008 agli attuali 800 voti.
In pratica scompare l'ala della sinistra radicale, anche per l'errore storico di Rifondazione di voler andare da sola (a perdere), dimostrando che se il Pd era ancora vecchio in alcune mentalità e logiche politiche, il partito di Porta e Zaza resta nostalgicamente fermo al 1917, dimostrando di non essere in grado di interpretare il cambiamento della società e le esigenze dei lavoratori, quando invece, un reale rinnovamento potrebbe contribuire alla costruzione di una sinistra moderna.
Ma scompare anche il centro, non solo in Italia, ma soprattutto a Molfetta. Quel presunto centro che si identifica nei piccoli gruppi dall'Udc di Pino Amato scomparso (1,54% - 478 voti), ai repubblicani, usciti fortemente sconfitti dalle politiche e destinati a non pesare più come prima. La tentazione per loro sarà di tornare nell'abbraccio mortale del sen. Azzollini. Ma Il centrosinistra sbaglierebbe a corteggiarli: sarebbe esiziale come immagine del vecchio, soprattutto dopo queste politiche.
Sempre al centro "La Scelta civica" con Monti (rappresentata a Molfetta da Lillino Di Gioia) rimedia l'11,15 al Senato e il 10,76% alla Camera, ma non appara determinante e sicuramente potrà essere utile alla costruzione della coalizione di centrosinistra: la collocazione col centrodestra di Berlusconi-Azzollini sarebbe innaturale.
Le urne, in sostanza, hanno decretato la presenza di 3 forze politiche: la destra che non esiste ma che si identifica col Pdl legato però a Berlusconi, senza del quale è destinata a eclissarsi e a tornare nell’oblio, il centrosinistra con la coalizione Pd-Sel di vecchia concezione, ma che ha capito subito la necessità di rinnovarsi, pena l'estensione e il partito trasversale ma sostanzialmente di sinistra di Grillo che incarna la protesta. Il resto è poco più che contorno.
Se al governo nazionale si riuscirà a trovare un'intera con i grillini, il modello potrebbe essere replicato a Molfetta, portando a un vero rinnovamento, liberando la città dalla cappa asfissiante e rovinosa azzolliniana e avviando la rinascita di una città che merita molto di più delle macerie nelle quali è stata ridotta.
 
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Autore: Felice de Sanctis
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Caro Scardigno, per un problema tecnico, era saltato il suo commento precedente, che, per fortuna siamo riusciti a recuperare. Nessuno vuole denigrare chi vota centrodestra, noi rispettiamo tutti, anche se non tutti rispettano noi. E fra questi gli amici di Azzollini che, insofferenti alle critiche, ci attaccano e ci denigrano. Non ci può essere dialogo con chi non accetta la democrazia e le sue regole. Di qui il concetto padronale della città che ha Azzollini. Questi sono dati di fatto. Il mio mestiere è quello del giornalista ( enon il politico, altrimenti avrei accettato la candidatura a sindaco) e fra queste prerogative c'è anche quella di esprimere opinioni che possono essere anche diverse dalle sue, come esprimono opinioni Sallusti, Scalfari, Travaglio, Feltri, Mauro. Grillo è un fenomeno di cui tenere conto, ma prima di giudicare con tanto entusiasmo, chi non l'ha votato vuole vedere i fatti. E' facile demolire, costruire è più difficile e lo stiamo vedendo in queste ore in cui Grillo non sa che fare. Non può sempre gridare contro. Ora è in Parlamento, deve decidere che fare. Mandare tutto in malora? Votare la fiducia a qualcuno, appoggiare il Pd come in Sicilia. Certo non può sottrarsi alle sue responsabilità, soprattutto se qualcuno è disposto a sostenere i temi che lui ha portato avanti in campagna elettorale, come la lotta alla corruzione e alla casta. Se si tira indietro, non è credibile e la rivolta dei grillini contro di lui è una conferma. Caro Scardigno di imbonitori ne abbiamo visti anche troppi. In quanto al rispetto delle idee, noi di Quindici le abbiamo sempre rispettate, lei le rispetta? Il Pdl e Azzollini le rispettano?



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