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Ecco il Centro sperimentale di mediazione per la giustizia riparativa L’INTERVISTA. L’assessore Capurso: segnale di attenzione a qualità di vita, legalità e sicurezza
15 marzo 2024

Nei giorni scorsi è stata presentato ufficialmente un nuovo servizio dell’amministrazione comunale di Molfetta: la “giustizia riparativa”. “L’aumento della criminalità minorile è un fenomeno preoccupante, ma trovare modi per riportare i giovani verso una vita legale e pacifica è fondamentale per il benessere della società. Questo è stato sottolineato da Raffaella de Luca, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Bari, durante la presentazione del centro sperimentale di mediazione per la giustizia riparativa di Molfetta. “È essenziale avere un centro di giustizia riparativa nel territorio, poiché ci consente di concentrarci sul recupero dei minori dopo la commissione di un reato”, ha aggiunto De Luca. “La giustizia riparativa, introdotta ufficialmente dalla riforma Cartabia, offre la possibilità, quando ci sono le condizioni adeguate, di costruire percorsi che facilitino l’incontro tra gli autori di reato, le vittime e la comunità, al fine di gestire le conseguenze del reato stesso”, ha spiegato Ilaria De Vanna, vicepresidente della cooperativa sociale Crisi di Bari. “È un meccanismo di civiltà giuridica che vogliamo implementare in questa città”, ha continuato il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, sottolineando che “stiamo trasformando i servizi sociali, che non possono più limitarsi a reagire ai problemi o aspettare i cittadini negli uffici, ma devono anche impegnarsi nella prevenzione”. Il centro, situato presso la sede del Comune in via Martiri di via Fani, è destinato a essere utilizzato sia dalle autorità dei servizi della giustizia sia dai cittadini, affinché possa rappresentare un’opportunità per risolvere pacificamente questioni importanti”, ha concluso De Vanna. Il Centro è stato fortemente voluto dall’assessore alla socialità Anna Capurso, che “Quindici” ha intervistato. Assessore Capurso, come nasce l’idea del centro sperimentale di giustizia riparativa? «Nasce dallo studio approfondito di alcuni importanti fenomeni: innanzitutto l’analisi dei bisogni concreti del sistema giustizia che con la riforma c.d. Cartabia d. Lgs 150/2022 riporta l’attenzione sulla vittima di reato in attuazione altresì della direttiva 2012/29/UE che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato, la raccomandazione relativa alla Mediazione in materia penale (Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa n. R(99)19 adottata il 15/09/1999) e i principi base sull’uso dei programmi di Giustizia Riparativa in ambito penale, elaborato dalle Nazioni Unite nel 2002. Unitamente alle esperienze positive di altri Comuni che hanno realizzato dei Centri Giustizia Riparativa per tale finalità. In ultimo è utile rammentare che l’Art. 63 del d. lgs 150/22 intitolato all’Istituzione dei Centri per la giustizia riparativa individua gli Enti Locali per l’istituzione dei Centri per la giustizia ripartiva». Come funziona concretamente? Chi opererà al suo interno? «Il Centro Giustizia ripartiva, come da definizione di legge consiste in: ogni programma che consente alla vittima, alla persona indicata come autore dell’offesa e ad altri soggetti appartenenti alla comunità di partecipare liberamente, in modo consensuale, attivo e volontario, alla risoluzione delle questioni derivanti dal reato, con l’aiuto di un terzo imparziale, adeguatamente formato, denominato mediatori”; pertanto il C.RJ di Molfetta si ispirerà pedissequamente al contenuto della norma. Opererà una Cooperativa altamente specializzata in campo nazionale e regionale che da quasi 30 anni si occupa di mediazione sociale e mediazione penale e che fa parte di Rete Dafne ossia di un servizio specifico, per l’assistenza alle persone vittime di reato realizzato attraverso la collaborazione tra amministrazioni locali, aziende sanitarie, autorità giudiziarie, forze dell’ordine e associazioni del privato sociale che hanno per scopo la cura delle persone e delle relazioni che hanno sofferto in conseguenza di un reato. Ricordiamo che il Capo Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità ha siglato nel maggio 2023 un protocollo con Rete Dafne Nazionale cui si ispirano anche i servizi del CRJ di Molfetta». Avete utilizzato esempi o modelli esistenti altrove? «L’ispirazione è nata dall’esperienza nel settore dell’Esecuzione Penale sia Intramuraria che Extramuraria degli operatori dei servizi sociali territoriali e di quelli dell’USMM e dell’UIEPE e dal confronto con altre realtà già operative sul territorio regionale e nazionale. Si evidenzia che la cooperativa che si occuperà dei progetti ha un’esperienza, come già detto, ultraventennale. Inoltre, tra i dipendenti e amministratori del Comune di Molfetta vi sono operatori che hanno sperimentato positivamente iniziative e percorsi a favore delle vittime e degli autori di reato programmi di giustizia ripartiva poiché provenienti dal Ministero della Giustizia». Quanti addetti, retribuiti (da chi?) o volontari? Come avverrà la selezione? «La cooperativa realizzerà sperimentalmente e per un anno, 4 percorsi: Percorsi di mediazione penale e di giustizia riparativa e assistenza alle vittime di reato in ottemperanza a quanto previsto dal decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150: “Attuazione della legge 27 settembre 2021, n. 134, recante delega al Governo per l’efficienza del processo penale, nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari”, e dalla Direttiva Europea 29/2012 in materia di Servizi di assistenza alle vittime di reato, si erogheranno interventi di giustizia riparativa ed assistenza alle vittime di reato. I percorsi di giustizia riparativa e di sostegno alle vittime di reato saranno realizzati da professionisti esperti e con specifica formazione Saranno garantite un minimo di 150 ore di attività di Giustizia Riparativa e 150 ore di assistenza alle vittime di reato. Attività di sensibilizzazione e laboratori nelle scuole del format “Riparatori di Futuro”: attività dedicate allo sviluppo delle competenze emotive e relazionali, alla inclusione, alla costruzione di relazioni positive, alla gestione costruttiva dei conflitti ed alla cultura della responsabilità e della riparazione. I percorsi più strutturati sono rivolti prevalentemente ai ragazzi delle scuole superiori, ma in accordo con i singoli istituti scolastici, è possibile realizzare alcune attività anche con i ragazzi delle scuole medie. Le scuole beneficiarie delle azioni di progetto potranno aderire alla “Rete delle Scuole Riparative”, una rete nazionale che raccoglie e connette tutte le scuole che hanno accolto e realizzato questo tipo di iniziative. Ogni percorso è rivolto ad un gruppo classe, è strutturato su un minimo di 10 ore e prevede la compresenza di due operatori qualificati tra psicologi, educatori, pedagogisti, esperti di pedagogia teatrale, tutti formati alla giustizia ripartiva. Attività di mediazione sociale: saranno attivati 5 percorsi di mediazione pacifica dei conflitti rivolti a diadi di cittadini o a gruppi con lo scopo di facilitare il superamento del conflitto, attivare il dialogo, favorire la relazione e la convivenza sociale. I percorsi potranno essere attivati su richiesta degli interessati o su invio del territorio e si svolgeranno secondo i principi ed i metodi della mediazione. I percorsi saranno realizzati da esperti educatori e psicologi. Percorsi di educazione alla responsabilità per minori autori di reato: I gruppi esperienziali di educazione alla responsabilità per gruppi (min4) di minori autori di reato sono strutturati su 10 incontri di 2 ore ciascuno e vengono condotti da due operatori qualificati tra psicologi, educatori, pedagogisti, esperti di pedagogia teatrale, tutti formati alla giustizia riparativa. E’ fondamentale avvalersi di operatori formati e specializzati nel settore che operino con esperienza provata e documentata e ciò sarà assicurato dalla Cooperativa che garantisce il contributo di mediatori formati secondo gli standard europei, nonché di psicologi, docenti universitari, magistrati, avvocati ed assistenti sociali; inoltre, la Cooperativa è socio fondatore del Forum Europeo di Formazione e Ricerca sulla Mediazione Familiare e del Forum Europeo di Restorative Justice, nonché componente del Forum Mondiale di Mediazione». Come e da chi e con quali criteri verranno individuate le persone che potranno accedere al servizio? Qual è il limite di partecipanti alle mediazioni? «A seconda dei percorsi l’accesso si articolerà come segue: Per i percorsi di mediazione penale e di giustizia riparativa e assistenza alle vittime di reato: la segnalazione avverrà da parte dei servizi di giustizia USSM e UIEPE, o dei Tribunali o ai sensi dell’art 129 bis c.p.p. che prevede che l’autorità giudiziaria competente (individuata anche sulla base dell’art. 45 disp. att. c.p.p.), su istanza di parte o anche di ufficio, sentite le parti, possa disporre l’invio del caso ad un Centro per la giustizia riparativa. I Laboratori nelle scuole saranno offerti a tutte le scuole di Molfetta che aderiranno al progetto (unitamente al già presente programma PON Legalità attivo dal 2020 e gli altri due percorsi saranno offerti alla comunità es. Associazioni, Parrocchie, Gruppi di Volontariato, Entri Terzo settore, Istituzioni partner». Sarà dedicato prevalentemente ai minori che hanno commesso reati? «Sì poiché per i minori i programmi di giustizia ripartiva sono già introdotti nella MAP ma non unicamente per loro, poiché, come noto, la Messa alla Prova per gli adulti è stata introdotta con legge 67/2014 ma solo il decreto 150/2022 vedrà piena attuazione. Rammentiamo, a tal proposito che il Comune di Molfetta, già nell’agosto 2021 ha siglato con UIEPE Puglia e Basilicata un Protocollo per Progetti di Restorative Justice». Avrà anche una funzione preventiva? «Sicuramente con i percorsi di Mediazione Sociale e di Educazione alla Responsabilità ». Verranno pubblicizzati i risultati ottenuti? «Assolutamente sì in quanto necessari per il monitoraggio del progetto, per la sua validazione successiva, per l’analisi dei punti di forza e di criticità come metodo ormai consolidato in questi anni dal Settore Socialità» Costi del servizio e a carico di chi? «Al momento, trattandosi di un progetto con 4 percorsi importanti sperimentali, il finanziamento è a carico del bilancio comunale (costo totale con Iva pari a 22.200) su un capitolo istituito già da qualche anno da questa amministrazione, per programmi di supporto utenti dell’Area Penale. D’altronde, sempre da normativa: “Le Regioni e le Province autonome, le Città metropolitane, le Province, i Comuni e la Cassa delle Ammende, nel quadro delle rispettive politiche e competenze, possono concorrere, nei limiti delle risorse disponibili nell’ambito dei propri bilanci, al finanziamento dei programmi di giustizia riparativa”. Non si esclude la possibilità di rientrare in futuro nella rete nazionale dei Centri di Giustizia Riparativa censiti dal Ministero della Giustizia. All’uopo è previsto un incontro prossimamente con il Guardasigilli». E’ un nuovo modo di intendere i servizi sociali e un welfare più attivo e meno passivo: attivarsi sul territorio e non attendere solo le richieste? «E’ ormai da anni che il Settore Socialità ha modificato l’approccio col territorio e l’utenza fragile e tra questa le vittime del reato. Non più un servizio sociale passivo e impegnato in una forma di mera assistenza in urgenza bensì un servizio specializzato attento ai bisogni del territorio operante secondo il principio della prossimità e della presa in carico globale. Progetti come Psicologi scolastici, PON Legalità, Punti di accesso in particolati quartieri, doposcuola con finalità anche ludico-sportive e ricreative per oltre 200 minori, progetti sperimentali per le famiglie e i singoli, e a breve un importante progetto presentati e finanziato dalla Regione “Street Workers” che vedrà gli operatori del sociale sul territorio con gli Stakeholder e con la Rete Civica a supporto». © Riproduzione riservata

Autore: Felice de Sanctis
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