Ecco come nasce un natante da pesca di 20 metri
Nel mio libro “Come nasce un peschereccio” descrivevo, per quanto me lo consentiva la conoscenza acquisita durante la frequentazione dello Scalo, la costruzione in legno di una delle ultime barche da pesca dal Cantiere navale Salvemini Gaetano e Luigi di Giuseppe s.n.c.: il Venere. Avevo pronosticato, a sensazione, che quella forse sarebbe stata l’ultima realizzazione di barche in legno, data l’evoluzione tecnologica di alcuni Mastri d’ascia storici che, a causa della crisi della pesca particolarmente sentita in questi ultimi anni, per poter sopravvivere, hanno riconvertito la propria attività nella costruzione di natanti in ferro. Mi sbagliavo! Sullo Scalo c’è ancora un Mastro che, in controtendenza, non rinuncia a costruire barche da pesca in legno: è Mastro Michele Cappelluti, titolare insieme a Pietro de Candia, dell’omonimo Cantiere navale. Infatti, sullo scalo, è ora in costruzione un’altra barca in legno, con caratteristiche simili, ma decisamente diverse nelle dimensioni e nella forme di scafo, a quella recentemente varata e di cui abbiamo dato notizia su questa Rivista (v. Quindici settembre 2011): il Nuovo Gastone. I materiali impiegati, le forme di scafo, la tecnologia di costruzione sono peculiari e si discostano di molto dalla metodologia classica di costruzione finora in uso nei Cantieri molfettesi, e non solo molfettesi. I legnami sono nuovi, di provenienza esotica con nomi, appunto esotici; Azobè, Dabema, ecc.; le forme dello scafo sono inusuali, avendo linee di costruzione che vedranno la chiglia di tipo ‘scivolante’, con linee di carena a diedro, anziché a curve, come normalmente viene realizzato lo scafo di una barca di tipo tradizionale; la copertura di fasciame sarà realizzata non con le tradizionali tavole (madieri) di quercia o di faggio, tagliate e sagomate nelle forme e nelle misure occorrenti, montate e calafatate, per assicurarne l’impermeabilità all’acqua di mare, ma da lastre di legno compensato di tipo marino, sagomato, incollato, con l’utilizzo di collanti sintetici speciali che mantengono l’adesività anche in presenza di acqua di mare e fissato a tenuta, sull’ossatura dello scafo, con viti inox; a prora farà bella mostra un bulbo di legno azobè disegnato e realizzato, in un unico pezzo poi fissato alla ruota di prora, da mastro Michele (foto 1a-b). Altre caratteristiche peculiari potremo scoprirle a misura che prosegue la costruzione. A partire dalla Rivista Quindici di questo mese di gennaio 2012, dedicheremo uno spazio al racconto della costruzione, passo- passo di questo natante; correderemo ogni articolo di un certo numero di foto riprese... dal vivo, cercando di far sì che chi legge possa farsi un’idea della maestria che questo Artigiano ha acquisito e che esprime nel progettare, egli medesimo, e nel costruire autentiche opere d’arte. Allora iniziamo questo affascinante viaggio nel mondo del Cantiere navale, cercando di descrivere come viene concepita e realizzata una barca da pesca moderna. Le foto si riferiscono alla preparazione dei primissimi pezzi, forse i più importanti di tutta la barca e che costituiranno i punti di riferimento per tutta la costruzione: è dalla cura e dalla precisione con cui vengono realizzati ed assemblati insieme questi componenti che dipenderà la riuscita dell’opera finita. La foto 2 mostra la preparazione del “dritto” di prora, con la scanalatura longitudinale (battura) in cui sarà incastrato il pannello di fasciame. La foto 3 successiva mostra il particolare dei tasselli che faranno da guida al montaggio della parte inferiore del “dritto di prua”, in altrettanti alloggiamenti ricavati sulla parte anteriore della chiglia. La fase di esecuzione di questo particolare lavoro è estremamente delicata, perché sia i tasselli che gli alloggiamenti entro i quali verranno incastrati, devono essere dimensionati ad interferenza, nel senso che dovranno innestarsi perfettamente, senza “gioco” e sopratutto mantenere l’allineamento fra la chiglia ed il dritto di prora. La foto 4 si riferisce alla parte terminale prodiera della chiglia, con una scanalatura di forma particolare che servirà da alloggiamento per il blocco costituito dal bulbo. All’estremità opposta di questo tratto di chiglia sarà realizzato l’incastro a parella. Quella particolare sagoma (foto 5) che sarà ricavata anche sul tratto di chiglia, attiguo verso poppavia e che, incastrandosi insieme con la parte poppiera, costituiscono la chiglia nella sua intera lunghezza. La chiglia di una barca è sempre fatta in più pezzi, per ragioni costruttive e perché, se fosse realizzata in un unico pezzo, si avrebbe difficoltà nel reperire legname di tale lunghezza, ma soprattutto perché il pezzo unico sarebbe soggetto a deformazioni plastiche che ne comprometterebbero l’integrità e la forma geometrica, fondamentali per il prosieguo della costruzione.