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E sono venti!
15 gennaio 2014

Sì, sono proprio 20 gli anni di Quindici. Oggi festeggiamo un importante compleanno di un giornale sul quale ieri nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato e che invece è riuscito a tagliare, con successo, anche questo traguardo. Di passi avanti in vent’anni, da quell’ormai lontano dicembre 1994 data del primo numero, ne abbiamo fatti tanti, permetteteci questo peccato di orgoglio, e questa voglia di festeggiare anche a dispetto delle tante e continue denigrazioni da parte di coloro che per invidia o per preconcetta avversione, hanno gettato fango su di noi e continuano a farlo. «Quindici» è stato sempre un giornale coraggioso, come ci è stato riconosciuto da molti, un giornale, nato come scommessa, per rispondere ad una sollecitazione di un grande personaggio della storia molfettese e italiana. Siamo stati ostacolati e osteggiati, fin dal primo numero, da un’improbabile concorrenza e da una certa classe politica poco amante della democrazia e poco abituata al confronto con voci libere e non servili. Il giornale, pubblicato come modesto foglio da 12 pagine in formato grande A3, povero nella forma, ma non nella sostanza, ricco di contenuti e soprattutto di entusiasmo, ha rappresentato subito la voce libera della cosiddetta società civile, nella quale si riconosce tuttora. Mancava sul territorio un giornale diverso di questo tipo e noi coprimmo questi spazi di libertà, verità e qualità, come recitava un nostro slogan. Poi, nel corso degli anni, con gradi sacrifici personali ed economici, «Quindici» è cresciuto passando da 200 a 2.000 copie, da 12 a 32 pagine, dal bianco-nero al colore con l’attuale «format», come si direbbe oggi con un termine inglese mutuato dal linguaggio televisivo, una elegante rivista di circa 50 pagine, dense di articoli, inchieste, approfondimenti, non di annotazioni dell’anagrafe. E sì, perché volevamo e abbiamo fatto un giornale «diverso», come ci veniva suggerito dal nostro grande amico scomparso. La «famiglia » di Quindici si è subito ingrandita, dopo appena due anni, con la grande intuizione del giornale on line, quando internet era ancora quasi sconosciuto e Quindici, nel 1996, lo diciamo con orgoglio e con le dovute proporzioni, fu uno dei primissimi giornali web in rete, addirittura prima del Corriere e di Repubblica. Poi sono arrivate le cattive imitazioni locali, che durano tuttora. E, pur nell’attuale difficile situazione dell’editoria nazionale, restiamo il giornale leader del territorio, come attestato dai lettori e dal numero dei visitatori del quotidiano Quindici on line, che non teme confronti. Un giornale legato alla sua terra, che propone articoli, idee, dibattiti, inchieste, l’unico che fa opinione, che scrive «quello che gli altri non dicono». Siamo cresciuti anche nella «location» della redazione, dalla provvisoria spartana stanza di via Alessandro Volta alla dignitosa definitiva, attrezzata e funzionale sede attuale nell’elegante viale Pio XI. Lo abbiamo sempre detto: eravamo pronti alle critiche, non ci aspettavamo il massacro. Poi sono venuti anche i tentativi di distruggerci per via giudiziaria da parte di coloro che non potevano batterci sul terreno dell’informazione verità. Qualche giudice poco attento ci ha anche condannato (sono uomini anche loro e possono sbagliare) facendo riferimento, paradossalmente e incredibilmente, allo Statuto Albertino, abrogato da tempo: accade anche questo nella martoriata giustizia italiana! Abbiamo fatto scuola e contribuito, con la sana concorrenza in cui crediamo a differenza di altri, a migliorare anche la qualità complessiva dell’informazione locale, purtroppo scaduta di nuovo negli ultimi 10 anni e, purtroppo, oggi intorno a noi c’è il deserto. Venti anni fa scegliemmo come simbolo il ventilatore, oggi presente nella Q della nostra testata, con lo slogan: smuoviamo l’aria. Ne abbiamo mossa tanta di aria da allora, come mise in evidenza nel 2004 l’amico artista Gaetano Grillo nel suo quadro simbolo dei 10 anni. Fondando «Quindici» con un gruppo di amici visionari speravamo in un confronto leale, come avviene dappertutto: ci sarebbero stati vantaggi per tutti. Ma non è stato così a Molfetta, città rivelatasi conformista e conservatrice, città, ahimè, di contrapposizioni e di invidie, politiche e sociali, che ne hanno compromesso la crescita. I molfettesi, da sempre eccessivamente e dannatamente individualisti, sono abituati a dividersi su tutto e a demolire pregiudizialmente ogni cosa: dalla politica all’informazione, dall’imprenditoria alla cultura, e così via. Noi di «Quindici» siamo diversi, certo. Siamo scomodi, certo. Il primo numero del giornale nell’ormai lontano dicembre 1994 nasceva in coincidenza storica in Italia con il Fattore B, la discesa in campo di Berlusconi, mentre nel decennale del giornale, nel 2004, dovevamo fare i conti a Molfetta con il nascente Fattore A, il sen. Azzollini. Oggi nel 2014, dopo 20 anni, ci ritroviamo senza il fattore B e senza quello A, a conferma che il mondo è cambiato e per tutti arriva il viale del tramonto. Paradossalmente, però, oggi ci troviamo nella stessa situazione di 20 anni fa: dopo aver agitato il Palazzo del potere, scardinandone le porte e aver scosso l’albero amministrativo, facendo cadere le mele marce, torna la nostra mission di dar voce a un Palazzo, ricostruito dalle fondamenta, ma isolato oggi come allora, con una giovane donna sindaco aggredita, come una novella Giovanna d’Arco, dal masochismo politico di chi non vuole rassegnarsi alla sconfitta che ha cancellato anni di assenza di regole e di moralità, di illegalità diffusa, in una città abbandonata a se stessa, dove ognuno faceva i propri comodi. Tutto ciò era tollerato per avere consenso, precipitando, però la città ai livelli più bassi della sua storia. Oggi ci tocca il ruolo di critica costruttiva, perché abbiamo sostenuto il rinnovamento e daremo ancora corrente al nostro ventilatore, perché questo cambiamento continui. Non abbiamo interessi politici ed economici e lo abbiamo dimostrato da sempre: siamo tolleranti, rispettiamo tutti, ma esigiamo eguale rispetto. Non abbiamo padroni, se non i nostri lettori. Ci scegliamo liberamente la nostra linea editoriale e manifestiamo altrettanto liberamente le nostre opinioni, condivisibili o meno. Lo facciamo con rinnovato impegno e con una redazione ricostruita quasi al 90%, come è avvenuto spesso dopo momenti difficili nel corso di questi anni, nei quali si sono avvicendati tanti «volontari della penna», come anni fa si definì qualcuno che oggi è impegnato su altri fronti. Continua il nostro impegno a servizio e per amore di questa città, per questo sosterremo tutte le iniziative utili alla sua crescita e combatteremo quelle che puntano a demolire. Diciamo decisamente «no» a un ritorno al passato. Celebreremo questo ventennale, oggi visibile graficamente anche sulla nostra testata, con varie iniziative che vi faremo conoscere a breve. Ci piace condividere questa festa con voi e con tutti coloro che hanno contribuito direttamente e indirettamente a questo successo: lettori, abbonati, edicolanti, sponsor pubblicitari, grafici, tipografi. Permettetemi, ancora, di ringraziare pubblicamente in modo particolare redattori vecchi e nuovi, collaboratori storici e autorevoli, le migliori penne della città e non solo, i quali, volontariamente e con grande sacrificio, ma con passione e professionalità che non temono confronti e che ci vengono invidiati, hanno dato vita a questo giornale. Un ringraziamento, infine, ai politici, agli amministratori, spesso oggetto dei nostri articoli critici, ma animati da uno spirito costruttivo, di stimolo e sollecitazione alla risoluzione dei problemi della comunità e alla sua crescita (anche se qualcuno, diversamente dal passato, oggi ha avuto una pericolosa involuzione democratica: fugge e teme un confronto anche scomodo, non accettando la libertà di opinione, autoescludendosi dal dibattito e riducendosi a miserabili attacchi personali). Ringraziamo anche i nemici, che ci hanno aiutato a capire di essere sulla strada giusta, con le nostre inchieste che hanno avuto puntuale conferma anche dalle indagini della magistratura. A tutti un fraterno abbraccio e un invito a continuare a seguirci nella strada della crescita della nostra amata Molfetta.

Autore: Felice de Sanctis
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