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Divisi e senza idee: poche prospettive per la prossima stagione
15 luglio 2012

Quando nei suoi deliziosi racconti scopriva qualche paradossale, piccola lezione di vita, Giovanni Guareschi (scrittore, giornalista, e umorista italiano) scriveva sempre «il che è bello e istruttivo». Ma è bello e istruttivo scoprire i pro e i contro del calcio che in tutte le categorie presenta vantaggi e svantaggi. In questo periodo uno e amaro è il commento sul mondo del calcio molfettese: mentre nel basket (dove si è sfiorato il fallimento), nella pallavolo e in altri sport Molfetta ha raggiunto importanti traguardi, nel calcio, invece, la frammentazione progettuale ha provocato uno spiacevole arresto. Eppure, questo era il settore sportivo che aveva consegnato a Molfetta notevoli risultati nei decenni passati. Insomma, una cocente delusione per tifosi e appassionati. Quali sono le prospettive future per il calcio molfettese? Cosa dovranno aspettarsi i tifosi per la stagione sportiva 2012-13? I tifosi hanno chiesto chiarezza con un comunicato pubblicato su Quindici online, ricordando anche all’amministrazione comunale e al sindaco Antonio Azzollini le promesse elargite per la riqualificazione strutturale dello stadio comunale Paolo Poli (il manto erboso è stato di recente sistemato, come anche il muro di cinta che era crollato). Sono, però, necessari altri interventi urgenti per evitare che la struttura sia dichiarata inagibile, visto lo stato di degrado in cui versa e alcune probabili anomalie strutturali non a norma di legge. Numerosi sono i rischi per il calcio molfettese per i prossimi anni: senza una (decente) squadra di calcio e privo di uno stadio, perché anche lo stadio Petrone annaspa nelle sue pessime condizioni. In realtà, il problema del calcio locale e italiano è strutturale, non contingente: per recuperare la credibilità bisogna investire nelle infrastrutture e nel settore giovanile. Come si può combattere la crisi del calcio? Dibattito aperto, soprattutto oggi. Interrogati, i dirigenti dei club (piccoli o grandi che siano) talvolta negano l’evidenza, raccontando che i campionati italiani sono i più impegnativi e i più tattici del mondo. Secondo altri, più illuminati, la colpa sarebbe da additare allo sfavorevole regime fiscale italiano o all’avvento di magnati russi e sceicchi che a forza di portafogliate hanno monopolizzato il mercato dei top player, lasciando solo le briciole alle povere società made in Italy. Il problema non è solo economico. Indigesti sono le esasperazioni tattiche che impediscono di giocare e far giocare un calcio coraggioso, spensierato e rischioso. Il mito dell’esperienza vince la freschezza atletica. Il problema è di natura culturale. A forza di ammirare le tattiche difensive e di sostenere che i gol prima di farli non bisogna subirli, a forza di convincerci che i giovani non vanno bruciati e che le partite si vincono con i calciatori di esperienza, siamo finiti fuori dal club delle nazioni del calcio che conta. Purtroppo, il calcio italiano è conservatore, vecchio e poco coraggioso. I campionati italiani sono tra i più vecchi d’Europa. Le società italiane non sanno nemmeno cosa significhi l’espressione “ricambio generazionale”. Una situazione che vive anche il calcio molfettese, considerato come una realtà secondaria. A giorni scadranno i termini per le fusioni e come al solito la situazione per la Molfetta calcistica è piena di punti interrogativi: ci sarà una squadra di calcio il prossimo anno, in quale serie, con quale nome, con quale progetto? Per la rivoluzione è necessario partire dalle basi, dai ragazzini, cercando di imitare l’esempio dei nostri più lungimiranti vicini di casa che considerano il calcio un gioco di corsa, fantasia e coraggio. Dunque, sarebbe istruttivo ripristinare le antiche tradizioni calcistiche a Molfetta, e cominciare a scrivere una nuova pagine dello sport dando la possibilità di far conoscere il calcio di più, ma soprattutto dando una possibilità in più al calcio.

Autore: A.S. Teofrasto
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