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Depuratore, arrivano i finanziamenti Le accresciute esigenze hanno reso insufficiente l’impianto
15 marzo 2000

Dopo le numerose denunce di varia provenienza, sull’impianto di depurazione di Molfetta questa volta sono piovuti anche ingenti finanziamenti. Più volte infatti la locale sezione del WWF ha inviato alla magistratura esposti per denunciare che in prossimità dello scarico a mare della rete fognaria, presso Torre Calderina, si riscontrava palesemente la “fuoriuscita di sostanze presumibilmente inquinanti”: in particolare negli esposti si faceva riferimento a “schiuma biancastra. . . reflui maleodoranti …chiazza di sostanza scura di aspetto oleoso”. In altri luoghi, sempre il WWF, sottolineava la possibilità che in quelle acque, evidentemente mal depurate, ci fossero addirittura tensioattivi, prodotti chimici che, come è noto, sono impiegati nell’industria dei detersivi: sono questi i principali responsabili della formazione di schiume e della proliferazione abnorme di alghe. Da più parti inoltre, anche dal settore di igiene ambientale del presidio ASL BA/2, si è spesso lamentata in passato la insufficiente capacità del nostro impianto, per alcuni addirittura da raddoppiare. Ancora di sottodimensionamento parla il WWF, spiegando che l’attuale impianto di depurazione è del tutto inadeguato alle esigenze del nostro abitato in continua espansione; infatti dagli anni ’70, periodo a cui risale il suo insediamento, ad oggi, l’aumento delle attività produttive - artigianali e industriali - che ha interessato la nostra città, ha creato un incremento notevole del bisogno di depurazione, rendendo inevitabilmente inefficace l’attuale impianto. A questo proposito pare andare nella direzione del potenziamento e dell’adeguamento alle attuali esigenze, un progetto redatto dalla Prefettura per il quale sono stati già stanziati undici miliardi. Altri finanziamenti già erogati dall’Unione Europea, pari a 3 miliardi 840 milioni, saranno destinati al rifacimento delle tubature. Infatti un’altra questione sollevata in più occasioni è quella relativa alle condotte a cielo aperto, che consentono alle acque provenienti dall’impianto di defluire nel mare; ciò ha determinato negli anni da un lato la tendenza a spiacevoli allagamenti a danno dei campi attigui specie nei periodi di forti piogge, dall’altro la possibilità e di immettere scarichi abusivi nelle condotte scoperte e di attingervi illegalmente per le proprie colture. Ugualmente a cielo aperto è attualmente la condotta dello scarico a mare della rete fognaria dei Comuni di Ruvo e Terlizzi (anche questo scarico si trova in prossimità di Torre Calderina, vicino a quello del nostro impianto di depurazione). Anch’essa verrà interrata, ma solo per il tratto che interesserà la zona Asi, a spese del consorzio stesso. Ma è soprattutto il progetto di canalizzare le nostre condotte prolungandole e spostandone lo scarico, attualmente sulla costa, a un km dalla battigia, a destare le più allarmate perplessità nel WWF. L’intervento si inserisce nel PRUSST (Piano di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile del territorio): sostenuto anche dal Comune di Bisceglie, tuttavia, verrebbe realizzato, a detta dell’ing. Parisi, anche al di fuori di tale piano. Le obiezioni avanzate riguardano in particolare la impossibilità di controllare in maniera diretta eventuali disfunzioni oggi visibili proprio in virtù della presenza dello scarico in prossimità della spiaggia: spostare la condotta servirebbe solo a nascondere fuoriuscite “strane” senza risolvere i problemi di depurazione che sono in realtà a monte. Ciò che invece il WWF sottolinea ripetutamente è la necessità di agire alla fonte del problema, adeguando l’impianto ai nuovi bisogni e dotandolo di una maggiore potenzialità soprattutto in termini di tecniche innovative e più efficaci. Antonella Riefolo
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