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Culto e iconografia di sant'Antonio: un volume storico per riscoprire il valore della fede
15 marzo 2013

Conoscere il culto antoniano e rafforzare la devozione al santo patavino. Non è un semplice lavoro di memorialistica il volume «Culto, devozione e immagine di sant’Antonio di Padova nella diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi», fortemente voluto dalla Confraternita di sant’Antonio in occasione del restauro della piccola statua lignea del santo del sec. XVII, rinvenuta nel Duomo e già restaurata. «Abbiamo considerato questa iniziativa un incentivo educativo alla riscoperta del valore della fede attraverso i segni antichi di devozione di chi ci ha preceduto - spiega il priore Giovanni de Felice nella prefatio al volume -. Il restauro e il recupero della statua lignea non rappresentano soltanto la salvaguardia e la tutela di un bene culturale, storico e artistico, ma riscoprono soprattutto una testimonianza significativa della vita di pietà fiorita intorno al culto antoniano» Il volume, i cui costi sono stati sostenuti dalla confraternita molfettese, è stato inserito nel XVI quaderno dell’Archivio Storico Diocesano (il terzo promosso dalla confraternita). A cura della Cooperativa FeArt (impaginazione e raccolta del materiale), ente gestore del Museo Diocesano, il libro si suddivide in 4 sezioni. Dopo una prefazione riassuntiva, mons. Luigi de Palma, archivista generale della diocesi Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, affronta il culto e la devozione antoniana a Molfetta, inserendo anche un’attenta cronistoria delle vicende storiche e devozionali della Confraternita di sant’Antonio. È un rapido itinerario nella storia della devozione dei molfettesi verso il santo patavino: un percorso che cerca di delineare i tratti della pietas cittadina nelle sue varie manifestazioni dalla nascita della confraternita al culto confraternale, fino alla pietà e devozione antoniana. «Sotto quali forme i molfettesi hanno venerato il santo, hanno conosciuto la sua vita, la sua storia, la sua santità - il commento di mons. de Palma -. In quale modo lo hanno onorato, lo hanno invocato, hanno sostato con lui in preghiera ed egli si è fatto presente nella loro vita quotidiana, diventando parte integrante della loro vita di fede» Successivi gli interventi del prof. Francesco di Palo e Corrado Pappagallo (redattore di Quindici), che si occupano rispettivamente dell’iconografia del santo patavino (dalla pittura alla scultura) e dell’analisi storico-documentaria della devozione antoniana a Molfetta.. Patrono e compatrono in ben 16 centri di Puglia, terzo in graduatoria, anticipato dalla Madonna e da san Rocco, sant’Antonio ha una particolare iconografia: simboli che esprimono sia una caratteristica della sua personalità (funzione di memoria), sia i doni e le qualità che gli ha attribuito la devozione popolare (funzione simbolica). L’immagine più diffusa rappresenta Antonio nelle sembianze di un giovane religioso, con il Gesù Bambino fra le braccia e un giglio in mano: il Gesù Bambino, che ricorda la visione che Antonio avrebbe avuto a Camposampiero, esprime anche il suo attaccamento all’umanità del Cristo e la sua intimità con Dio, mentre il giglio è simbolo della purezza e della lotta contro il demonio. L’immagine più antica e più vicina alla realtà è, però, rappresentata dal libro, allegoria della scienza, della dottrina, della predicazione e dell’insegnamento sempre ispirato al alla Bibbia. In alcuni casi, al posto del libro, possono essere dipinti o il pane (carità verso i poveri) o la fiamma, che indica l’amore del santo per Dio e per il prossimo. Numerosi ex voto sono a forma di cuore e, ancora in tempi vicini a noi, il reliquiario per l’apparato vocale (faringe) ritrovato intatto fra le reliquie di Antonio è stato eseguito in forma di fiamma. Queste prime tre sezioni offrono un panorama molteplice e diversificato non solo sulla storia, ma anche sulla iconografia del culto e della devozione patavine. Uno strumento pratico, ma anche utile per conoscere le basi della pietas cristiana e della venerazione di sant’Antonio a Molfetta e nella diocesi (e non solo). Infine, il restauratore Giuseppe Chiapparino ripercorre le varie fasi del restauro conservativo, iniziato nel 2009 e concluso nel 2012, già spiegate durante la conferenza dell’8 giugno 2012, quando la Confraternita di sant’Antonio di Molfetta e la Cooperativa FeArt presentarono ai fedeli la statura lignea restaurata: protezione e isolamento della pellicola pittorica, messa in sicurezza dei sollevamenti dell’imprimatura, ricognizione delle superfici, revisione della precedente pulitura, rimozione della base in abete, poi sostituita con un basamento ligneo, disinfestazione consolidamento delle fibre legnose, restauro estetico. ©.

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