Crescono le adesioni alla Banca di Credito cooperativo
MOLFETTA – 7.5.2002
Presentata appena due settimane fa da Lillino Di Gioia nella sala degli specchi del Comune, dopo qualche mese di silenziosi preparativi, la nuova Banca di Credito Cooperativo di Molfetta potrebbe essere operativa nei primi mesi del 2003. Intanto continua a raccogliere adesioni. L'istituto di credito si rivolge a famiglie e piccole imprese, si connota come una banca per il territorio. Una delle tante banche già disseminate per la città? Sembra di no. E' la sua giovane storia a suggerirlo con evidenza. Proviamo a ricostruirla.
Quando e da chi nasce l'idea della Banca
L'idea nasce all'inizio dell'anno, grazie ad un passaparola tra un gruppo di cittadini “normali”: imprenditori e dirigenti ma anche impiegati, liberi professionisti e insegnanti. Si tratta del comitato promotore. Queste trenta persone si sono guardate attorno e hanno notato che Molfetta è sempre più colonizzata da istituti di credito esterni al territorio, peraltro orientati a finalità speculative molto lontane dalle esigenze del cittadino medio. Da qui l'idea di colmare questo vuoto oggettivo. Lo statuto del comitato promotore è stato depositato dal notaio a fine marzo.
Questi i nomi dei promotori: Annalisa Altomare, dirigente medico; Salvatore Altamura, avvocato; Sergio Azzollini, agente immobiliare; Damiano Belgiovine, imprenditore edile;Donato de Bari, dirigente; Michele de Candia, ingegnere; Tobia de Candia, assicuratore; Vito de Candia, commercialista; Donato de Gioia, funzionario; Piero A. de Nicolo, avvocato; Mauro de Sario, avvocato; Lillino Di Gioia, ingegnere; Rita Finzi, insegnante; Luciano Gadaleta, imprenditore edile; Pierangelo Iurilli, avvocato; Salvatore Luiso, imprenditore; Paolo Minervini, insegnante; Giovanni Mulinelli, commercialista; Nicolò Natalicchio, agente di commercio; Giuseppe Paparella, dirigente comunale; Giovanni Salvemini, avvocato; Francesco Sgherza, imprenditore; Mauro Uva, impiegato comunale; Pasquale Valentini, avvocato.
Perché una nuova Banca
Molfetta, è vero, di banche ne ha fin troppe. Questo dimostra che la nostra città è una piazza con alta propensione al risparmio. Ma si tratta di sportelli di banche nazionali che solitamente penalizzano i piccoli risparmiatori e che peraltro sono spesso di provenienza settentrionale. Anche la Banca Cattolica Popolare, fiore all'occhiello della città, è stata recentemente acquistata dalla Antonveneta e oggi, passeggiando per Corso Umberto, è addirittura possibile scorgere uno sportello finanziario del Gruppo Bancario Popolare di Verona – San Gemignano e San Prospero. Istituti di credito di questo tipo, di fatto, raccolgono i soldi dal territorio e li impiegano altrove. Solitamente, infatti, queste banche non sono propense alle “piccole operazioni” locali. Il mutuo per la casa e il prestito d'onore per avviare una piccola impresa, ad esempio, vengono spesso valutati dalle banche nazionali come un fastidio e non come un'opportunità. E saranno queste le “specialità” della nuova banca che nella raccolta, si rivolge al piccolo e medio risparmiatore e nell'impiego ai piccoli e medi imprenditori locali.
Perché una Banca di Credito Cooperativo
La scelta, come accennato, è nuova per Molfetta: quella di una Banca di Credito Cooperativo. La caratteristica che distingue una banca cooperativa da una popolare è semplice: la prima non ha fini speculativi, in quanto non può ridistribuire gli utili ai soci. Non è fatta, quindi, di azioni, ma di quote. La quota minima per diventare socio della nuova banca molfettese è di 2.500 euro (5 milioni di vecchie lire). Una banca cooperativa sorge limitando i costi, ma è in grado di svolgere tutte le operazioni che normalmente fa una banca, a condizioni migliori per i soci-clienti. Questo perché, pur essendo completamente autonoma sul piano operativo, ha il vantaggio dell'inserimento in un sistema integrato, ossia in una rete di Bcc presenti sull'intero territorio nazionale (500 banche, 3 mila sportelli, 650mila soci).
I vantaggi del socio
Il comitato promotore ha deciso di raccogliere 1200 soci a 2.500 euro a quota entro il 31 novembre 2002, con lo scopo di raggiungere un patrimonio base che possa consentire alla banca l'effettiva apertura con un sufficiente capitale iniziale. Ciascun socio riceverà dalla banca un trattamento di favore. Vanterà, quindi, limitazioni nelle spese di conto corrente, maggiori interessi sui depositi e minor costo del denaro. Inoltre, secondo lo statuto, sono i soci i proprietari della banca (e non, come si potrebbe essere portati a credere, il comitato promotore). Infatti, appena la nuova banca sarà costituita presso la Banca d'Italia, alla fine dell'anno, sarà riunita l'assemblea dei soci e il comitato promotore uscirà di scena. All'interno dell'assemblea ogni soggetto (e non ogni quota minima) avrà diritto ad un voto. Chiunque decide di contribuire, anche minimamente, al progetto ha quindi la stessa voce in capitolo di chi decide di investire nello stesso un numero consistente di capitali (superiore ai 2.500 euro di “accesso”). Questo dovrebbe evitare la formazione di egemonie interne all'assemblea: di fatto, il controllo della banca non può esistere.
Belle speranze o concrete possibilità?
Il progetto della “banca locale di proprietà dei cittadini” è ancora in fase embrionale. Senz'altro se andasse in porto offrirebbe nuove possibilità ad un territorio la cui impresa spesso stenta a decollare proprio per mancanza di margini reali di investimento. E darebbe un significato importante a quell'attitudine tutta molfettese di “mettere i soldi da parte”. Un significato sociale e politico. Nel senso alto, etimologico del termine. Polis, in greco, vuol dire città. A qualcuno importa ancora qualcosa di questa città?
Paola Natalicchio