Convenienza o illusione?
Parte il Fashion District e con esso prendono piede decine di stati d'animo che contornano uno dei più grandi avvenimenti della nostra città nell'ultimo decennio: rabbia, aspettative, desideri, fantasie, critiche ed altro si mischiano in un clima di festa, tra le mille luci colorate di un mondo quasi “disneyano”. Ma non tutto ciò che brilla è oro. Ogni medaglia ha due facce e se da una parte ci sono i commercianti molfettesi scatenati contro quello che per alcuni potrebbe rappresentare un baratro, una fine, dall'altra parte ci siamo noi consumatori, con i nostri desideri, con la consapevolezza, se pur amara, che la vita è cara, che bisogna spesso fare i conti con il portafogli prima di potersi abbandonare a uno shopping sfrenato per le vie del centro.
Ed è così che ci si lascia travolgere dalla sottile logica di mercato del risparmio, ed unendo l'utile al dilettevole il Fashion District sembra o almeno per molti sembrava assumere i contorni della convenienza.
Si era sentito parlare in questi mesi incessantemente e a volte mischiando realtà e fantasia delle “grandi firme” che avrebbero occupato i diversi spazi di questo mega- outlet. Una tattica pubblicitaria volta a persuadere quella massa di persone più giovani che sicuramente più legate al concetto di firma erano già pronte a trovarsi di fronte ad un abito di alta moda a metà prezzo, o ad una maglia scontatissima, e invece, girando tra le vie della città con foga di ritrovare le proprie fantasie, si sono imbattuti contro la realtà. Poche firme, alcune marche e un'unica consolazione: almeno l'intimo conviene!
Questa però è solo una delle aspettative deluse, un minimo aspetto di una realtà così grande e sfaccettata che non fermerà un'inarrestabile maratona verso la città della convenienza e dell'illusione.
Alessandra Lucivero